Non devono stupire questo tipo di semplificazioni che sono proprie non solo degli americani, molto disinteressati, si dice, a comprendere il mondo esterno a loro, ma ogni giorno dobbiamo constatare come sia più facile generalizzare e proporre soluzioni semplicistiche, di fronte ai problemi che ci pone continuamente la realtà e la storia. Sull’immigrazione, sulle crisi economiche, sull’affermarsi dei fondamentalismi, in generale la gente ha sempre un punto di vista molto semplificato e non riesce a capire come mai non vengano prese decisioni così facili e semplici da capire. Basterebbe mitragliarli sulla riva o tirare qualche bella bomba come dico io o rimandiamoli tutti a casa, è così semplice no? Si sente dire ogni giorno al mercato o al bar davanti al cappuccino. E’ troppo complicato cercare di capire la galassia delle differenze tra sciiti e sunniti, tra alauiti e wahabiti e così via. Questa frustrazione che dovette essere propria della stessa Buck nel periodo maccartista, in cui il fatto di avere vissuto in Cina rendeva la cosa di per sé sospetta, dovette pesarle molto e la chiusura tutto sommato ottimista del libro va forse messa in relazione alle caute aperture che in quel periodo si prospettavano verso l’Oriente, con l’inizio di cauti contatti extradiplomatici e lo storico incontro avvenuto appena un anno prima tra Nixon e Mao con la famosa politica del ping pong. Interessante proprio per i temi davvero universali che propone.
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