Magazine Cultura

Recensione: Pink Lady, di Benedetta Bonfiglioli

Creato il 10 luglio 2012 da Mik_94
Date al dolore la parola. Il dolore che non parlasussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi.
Recensione: Pink Lady, di Benedetta BonfiglioliTitolo: Pink LadyAutrice: Benedetta BonfiglioliEditore: San PaoloNumero di pagine: 150 Prezzo:€ 14,00Sinossi: Anna ha diciassette anni e, di fronte all'apatia e alla depressione in cui sono sprofondati i suoi genitori alla morte della sorella maggiore, reagisce solo con la rabbia. Verso di sé, verso i suoi, verso la sorella morta: ne sente la mancanza, vorrebbe non dimenticarla mai, nutrire il ricordo di lei con il suo dolore e nello stesso tempo vorrebbe ricominciare a vivere. Riuscirà a farlo tra i palazzi antichi di Belmonte, cittadina della Pianura Padana, dove deve ricominciare tutto da capo. Qui conosce l'amore: quello tra Ete e Paolo, quello gratuito di Silvia, quello di Marco e riscopre quello dei uoi genitori. Qui impara che il passato non si cambia e che non è una colpa lasciare che il dolore si plachi per tentare di essere felici. Età di lettura: da 12 anni.    La recensioneRecensione: Pink Lady, di Benedetta BonfiglioliUna cosa è starsene lì, ai bordi del dolore, a guardare una famiglia sgretolarsi pian piano; un'altra è volerne raccogliere un po', conviverci ogni giorno, provare a contenerlo e capire che è impossibile perché non finisce mai.Una succosa mela rossa su uno sfondo di ghirigori bianchi e grigi, allegri e intricati come la vita e le sue inevitabili dissonanze. Un frutto croccante, dalla scorza dura e dal cuore tenero e dolce. Il simbolo della seduzione e del peccato originale che, al servizio di una scrittura limpida, appassionante e personale, diventa il simbolo di un' adolescente – uguale a tante, ma speciale a modo suo – che con la sua corazza di ingombranti piercing e rabbia si scava un angolino piccolo e inaspettato nel tuo cuore. Smettila di guardarmi, vorrei dirgli, se mi guardi mi costringi a esserci.Si chiama Anna; ha diciassette anni, capelli rosa, tre buchi sulla faccia e un cuore arido, senza lacrime a amore da dare o ricevere.Fragile e mingherlina, nel suo metro e sessanta, è un concentrato di furia, dolore, energia e paure. Una Lisbeth Salander della periferia milanese, dalla chioma color confetto e dal corpo irto di invisibili spine. Un cactus solitario, poco amichevole: all'apparenza ostile. Un deserto nel quale, inaspettato come la neve ad Agosto, fiorirà un bellissimo e delicato fiore.Non sono una dura. Sono un mucchio di briciole.Recensione: Pink Lady, di Benedetta BonfiglioliE' lei la Pink Lady del titolo. La protagonista di un romanzo straordinario nella sua ordinarietà che, seppur semplice e prevedibile, mi ha accompagnato con sorpresa e gioia durante l'inizio di una settimana non proprio felice, regalandomi prima tormento, poi nuovi motivi per andare avanti.Negli ultimi mesi si sono susseguite letture internazionali, caratterizzate da uno stile sempre privo di sbavature, scorrevole, lineare: quasi impersonale nel suo minuzioso ed estremo lavoro di labor limae. La scrittura dell'esordiente Benedetta Bonfiglioli è stata un uragano di sensazioni e un vulcano di sentimenti familiari e ignoti. Un piccolo gioiello ancora grezzo, in cui erano incastonate frasi talmente vibranti e belle da indurmi a leggere più volte determinati passaggi e ad appuntarli ordinatamente su un taccuino ancora intonso pur di assimilarne ancora e ancora la delicata e spiazzante sincerità.Benedetta è un'adulta che parla agli adulti con con il linguaggio segreto degli adolescenti, risultando capace di destreggiarsi tra sentimenti filtrati da Sms mai inviati e tra le pagine gialle e arricciate di una cronaca che, come una finestra a forma di cuore, si affaccia timidamente sulla soglia del dopoguerra, all'epoca dell'amore impossibile tra l'innocente Ete e il bel Paolo. Pink Lady è una storia tutta italiana che non ha bisogno di tante parole per essere consigliata e descritta. Più breve del solito, quindi, lascerò che siano le parole del romanzo stesso, disseminate per la recensione, a parlare per me. Fidatevi, se a fine lettura, come mi era capitato al termine di La custode di mia sorella, mi sono avvicinato a quella bestiaccia di mio fratello e l'ho abbracciato fino a fargli male, ancora stordito dalla delicatezza e dalla grazia di una voce rotta dal senso di colpa di “chi resta”, vuol dire che questo piccolo grande romanzo può grandi cose. Recensione: Pink Lady, di Benedetta BonfiglioliUniche note dolenti? Il prezzo, leggermente alto, che giustifica un'edizione di deliziosa foggia, anche se al servizio di un volume molto breve. E il font utilizzato per distinguere la voce di Ete da quella della protagonista, parti di due storie al prezzo di un unico romanzo. E' utilizzato un corsivo particolare, affascinante e ipnotico, ma che spesso causa qualche problema durante la lettura, mettendo a soqquadro la vista - già intaccata - dei poveri miopi come il sottoscritto.Travasando le parole dei protagonisti, paragono questo romanzo a un temporale. E' bello come un temporale. Perché...Perchè mi sorprendi, mi rinfreschi, esplodi all'improvviso nel mio cuore, ne illumini la notte, ne riempi il silenzio. Non c'è niente di più bello di te. Non c'è niente al mondo che io ami più di te.Felicità perfetta. Sei tu.Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Katy Perry – The one that got away

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :