![Recensione: Oltre le colline (2012) Recensione: Oltre le colline (2012)](http://m2.paperblog.com/i/149/1495896/recensione-oltre-le-colline-2012-L-3Jcic5.jpeg)
REGIA: Cristian Mungiu. CAST: Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu. Titolo originale: Dupa dealuri. GENERE: Drammatico DURATA: 155 min. Romania, 2012.
Gli ingredienti per rendere interessante questo film ci sono davvero tutti.
Alina è una ragazza romena, che tornata dalla Germania ritrova Voichita, sua grande amica da quando, bambine, si sono conosciute in orfanotrofio.Dopo la maggiore età, Voichita è stata accolta nel monastero locale mentre la seconda è stata affidata a una famiglia adottiva, dalla quale è scappata per andare a trovare fortuna in Germania. Voichita ha trovato conforto nella fede, vive in un isolato convento ortodosso della Romania; le altre suore e il sacerdote del convento sono ormai la sua famiglia.
Al suo ritorno dalle Germania, Alina non ha un luogo dove andare, e così Voichita riesce a farla ospitare nel convento ma, in breve tempo, Alina assume atteggiamenti insofferenti, reagisce alla regole di vita del luogo, si ammala. Ricoverata una prima volta in ospedale, viene dimessa, promette di comportarsi bene, ma quando di nuovo si rende protagonista di episodi molto spiacevoli che sfociano nella violenza, viene ritenuta inevitabilmente posseduta dal demonio.
Al prete e alle suore non resta dunque che legarla a una tavola per esorcizzarla. Subito dopo l'esorcismo, però, la salute di Alina si aggrava e, quando arriva l’ambulanza, viene dichiarata morta. La polizia non può fare a meno di ritenere il “padre” e le suore colpevoli e accompagnare tutti dal magistrato per l’istruttoria.
La storia parte da un fatto realmente avvenuto in un convento sperduto della Moldavia, nel quale una ragazza ha effettivamente trovato la morte in seguito ad un esorcismo. Il fatto fa da sfondo al vero senso del film, che è l'analisi profonda e dettagliata del rapporto tra Alina e Voichita, il cui affetto che nutrono l'un l'altra colma il vuoto lasciato dall’infanzia nell’orfanotrofio e che fa i conti con la presenza, in Voichita, di una fede non eliminabile, cosa che invece vorrebbe fare Alina.
La spiritualità dell’una e la razionalità dell’altra cercano invano un punto di incontro, finendo per scontrarsi e culminare nel modo più tragico, soprattutto per Alina.
Ci si chiede se fosse davvero necessario un esorcismo per liberare la ragazza da questa sua improvvisa follia, o se invece non bastasse discutere con calma.
Ma Mungiu, il regista che tra l'altro nel 2007 venne premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, dimostra una straordinaria capacità di raccontare con fluidità e pulizia impensabili, storie basate su una quotidianità banale e sconvolgente allo stesso tempo.Proprio mentre disegna personaggi e situazioni di forte certezza, Mungiu nello stesso tempo ne evidenzia le debolezze, ne scruta le profonde carenze, cattura le frasi di uomini e donne bisognosi di aiuto.
Uno spaccato di vita quotidiana nella Romania osservante ortodossa, un racconto spettacolare di due ragazze e di un sentimento che le lega, le domande che ci si pongono normalmente, la presenza di Dio che si può accogliere o rifiutare.
Spunti di riflessione ce ne sono molteplici, il film è difficile, ma coraggioso e incisivo, tassello importante di un cinema che coglie l’invisibile e affonda lo sguardo laddove l’occhio rischia di non arrivare.
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