Tra passioni, desideri inconfessabili e capovolgimenti di fronte avrà inizio per Dike un'avventura che la porterà a sperimentare sulla propria pelle quegli eventi che fino a quel momento aveva soltanto letto nei romanzi, situazioni da cui non riuscirà più a liberarsi e che la porteranno a scegliere da che parte schierarsi nell'eterna lotta tra bene e male.
Questo secondo piccolo racconto è una sorta di prequel perché presenta due personaggi che sono apparsi nel primo, “L'eredità del serpente”, si tratta di Dike e Sytry, una strega e un demone.
La storia tra i due nasce quasi per caso, quasi perché nulla di ciò che capita ai demoni è casuale, sembra che un disegno superiore, o inferiore nel caso dell’ubicazione degli Inferi, abbia già deciso tutto per loro.
Non che sia un problema perché quando Sytry, Leonardo per gli umani, vede Dike capisce che è quella giusta.
D’altro canto la povera ragazza si sente quasi perseguitata e realizza solo alla fine quanto lo ami e quanto sia realmente forte questo sentimento, tanto da superare anche il più grande degli ostacoli: la natura demoniaca e lussuriosa del demone.
Anche questo racconto segue lo schema di quello che lo precede: il demone incontra l’umana che ignora la sua esistenza, la fa innamorare e la salva dagli Angeli. Solo che il fattore scatenante di questa storia è Anna, l’amica di Dike. In che modo dovrete scoprirlo leggendo!
Il personaggio di Sytry mi piace un po’ di più di Azazel, sarà per via della sua natura sensuale, ma ha il fascino del cattivo ragazzo.
La scena della biblioteca mi ha ricordato una scena del telefilm “Streghe” (sì, lo so che sembra una fissazione, scusatemi!) quando il demone Cole va a trovare la strega Phoebe in biblioteca e lei quasi lo aggredisce.
Pensandoci, i due mi ricordano molto quella coppia in particolare, pur non avendo nulla in comune in realtà.
Dike mi piace per la sua natura magica. Amo le streghe, mi affascinano, e lei è raccontata davvero bene dalla nostra cara autrice.
Il racconto si legge in un attimo e conquista per la sua intensità e scorrevolezza. A differenza del precedente, sta bene così come racconto, senza necessità di approfondimenti o senza che si pensi a una storia lunga. Ha una sua completezza che soddisfa.
Bisogna anche riconoscere all’autrice una buona penna e un’ottima dialettica. Complimenti a un altro fiore della letteratura italiana che sboccia!