La
vita era venuta a cercarmi, e anche mentre parlavamo, anche mentre
facevamo giochi di parole e ci scambiavamo battute nella nostra
lingua umana, formando strati e strati di simboli, la vita stava
dirigendo la diramata rete di vene nel mio ventre e forgiando dal
nulla una creatura.Titolo:
Piccola DeaAutrice:
Rufi ThorpeEditore:
SonzognoPrezzo:
€ 16,50Numero
di pagine: 269 Sinossi:
A dispetto dei luoghi comuni, il
rapporto più intenso per le giovani donne non è quello con il primo amore. È
quello con l'amica del cuore. Lorie Ann e Mia, in riva all'oceano della
California, sdraiate al sole a scambiarsi segreti, mentre provano a schiarirsi
i capelli con il succo di limone, di questa amicizia ne sanno qualcosa.
Diversissime tra loro, eppure unite come sorelle, crescono complici e
spensierate: non passa giorno senza che l'una sappia nell'intimo cosa nasconde
il cuore dell'altra. Siamo nei festosi anni Ottanta, e all'inizio di questa
loro storia, che durerà per altri vent'anni, Lorie Ann e Mia si fanno una
confidenza che scotta e che impone una decisione complicata: hanno sedici anni
e sono rimaste incinte. Mentre Mia è la bulla, scostante, con una famiglia
sgangherata, Lorie Ann è la perfezione, quella che tutti invidiano: per la sua
bellezza solare, il carattere aperto e generoso, la vita serena avvolta da una
famiglia unita. Se la biologia c'entrasse col destino, e la scelta coraggiosa
di Lorie Ann di non abortire, all'opposto dell'amica, dovesse venire premiata,
avrebbe dovuto essere lei quella baciata dalla fortuna e dal successo. Invece,
anno dopo anno, Lorrie Ann scivola in tutt'altra esistenza, e a Mia, pienamente
realizzata, non resta che documentare, e interrogarsi sulle ragioni per cui la
sorte abbia riservato alla sua "divina" amica un percorso tanto
accidentato. La recensioneAiutavo
mia mamma a piegare le lenzuola, una delle cose che più odio fare al mondo, e
poi è naturale che mi chieda ma quando non ci sono io, a casa, da chi si
farà mai aiutare?, e si parlava di chi stesse leggendo cosa. Avevo finito
Piccola Dea, acclamato esordio di Rufi Thorpe, e non ero soddisfatto
granché. Alla domanda com'era? avevo risposto una cosa che odio, quasi
quanto la storia del bucato: così così. Appena qualche giorno prima, a metà
lettura, avrei avuto un tono completamente diverso: non avrei potuto che
parlare bene di quella scrittura matura, originale; dei sogni segreti di due
protagoniste inquadrate tra gli anni che scorrono veloci; di un'opera prima che
- per stile, contenuto, ironia sferzante
- non sembra tale. Un lenzuolo, poi eccone un altro, e io che parlavo e
parlavo. Come quando un libro non mi piace, almeno non del tutto, e voglio
capire perché. La mia ascoltatrice non mostrava segni di noia, e io giù di
chiacchiere, ipotesi, metafore: le corde del balcone pesanti di felpe, camicie,
pigiami perché ci preparavamo a chiudere tutto in uno scatolone per il cambio
di stagione. E, come raccontavo, questo libro sembrava in linea con l'estate
che arriverà. Luminoso, colorato, abbronzatissimo. A bordo piscina. La storia
di Mia e Lorie Ann parte così, con i turisti e le creme solari, e prende le
mosse da lontano, con gli iconici anni '80, i sedici anni, le scelte. Crescono
come gemelle siamesi, le due, in quei quartieri pacchiani di gente arricchita
che, con un tremolio di Wall Street, si impoverisce di nuovo, ma rimane sempre
ancorata alla sua bella casa. Si completano: Lorie Ann bellissima, saggia,
buona, figlia perfetta nella famiglia perfetta; Mia, la narratrice, arrivista e
egocentrica, con la sua incasinatissima famiglia allargata e un cuoricino nero
che la rende indifferente davanti alla prospettiva dell'innamoramento, ma non
alle lusinghe dell'altre sesso. Ci rimane secca la prima volta: un lui impacciato
coi profilattici, un amplesso di due secondi, la decisione alla leggera
dell'aborto, perché 16 anni incinta non era ancora in onda e i bebé e le
lettere morte, sua grande e inconsueta passione, non erano conciliabili. A
Lorie Ann succede lo stesso qualche tempo dopo, ma lei al contrario crede di
amare il suo lui impacciato coi profilattici, sceglie un matrimonio riparatore
e non mette un freno brusco alla vita che le cresce dentro. Ma metterà un freno
alla sua, di vita: un neonato problematico, affetto da gravi handicap, e la
vedovanza all'improvviso - in una girandola di tragedie e malintesi - la
costringeranno a dare una nuova priorità ai suoi sogni gloriosi. Rufi Thorpe, attraverso un tono cinico,
civettuolo e pungente, senza dolcezze e senza retorica, ci parla di due amiche
che ogni tanto si separano e ogni tanto si ritrovano. I telefoni squillano,
anche dall'altra parte del mondo. Quando Mia si
trova a lavorare nella fascinosa Istanbul e a custodire un test di gravidanza
nel cassetto. Quando Lorie Ann, fragile e
ingenua, con il destino infelice di chi è troppo buono,
imboccherà la strada dell'eroina. Quando, in nome di un'amicizia non sempre
disinteressata, ci si incontra a metà strada. Piccola Dea mi
è piaciuto molto fino a quando era quello che la copertina prometteva: una
spassosa adolescenza al sole. A un certo punto, ma non ricordo il momento
esatto, ho iniziato a sviluppare una leggera intolleranza. Ci sono i romanzi
che raccontano un'esistenza, questo finisce per diventare uno di quelli e la
Thorpe mette per iscritto le contraddizioni di due vite
vere e, purtroppo, i troppi lutti, il troppo disincanto, le troppe disdette
diventano troppo. Per me, almeno, che sono un fan convinto del less is more. Da
poco - un poco relativo, che coincide con la fine di tutti quei "prendi,
piega e occhio alle grinze" - ho capito che, per una volta, il problema
non è il romanzo, e non era nemmeno il suo essere pieno fino all'orlo di temi
scottanti e avventure esotiche, bensì io. C'è che io sono maschio e Piccola
Dea è un romanzo di donne, soprattutto per le donne. Attenzione, ché mi spiego meglio.
C'è questa idea, un pregiudizio bello e buono, che i romanzi d'amore siano
pensati per il solo pubblico femminile.La Thorpe
non fa parte di quel genere lì, non è cosa da ragazzine. E' cosa di mogli e di
madri, neanche di figlie: lettrici mature, che sanno già un po' di tutto
questo. Quello che le donne pensano e non dicono. Piccola Dea è un
romanzo che richiede esperienza e doppio cromosoma X: vissuto, profondo, a modo
suo anche criptico. Gli abissi del mondo femminile e dei suoi tabù scandagliati
in maniera che esula qualsiasi logica scontata, moralistica e benpensante. Si parla di un aborto che a volte è giusto e
basta, dell'accanimento terapeutico, di brave donne che sono messe al mondo per
essere madri cattive. Di un istinto materno che non è vero sia innato, come
invece dicono. Argomenti universali - nella coppia si è in due, tanto - ma
sviscerati da chi detiene le chiavi di tutte le ragioni: i padri sentono di
avere poca voce in capitolo, avendo fatto il minimo sforzo. E le motivazioni delle misteriose creature della Thorpe
sono estreme, coraggiose, giuste. Ma io, che sono empatico e comprendo, talora
ho avuto difficoltà ad accettarle: noi uomini siamo per le risoluzioni
semplici, per i poi si vede. Lorie Ann e Mia invece mettono al vaglio tutto,
sezionano l'amore e quello che viene dopo, pensano cose che non ho mai pensato. Inconciliabili, naturalmente diversi, ma ci si prova... E il fatto che me l'abbia suggerito una ragazza - la carissima Valentina
dell'ufficio stampa, che ringrazio e saluto - mi fa sentire un
privilegiato. Le donne leggono notoriamente di più e le donne, dunque, leggono il mio
blog più degli uomini: a voi Piccola Dea proprio non posso
sconsigliarlo, capito? Le tre stelle per un testo oggettivamente pregevole,
piacevole da leggere, ma che alla fine dei conti non era cosa mia, a causa di
una barriera invisibile che non percepisci ma c'è. Un passo di troppo e ci sbatti il naso contro. Il
mio voto: ★★★Il
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