Magazine Cultura

Recensione: Ogni giorno di David Levithan

Creato il 26 aprile 2013 da Girasonia76

Recensione: Ogni giorno di David Levithan

Recensione: Ogni giorno di David Levithan Titolo: Ogni giorno
Titolo originale: Every Day
Autore: David Levithan
Traduttore: Alessandro Mari
Editore: Rizzoli
Pagine: 378
Prezzo: €15,00
Isbn: 9788817065337
Data di pubblicazione: 24 Aprile 2013

Valutazione: Recensione: Ogni giorno di David Levithan Recensione: Ogni giorno di David Levithan Recensione: Ogni giorno di David Levithan


Trama Da quando è nato, A si risveglia ogni giorno in un corpo diverso. Per ventiquattr'ore abita il corpo di un suo coetaneo, che poi è costretto ad abbandonare quando il giorno finisce. Affezionarsi alle esistenze che sfiora è un lusso che non può permettersi, influenzarle un peccato di cui non vuole macchiarsi. Quando però conosce Rhiannon, chiudere gli occhi e riprendere il cammino da nomade è impossibile: per la prima volta innamorato, A cerca di stabilire un contatto, di spiegare la sua maledizione, fino a convincere Rhiannon che è tutto vero, che quello che ogni giorno si presenta da lei è la stessa persona, anche se in un corpo diverso. Rhiannon s'innamora a sua volta dell'anima di A, ma dimenticare il suo involucro è difficile, e pian piano la relazione con i mille volti di A si fa più delicata di un vetro sottile. Nel disperato tentativo di non perderla, A tradisce le sue regole, inizia a lasciare nelle esistenze quotidiane tracce e strascichi del suo passaggio, e qualcuno se ne accorge...
Recensione Il mio primo e unico incontro con David Levithan non era stato troppo entusiasmante. L'ho conosciuto leggendo un libro scritto in coppia con John Green, il libro in questione si intitolava Will ti presento Will, da cui non avevo ricavato un'impressione troppo positiva. Anzi. Avevo attribuito la colpa alla scrittura a quattro mani e avevo dimenticato l'esistenza dell'autore. (Lo so, ha scritto anche altro, ma dopo quell'occasione non mi è mai venuta la curiosità di approfondire la sua conoscenza). Ora David Levithan si ripresenta con un nuovo romanzo che ha come target gli adolescenti. Uno young-adult  a tutti gli effetti, discostandosi però da quella letteratura di consumo degli ultimi anni che sembra elaborata a tavolino per colpire e affondare i suoi destinatari. Ogni giorno parte da una bella idea ma non riesce a svilupparla con l'originalità che avrebbe meritato. Aggiungiamo poi che la scarsità di informazioni, dei perché e dei per come accadano determinati eventi, rende la lettura poco convincente e tutta la narrazione perde - per me lettrice fin troppo esigente - gran parte della sua forza.  Protagonista di Ogni giorno è un ragazzo, un sedicenne, che chiameremo semplicemente A. data l'assenza del suo vero nome, che ogni mattina della sua vita si sveglia nel corpo di qualcun altro e per quel giorno dovrà vivere la vita di quella persona fino alla mezzanotte. A. si ritrova a saltare da un corpo all'altro, da una città all'altra sapendo che c'è un'unica costante: i corpi che abiterà apparterranno esclusivamente a dei coetanei. Perciò si ritrova immerso nella vita di ragazzi e ragazze di ogni religione e razza, che siano malati e depressi, felici e sicuri di sé, che siano drogati all'ultimo stadio o semplicemente innamorati, che siano etero o gay: A. accetta la quotidianità di chiunque gli capiti, senza esprimere giudizi o fare discriminazioni, ma pronto a viverla, a prenderne il positivo, a imparare qualcosa, a maturare.  Ecco, a me una trama così in un romanzo destinato a degli adolescenti non dispiaceva troppo: so che sembra recare in sé necessariamente un intento educativo, un messaggio da passare e far recepire e che possa far storcere il naso, ma in questo caso che ben venga. Ogni tanto c'è bisogno anche di libri del genere, se ben scritti e con storie meritevoli. La storia però dichiara immediatamente la sua natura: se voi lettori vi aspettate un romanzo che possa essere di formazione e crescita, se cercate un personaggio che parte da un punto della sua vita e arriva a un altro attraversando momenti catartici, bé, perdete ogni speranza.  Qui il centro di tutto è l'amore, l'amore, l'amore.  Amore che non vede limiti, non vede ostacoli, amore che ha bisogno di andare oltre lo spazio, oltre le barriere fisiche e mentali, oltre ogni pregiudizio. Il protagonista si innamora fin dalle prime pagine e userà ogni corpo che indosserà per cercare la sua amata, per convincerla a innamorarsi, per farle capire che l'amore va oltre.  Leggendo il romanzo, sono stata combattuta fino alla fine, oscillando tra "speriamo che ci sia la svolta matura, realistica e credibile" e il "No, belle frasi, bei pensieri, ma tutto fumo e niente arrosto. Non mi convinci per niente".  Alla fine della lettura, sono i difetti della storia che mi sono saltati agli occhi più che i pregi.  A partire dall'idea: ingenuamente la trovavo il punto forte e originale del romanzo anche se poi lo sviluppo non aveva saputo mantenere quella originalità. Leggo poi qui  la recensione di questa brava e simpatica blogger e scopro, o meglio ricordo - che lo vedevo anch'io, ma troppi anni sono passati - che l'idea l'aveva già avuta uno sceneggiatore televisivo in quella serie tv che ebbe un gran successo quando fu trasmessa, Quantum Leap. Accantono quindi i complimenti per l'originalità e mi butto sulla storia: l'ho trovata fin troppo ripetitiva, e pur sapendo che la trama necessita tale ripetitività, ritengo che potesse essere affrontata in maniera più piacevole. Ho trovato poi qualche forzatura nel voler necessariamente far capire come l'amore debba andare al di là delle apparenze e al di là delle differenze sessuali: all'autore interessa innanzitutto che il lettore comprenda che si può amare allo stesso modo sia uomo che donna, perché ciò che conta non è l'involucro ma ciò che lo abita. Purtroppo questo messaggio, invece di essere veicolato naturalmente, viene forzato, viene ripetuto a voce, viene più volte inserito nei dialoghi... insomma la volontà dell'autore di inculcarlo nella mente dei lettori gli ha fatto perdere una buona dose di spontaneità (se si considera poi che l'innamoramento di A. verso Rhiannon ha la velocità che potrebbe appartenere a un colpo di fulmine, la questione risulta ancora meno credibile. Prima ancora di capire davvero chi si nasconda dietro il bel volto della ragazza, A. è cotto. In uno sguardo d'insieme, mi è sembrata una scelta un po' incoerente.) Aggiungiamo poi che Levithan vorrebbe spacciare l'amore tra A. e Rhiannon come il vero, il grande, l'unico Amore. Quando è successo? Come? Un rapporto che si sviluppa per il novanta percento del libro a senso unico dovrebbe poi risultare ai nostri occhi il vero amore solo perché a un certo punto vengono pronunciate le paroline magiche da entrambi? Io questo amore non l'ho visto, non l'ho sentito e non ci ho creduto. Non mi ha presa, non mi ha convinta.  Ho dovuto perciò mettere da parte anche questo aspetto per riuscire a trovare qualcosa di convincente nel romanzo. E l'ho trovato, ma non è stato abbastanza. L'ho trovato nella volontà di Levithan di far vivere ad A., e quindi a me lettrice, l'esperienza di mettermi nei panni dell'altro. Di tanti altri. Esperienza che avrebbe potuto arricchirmi in mille modi diversi, avrebbe potuto insegnarmi come si soffre, come si ama, come si gioisce e come si tira avanti, come si sperimenta la perdita e il dolore, come si vive la spensieratezza e il benessere. Eppure.  Eppure anche questo a un certo punto è diventato sfocato, è diventato lo sfondo dove il primo piano era riservato esclusivamente ai sentimenti per Rhiannon. Nel momento in cui si innamora, A. se ne frega di tutto il resto e le esperienze altrui contano ben poco. Che senso ha? Caro David Levithan, ma quanta confusione mi hai trasmesso con queste pagine?  Avrei avuto bisogno, almeno alla fine, di qualcosa in più. Di una motivazione. Perché A. è così? Chi è? Un alieno, il diavolo, un'anima vagante, un fantasma? Qual è lo scopo della sua vita? Vagare per l'eternità di corpo in corpo? Trovare la sua vera forma? E poi, avrà mai la possibilità di morire? o scoprirà i mille diversi modi in cui si può morire? Niente.  Non ci sono risposte ed è inutile porsi domande. Un romanzo, che per quante spiegazioni io cerchi di darmi, non riesco a comprendere. O forse ci sono riuscita, ma quel che ho capito non è bastato a risolvere la natura di Ogni giorno. Una storia che ha i suoi aspetti piacevoli, ma è insufficiente. Volevo di più.
Inchiostro di a 10:52 Recensione: Ogni giorno di David Levithan Recensione: Ogni giorno di David Levithan Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook Recensione: Ogni giorno di David Levithan Etichette d'inchiostro David Levithan, Ogni giorno, Recensioni, Rizzoli

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines