Magazine Fantasy
In un microcosmo in bianco e nero, privo di mezze misure, non è difficile scegliere da che parte schierarsi se, sin da piccolo, ti hanno insegnato cosa è giusto e cosa è sbagliato. Nella società della Normalità Assoluta, essere normali appunto è la massima aspirazione poiché questo è l’unico status a garantire i diritti civili, a dare accesso alle migliori scuole e a una carriera rispettabile. L’alternativa è essere Freak, ovvero emarginati senza speranza, additati con astio dalla gente che conta. Juli non ha mai avuto dubbi su quale fosse il suo posto nel mondo, è stata allevata da Normale e tale si è sempre sentita, almeno fino a un certo punto. Un giorno, infatti, le accade qualcosa di sconvolgete e la ragazza, per reazione, comincia a fare qualcosa di assolutamente anormale: porsi delle domande. Voi non lo fareste se, di punto in bianco, vostra madre svanisse nel nulla e la polizia, anziché indagare si affrettasse a occultare le prove? Non vi interroghereste di fronte all’indifferenza dei vostri familiari e alla loro urgenza di sbarazzarsi di tutto ciò che ricordi la mamma? È proprio questo che capita a Juli: una mattina si alza e scopre che la madre non è più lì. Potrebbe essere fuggita o qualcuno potrebbe averla rapita, visto il caos che regna in casa, ma nessuno sembra interessato a scoprirlo né a riportarla indietro. Questa reazione, che appare normale a tutti, le arriva al cervello come una nota stonata, la spinge ad aprire gli occhi e a soffermarsi su alcuni dettagli che prima le erano sfuggiti. D’improvviso Juli mette a fuoco la sua intera esistenza a partire da una prospettiva nuova che fa vacillare ogni certezza, compresa quella relativa alla sua stessa normalità. Si avventura su un sentiero minato pur di scoprire tutta la verità e quel sentiero la conduce lì dove non avrebbe mai immaginato. Di certo nell’era della Normalità Assoluta, difficilmente qualcuno oserebbe immaginare che esistano le Fate, che i soggetti dipinti in certi quadri possano animarsi e saltar fuori dalla cornice, che il governo abbia costruito un luogo orribile chiamato Dementio in cui deportare chiunque rappresenti una minaccia concreta per la norma, eppure Juli dovrà spingersi ben oltre l’immaginazione perché l’inimmaginabile lei lo toccherà con mano. E mentre il padre e la nonna cercheranno di fermarla con ogni mezzo, nuovi amici faranno irruzione nella sua vita per aiutarla. Sarà anche grazie a loro che la protagonista si ritroverà a mettere in discussione tutto ciò che le hanno sempre insegnato. Ksü e suo fratello Ivan non hanno per nulla l’aria di persone Normali. Stando al loro aspetto, al modo di parlare e di agire, al luogo e al modo in cui vivono, potrebbero essere dei Freak. Ksü, soprattutto, con il suo cranio rasato percorso dal tatuaggio di un serpente, è un oltraggio vivente al concetto di Normalità. A Juli hanno insegnato che le persone così vanno evitate perché sono pericolose e portano solo guai, ma sarà vero? La sua nuova compagna di scuola sembra la sola disposta a crederle e a darle una mano per ritrovare sua madre e, cosa ancor più importante, sembra conoscere verità che gli adulti non vogliono svelare. Un po’ stramba innegabilmente lo è ma, superata la diffidenza iniziale, si fa presto a capire che di pericoloso o cattivo non ha proprio niente. Forse è giunta l’ora di accantonare i pregiudizi, di non prendere più per buone tutte le mezze verità apprese dai grandi e cominciare a ragionare con la propria testa. Un urban fantasy originale e frizzante, ma anche un bellissimo romanzo di formazione, potrei definire così Outcast. Mescolando elementi dai toni distopici ad altri più marcatamente fiabeschi, proprio come fossero gli ingredienti di una pozione magica classica quanto efficace, l’autrice tesse una trama avvincente nella quale si inserisce un’interessante seconda chiave di lettura. Essere out non è solo una paura con cui devono confrontarsi i personaggi di questo libro ma un timore che ben conoscono gli adolescenti di ogni generazione. Probabilmente la nostra non è proprio l’era della Normalità Assoluta, ma omologarsi è una regola sempre valida al fine di non sentirsi emarginati e sviluppare una propria personalità non è sempre un processo indolore. Scegliendo un registro giovanile e facendo leva sul fascino della magia, Alina Bronsky ci racconta proprio quel momento delicato della crescita in cui i ragazzi si apprestano a diventare adulti. La più scontata lotta tra bene e male viene qui soppiantata dallo scontro tra l’essere “in” e “out”, tra il bisogno di appartenenza a un gruppo sociale e quello di trasgressione, scontro la cui soluzione è da ricercarsi nella conquista di un personale equilibrio. Una tematica attualissima dunque che, per l’occasione, si tinge del fascino intramontabile delle fiabe. Un intrigante mix di sense of wander e ribellione debitamente cosparso di polvere di fata.
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