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Recensione-O.S. La donna nel frigo

Creato il 07 febbraio 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

La donna nel frigo, di Gunnar Staalesen – ed. Iperborea – 2011

Recensione-O.S. La donna nel frigoTrama. Sono gli anni Ottanta, il petrolio trasforma la costa norvegese in un Eldorado per avventurieri di ogni tipo e per le ricche compagnie d’oltreoceano. Ed è proprio a Stavanger, dove prostituzione e gioco d’azzardo fioriscono insieme ai nuovi affari e si respira l’aria dell’America reaganiana, che Varg Veum approda per rintracciare Arne Samuelsen, un tecnico di piattaforma misteriosamente scomparso. Niente di strano, un’indagine di routine, fino a quando il detective non perquisisce la casa del giovane e trova ad attenderlo una sinistra sorpresa – nel frigorifero. La ricerca della verità si trasforma presto in una partita a poker con la morte, e a quell’inguaribile romantico di Varg non resta che cedere al fascino di Elsa, un’insolita prostituta d’alto bordo, l’unica in grado di condurlo a chi muove i fili di una società corrotta dal denaro facile, in cui il vizio è un lucroso business, e tutto, anche la vita, ha un prezzo. [Dal sito della casa editrice]

Lo scrittore. Gunnar Staalesen è nato a Bergen nel 1947. Considerato il padre del giallo norvegese, dalla sua penna è nato il famoso personaggio di Varg Veum, il detective più emblematico del noir nordico, che con i suoi conflitti interiori, la sua scanzonata ironia, e il suo contrastato rapporto con le donne e la bottiglia, esplora le ferite e i vizi della società. [Dal sito della casa editrice]

Osservazioni speciali di Patrizia.
A chi appartiene il corpo senza testa che Veum Varg, investigatore privato con agenzia a Bergen, trova nell’appartamento di Arne Samuelsen a Stavanger, celato dentro il frigo?
Theodora Samuelsen, madre di Arne (il cui viso “pareva scolpito in un legno nodoso. C’era un che di scuro sotto la pelle, dove il dolore sembrava essersi per sempre cicatrizzato.“) ha incaricato Veum di ritrovare il figlio, impiegato su una piattaforma petrolifera, scomparso il giorno in cui ha messo piede sulla terraferma.
Veum Varg ha un piccolo ufficio di investigazioni ed una sua morale: si occupa di qualsiasi caso richieda il suo intervento, tranne che d’indagini riguardanti la sfera matrimoniale (influenza questa sua ferrea posizione la circostanza che ha una relazione con Solveig, madre e moglie di un uomo spesso fuori città per lavoro?).
Il suo essere poco diplomatico e diretto nei modi, ed il suo acume celato da un’apparente ingenuità, lo rendono un professionista ricercato, non solo dai clienti ma anche dagli alti ranghi investigativi (principlamente da Harry Monsen, “il nostro unico investigatore privato conosciuto all’estero. Direttore di un’importante agenzia investigativa di Oslo, la più grande del paese.“)
Dopo il viaggio solitario che lo porta in aliscafo da Bergen a Stavanger, Veum si ritrova faccia a faccia con i personaggi che tesseranno insieme a lui la trama di questo giallo nordico.
La collocazione temporale della storia ci viene fornita dai riferimenti storici che l’autore inserisce lungo il cammino, unicamente a questo scopo. Ci troviamo nel 1980, anno in cui Ronald Reagan esce vincitore contro Carter dalla tornata elettorale per le presidenziali (“Sfogliai un quotidiano del mattino. Foto di Ronald Reagan sorridente, foto di Jimmy Carter con la faccia rugosa e morsa dalle intemperie. Non c’erano dubbi su chi avesse vinto.“).
La prima persona con cui Veum si confronta è la proprietaria dell’appartamento affittato da Arne Samuelsen, la signora Eliassen: è lei che vede per l’ultima volta Arne, un mercoledì sera di novembre, in compagnia di altre cinque persone, con le quali il giovane trascorre una turbolenta serata.
Le descrizioni dei personaggi che l’autore propone sono dense di ironia e sarcasmo. Si legge che la signora Eliassen “aveva una sottoveste rosa con le spalline strette e camminava strascicando i piedi nudi con la grazia di un San Bernardo gravido“. Ed ancora: la stessa, nella scena del ritrovamento del cadavere nel frigo, “si allontanò esitante dalla porta, come temendo che il cadavere potesse uscire a fare due passi.
I dialoghi sono rapidi e raggiungono appieno lo scopo di incutere nel lettore la giusta dose di suspence, ma non di ansia, di svelare ma, in realtà, di non svelare nulla degli accadimenti.
La narrazione, in prima persona, è veloce, con l’uso di un linguaggio coinvolgente nella sua semplicità.
Veum nel suo vagare per le vie di Stavanger, tra hall di albergo, bische, e le luci del porto, si confronta con la nuova società nata dalla conquista dei boss del petrolio: nuove figure e nuove regole sociali governano la cittadina sui fiordi norvegesi. Senza filtri nè scappatoie, Gunnar Staalesen descrive attraverso la leggerezza di un giallo il marciume, il degrado morale, di una società corrotta, prepotente e doppiogiochista.
Non c’è umanità negli affari, non ci sono noi ma solo io, non esiste il prossimo -pedina al servizio di un interesse economico e monopolista-, non esiste la donna -unicamente corpo da sfruttare-.
Veum si ritrova rinchiuso nel bagno della propria camera d’albergo, minacciato, vittima di un tentativo di investimento. Non solo un cadavere si staglierà sul percorso che lo porterà alla verità: un mistero avvolge quel gruppo di sei persone che un mercoledì sera di novembre si ritrova nell’appartamento di Arne, “qualcuno aveva perso la vita, davanti a un frigorifero, in fondo a una scala, nelle acque del mare“.
Un giallo piacevole per l’ambientazione nordica e per il linguaggio con cui l’autore, in realtà, ci aiuta ad entrare nei meandri di una società disfatta più che nella mente criminale del burattinaio che regge i fili dei delitti. Questi ultimi un’escamotage per riflessioni di altro ordine.
Degno di nota il linguaggio a tratti poetico, che affascina per il suo stridere con l’idea di ciò che si sta leggendo: crimini, assassini e biechi interessi di potere e denaro.

Gunnar Staalesen
La donna nel frigo
ed. Iperborea
Anno 2011
(Cartaceo: pagg. 180, ISBN 9788870914085)

Dal romanzo, parole…

“È quella la sorte dei clown: trovarsi soli al buio quando cala la notte, andare a letto soli senza prendere sonno, e sognare a occhi aperti. Mentre tutti gli altri dormono già.” (pos. 361-62)
“Quando si domina una striscia di costa e ci si rende conto dell’immensità del mare. Mi fa pensare a quanto in realtà siamo piccoli. È come vedere la crosta terrestre, sezionata. Siamo così insignificanti, su questa sottile membrana che separa il fuoco dall’infinito.” (pos. 1875-77)
“Lei accostò la porta lasciando che una lama di luce filtrasse dal sottile spiraglio, simile a una sciabola, o a una timida speranza di perdono. Nella stanza si udì un fruscio di seta.” (pos. 2066-67)
“Dentro di me avevo la calma assoluta: un pagliaio in cui nessuno aveva cominciato a cercare l’ago.” (pos. 3052-53)
“Avvertii improvvisamente il freddo, un freddo pungente che mi penetrava fino al midollo. Le stelle avevano perforato il firmamento, e attraverso i fori, dallo spazio senza fine, colava il gelo dell’universo.” (pos. 3274-76)

e immagini.


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