“Siamo sorvegliati… Il governo dispone di un sistema segreto: una macchina, che ci spia ogni ora di ogni singolo giorno.
Lo so perché l’ho costruita io. Ho ideato la macchina per prevenire atti di terrorismo ma vede ogni cosa. Crimini violenti che coinvolgono persone comuni… persone come voi. Crimini che il governo considera irrilevanti. E poiché loro non avrebbero agito, decisi di farlo io… ma mi serviva un socio. Qualcuno con le capacità per intervenire. Le autorità ci danno la caccia. Lavoriamo in incognito… non ci troverete mai.
Ma che siate vittime o carnefici, se esce il vostro numero, noi troveremo voi.”
Ebbene si, oggi ho il grande piacere di recensire per il nostro pubblico pelato… *rullo di tamburi* PERSON OF INTEREST!
E non potevo che iniziare dalla ‘sigla’, recitata da Michael Emerson (Harold Finch) nella versione originale, per introdurvi ancor di più in questo mondo particolare in cui ogni nostra mossa è sorvegliata da questa ‘macchina’, tanto desiderata quanto utile e temuta.
Essendo passato però un po’ di tempo dall’uscita della terza stagione, fare un piccolo riassuntino credo sia utile a tutti voi per ricordare quanto accaduto nella precedente stagione. Chi ricorda già tutto può tranquillamente saltarlo!
“Previously on Person of Interest… I punti focali della terza stagione:
Se da una parte continuavamo ad avere Reese e Finch che, con l’aiuto della ‘Machine’ (perché in inglese è più cool), cercavano di impedire che qualcuno si facesse seriamente male (per non dire altro), dall’altra avevamo il resto del gruppo, ognuno con una propria funzione: Root eseguiva gli ordini della Machine, Shaw aiutava talvolta Reese e talvolta Root (anche se all’inizio non proprio consensualmente), Fusco compariva quando chiamato in causa e l’agente Carter era impegnata a cercare di togliere di mezzo quanti più poliziotti corrotti le era possibile (l’HR) ed a sventare un’organizzazione criminale. Se ricordate, tutto ciò, però, purtroppo, non le ha portato altro che male. L’agente Carter infatti è morta dopo aver ottenuto una vittoria sulla criminalità e Reese, che non era solo affezionato alla donna, venne inevitabilmente colpito da una crisi che lo portò ad allontanarsi da tutto e tutti, compreso il suo ‘lavoro’, non prima però di aver cercato di ottenere una dura vendetta. Anche gli altri, naturalmente, rimasero colpiti dalla morte della donna ma riuscirono a tornare al lavoro anche grazie a Root (ed alla Machine da cui prendeva ordini). Purtroppo da lì in poi la situazione continuò a non migliorare poiché scoprirono dell’esistenza di un’altra macchina (Samaritan) e dovettero fronteggiare Vigilance (un’organizzazione che prevedeva anche l’uso di atti violenti per mantenere la privacy elettronica del cittadino), il Governo (capitanato da Diane Claypool) e Decima (società in possesso di un virus in grado di ‘infettare’ la Machine di modo che potessero impossessarsene). Ricordate come si concluso lo scontro? Con la vittoria di Decima e del membro maggiormente noto, Greer. Samaritan, quindi, passò nelle mani di quest’ultimo ma Root precedentemente era riuscita a proteggere tutti i membri della squadra Machine (nome stupido, I know.. perdonatemi) inserendo alcuni dati falsi nella macchina di modo che il programma di riconoscimento facciale di Samaritan non potesse identificarli come ‘nemici’ (da ‘relevant’, infatti, passano ad ‘irrelevant’). L’episodio, dunque, si conclude proprio così: tutti vanno via in direzioni diverse (ed il mio cuoricino piangeva alla vista di tutto ciò).”
E dopo esservi sorbiti tutta questa pappardella di riassunto (che doveva essere piccolo.. seh, come no), possiamo finalmente iniziare con la recensione di questo primo episodio della quarta stagione, dal titolo ‘Panopticon’.
Durante tutto questo lungo periodo di assenza, per ragioni a me totalmente sconosciute, mi ero convinta del fatto che i ‘Gemelli dell’Apocalisse’ (come Root chiama Shaw e John in questo episodio) ed il resto della squadra non si sarebbero riuniti tanto facilmente e che avrebbero faticato a rimettere in moto il tutto. Con mia grande sorpresa, però, sono stata smentita da questo episodio e rivederli tutti insieme mi ha risollevato un pochino il morale. Person of Interest non è Person of Interest senza tutti loro insieme ed il gioco di squadra si è sentito comunque, anche se per ovvie ragioni non si sono che incontrati in piccoli gruppetti alla volta. E che dire di Samaritan? E di Greer? Questo episodio è iniziato proprio con l’opera di sterminio che questa macchina sta aiutando Greer a compiere nei confronti di tutti coloro che fanno troppe domande o che sanno più del dovuto. Quest’ultimo, infatti, porta Samaritan sempre con sé su un cellulare e continua a parlargli normalmente, chiedendogli “Mah, sai… forse questo dovremmo ucciderlo… ed anche quest’altro” (ovviamente non sono le sue parole esatte, ma il senso è quello) e la macchina continua a rispondergli proprio come un essere senziente. E’ proprio questa la particolarità di questo telefilm, no? Si parla proprio di una tecnologia in grado comunque di ragionare e di calcolare possibilità a cui una mente umana difficilmente saprebbe arrivare. E’ un tema reale, sebbene spero ancora abbastanza futuristico, poiché l’idea che un qualcosa di non ben definito possa avere potere sulla vita umana sinceramente mi spaventa e lo scopo del telefilm, oltre ad intrattenere, credo proprio che sia anche di far riflettere su questo ed anche sull’argomento ‘privacy’. E’ giusto che una macchina controlli tutto e tutti? E’ giusto che la nostra privacy possa venire violata in questo modo per prevenire dei rischi e delle catastrofi? A voi la parola. Io intanto, per iniziare, vi lancio solo questi spunti di riflessione. Ne riparleremo più avanti, sicuramente!
Dunque, parlando sempre dei lavori di copertura, John è diventato un detective (ruolo che penso gli calzi a pennello, nonostante tutto) ed Harold è diventato un professore di Deontologia (un altro ruolo che può essere alquanto plausibile con il personaggio). E Root? Parlava di colloquio di lavoro quindi credo che la nostra Machine l’abbia lasciata abbastanza libera per poter lavorare ancora ai suoi ordini (???). Fusco è sempre lì, dove l’avevamo lasciato. Non essendosi mai esposto completamente non ha rischiato nulla.
Eh, tutto qui? Il sunto della storia effettivamente è questo ma c’è molto altro dietro, come ad esempio la voglia di Harold di rimanere in disparte. Spesso, infatti, abbiamo visto Harold pendere da una parte e dall’altra… una volta a favore della macchina e l’altra no. Il punto è che Harold è un personaggio molto umano e con più responsabilità sulle spalle di molti altri. Quella macchina l’ha creata lui… è una sua creatura… ed è arrivato a non fidarsi più di lei ed a chiedersi se quello che aveva fatto fin’ora era davvero giusto… se l’intera ‘missione’ fosse sempre stata giusta. In questo episodio è lui che dubita e tutti gli altri dovranno fargli capire cos’è giusto e qual’è il loro scopo. Ci prova Reese, inizialmente, facendogli notare che quello di cui hanno bisogno è uno scopo. Non ne hanno bisogno un po’ tutti? Loro non sono diversi. Avendo uno scopo sai anche cosa fare della tua vita. Senza ti senti perso.
Bene, detto questo credo che sia ora di concludere questa recensione. Mancano solo gli ultimi piccoli punti da trattare e dopo vi lascio alle vostre faccende! Non vi si è stretto il cuore quando John è stato promosso ed ha preso il posto dell’agente Carter? il mio ha fatto crack E cosa diamine è che ha trovato Harold? Qualche pezzo di Samaritan? Se è così, ho come la sensazione che potranno contrattaccare presto!
Vi lascio con promo della 4×02. Spero di non avervi annoiato troppo ed alla prossima settimana!
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