Eravamo preparati ad un cambio di rotta repetnino, a vedere l’ago della bussola girare ed indicarci la nuova via in questo episodio. Se la nostra precedente direzione ci aveva portato a navigare col vento in poppa ed in tutta tranquillità, questa volta il mare ci è apparso più burrascoso, e le nuvole all’orizzonte ci hanno lasciato presagire un temporale che deve ancora arrivare, ma già fa sentire il suo rombo di tuono.
Sono proprio loro, le nuvole, nel loro essere soggetto femminile, a coprire il sole, a sfuggire il vento, e ad assumere forme diverse e rendere il cielo un materasso scuro. Hanno forme diverse, alcune sono più sottili e tenui, altre più pompose e quasi più belle a guardarsi, ma sono pur sempre nuvole e l’uomo non può far altro che cercare di osservarle dal basso e provare ad indovinare se porteranno la pioggia.
La metafora delle nuvole è un pretesto per descrivere le donne di questo quinto episodio, soprattutto se si pensa alle parole usate da Ross proprio per dimostrare come le donne tra loro, ed in particolar modo quelle accanto a lui, siano appartenenti allo stesso genere eppure siano così diverse proprio nell’esser donne, a volte effimere ed inconsistenti, proprio come le nuvole.
E’ il caso di Elizabeth che, in questa puntata, riesce a farsi vedere più delle scorse volte, ma non esita a lasciarsi andare a giudizi inopportuni e spesso vuole dimostrare un qualcosa più di quanto possegga. Appare leggermente artefatto il suo volersi dimostrar più spigliata, intendersi di faccende che – per l’epoca- non erano nei suoi compiti, ed il tutto sembra fatto al solo scopo di mortificare Francis e farsi compatire da Ross, ritraendo se stessa come un oggetto di valore tenuto per forza in una teca, o un pettirosso rinchiuso in una gabbia.
Siamo onesti. Elizabeth nella realtà dei fatti non ha mai mosso un dito fino ad ora, neppure indirettamente per cercare di porre rimedio a ciò che è stato del patrimonio dilapidato dei Poldark, anzi, ha solo aggravato il peso delle circostanze sulle spalle di Francis, ponendosi come giudice implacabile dall’alto del tribunale che ha istituito. Penso non possa assolutamente permettersi di parlare, per quanto le sue trame subdole non mi convincono e sono più che sicura non le porteranno nulla di buono. Non mi lascerò andare a spoiler ma, come la falena adora stare vicino al fuoco, prima o poi si brucerà le ali, quindi se persiste pur sapendolo nel voler provocare o cercare volutamente chi o cosa…beh o ci fa, o ci è…e dovrà affrontarne le conseguenze.
Una lancia va spezzata invece in favore di Francis, che seppur da ingenuotto figlio di papà un po’ imbranato non smette di farsi raggirare, e non riesce con le sue silenti grida d’aiuto a farsi comprendere da nessuno, che sia sua moglie o suo cugino. Sono tutti pronti a giudicare e puntare il dito contro di lui, ma all’atto concreto, nessuno riesce davvero ad offrirgli un appiglio di salvezza. E secondo me è coscientemente fatto apposta. Molto si sarebbe potuto fare per Francis, ma al di là delle belle parole di sua moglie, piena di intenti ma che non muove neppur un muscolo limitandosi a sbuffare o a legger storie da bambini, il povero fair Poldark è praticamente lasciato a se stesso. Francis è come una pianta dalle foglie secche che nessuno vuole aver cura di provare a salvare, perché non ne varrebbe la pena.
Resurgam…mica tanto.
Te lo auguriamo, poor Francis…
L’unica cosa che appare ovvia è che, naturalmente, tutto questo si ripercuoterà sugli equilibri del villaggio e delle famiglie come le onde increspano la superficie di un lago dopo avervi lanciato un sasso. Del resto c’è già fermento, sia per la crisi mineraria, sia per la fame imperante che agita gli animi in lungo e in largo per tutta l’Inghilterra.
Se quindi c’è l’inattività di Elizabeth da un lato, Demelza al contrario non riesce a star ferma neppure durante e dopo la gravidanza. E’ talmente presa dal suo ruolo di benefico elemento di cambiamento che ora, ritrovate le forze, vuole prodigarsi anche per Verity – l’unica che l’ha accolta ed aiutata a discapito della sua stessa felicità. Per Demelza l’immobilità è qualcosa da non considerarsi nemmeno, ed è lei stessa in prima persona che inercetta il Cpt.Blamey e combina un incontro per il bene di Verity, per poterla veder sorridere di nuovo dietro la sua espressione spaurita e gli occhi spenti.
Sappiamo che c’è molto di sbagliato e tanto di non detto nel voler organizzare quest’incontro nonostante le nobili intenzioni, soprattutto perché Ross è all’oscuro di tutto. Tuttavia, anche lui, dal canto suo, continua a nasconderle alcuni segreti e soprattutto le sue inquietudini – e ci fanno temere molto di più.
Ross è ormai (quasi) certo di amare Demelza, eppure Elizabeth è sempre lì, come un tarlo, perché seppur abbia provato ad estirparlo, non ce l’ha mai fatta fino in fondo. Ed Elizabeth ne approfitta, tanto da voler far leva su questo aspetto e debolezza di Ross, ponendo Francis come modello negativo e pietra dello scandalo al grido di “vedi? Sono una moglie sofferente e tradita ed ho bisogno di tanto tanto aiuto, consolazione ed affetto”.
Il dark Poldark in questo episodio è forse poco più distante da Demelza, e dopo gli accorati e focosi momenti che ci ha regalato nello scorso episodio, questa volta lo rivediamo sì felice per la nascita della piccola Julia, pieno di propositi, ma anche un poco più dubbioso, scontroso ed accigliato, vuoi complice anche il declino delle miniere e delle sorti di suo cugino. E le solite maledette incertezze dell’animo tormentato.
Demelza lo percepisce, ne è cosciente, e non solo se ne dispiace, ma teme che l’idillio possa finire così come sa bene che, per quanto voglia sforzarsi ed apparire una ‘lady’, agli occhi di molti sarà l’usurpatrice arrivista dell’ambìto Poldark, che tutte rifiutavano ma, apparentemente, tutte poi vogliono (vedasi il battesimo ed il “party” dai Warleggan).
Ecco, fermiamoci un istante. In questo particolare frangente, vuoi anche dopo il battesimo ma soprattutto dopo il party “d’affari”, mi sono lasciata andare ad una riflessione. Avete notato quando, ad esempio, voi come persone reali desiderate una cosa, oppure pensate che le cose vi stiano andando benissimo, e di punto in bianco, al culmine della felicità, inizia ad andare tutto storto? Chiamatelo malocchio, invidia, iattura ma è quello che succede il 90 % delle volte e che probabilmente succederà anche in questa parte di mondo fittizio ambientata nella vecchia Cornovaglia.
Ci mettiamo nei panni di Demelza e…vediamo che non ci riesce poi così difficile. E’ un po’ come tutte noi, che con fatica arriviamo ad inseguire un sogno o un traguardo, a carezzarlo con le dita e ad acciuffarlo, e lo teniamo stretto perché è il nostro sogno e perché è l’unico che abbiamo. Le altre? Oh, loro ne hanno tanti di “sogni”, eppure devono invidiarti quel poco che hai tu, non importa quanto sia disgraziato o semplice in confronto ai loro, lo esigono senza riserve. Ed è così per Elizabeth, Ruth, la Prostituta del Red Lion (che ancora devo capire poi che funzionalità abbia), e continuerei con “qualcun’altra vuole aggiungersi? Prego siòre, prego…c’è posto per altre serpi vogliose!”.
I’ll kill you…
Fortuna Demelza non è come noi e non si lascia andar molto spesso ad attacchi di collera, ma più saggiamente riesce a guardare con un certo distacco le circostanze, anche se inizia a percepire il tutto e vediamo come, anche nelle ultime scene, negli scambi tra Ross ed Elizabeth, lei arrivi senza timore (?) a rimarcare che ora quella è/dovrebbe essere cosa sua.
Demelza on Elizabeth
Insomma, diciamo che in questo episodio, molto di raccordo, succede un po’ tutto ed un po’ un tutto di nulla, perché c’è tanto ancora di non detto, e soprattutto presagiamo il peggio. Vengono gettati i semi della discordia e presto siamo sicuri inizieranno a germogliare in maniera negativa e distruttiva. Il clima è teso e lo avvertiamo, che sia per un matrimonio tra poveri lavoratori con poche prospettive ed una moglie tutt’altro che fedele, a chi in vino e gioco d’azzardo sta rovinando la sua vita per colpa di una famiglia in ascesa e della loro volontà di arricchirsi a discapito degli altri.
Inoltre, sappiamo bene che il Romelza ci farà soffrire, e per questa puntata ho deciso di lasciarvi con la cover di una canzone un po’ vecchiotta ma che, a mio parere, ben interpreta lo spirito di Demelza soprattutto nelle ultimissime scene. Vedrete come il testo ben rispecchia la sua situazione, i suoi timori, e quell’eterno confronto che dovrà affrontare nei confronti di Elizabeth.
(**Ascolta qui**)
I’m begging of you please don’t take my man
Please don’t take him just because you can.
Your beauty is beyond compare
With flaming locks of auburn hair
With ivory skin and eyes of emerald green
Your smile is like a breath of spring
Your voice is soft like summer rain
And I cannot compete with you
He talks about you in his sleep
There’s nothing I can do to keep
From crying when he calls your name
And I can easily understand
How you could easily take my man
But you don’t know what he means to me
You could have your choice of men
But I could never love again
He’s the only one for me
I had to have this talk with you
My happiness depends on you
And whatever you decide to do.
E dunque, con il cuore in mano e colmo di feels e preoccupazioni, vi aspetto qui la settimana prossima per commentare con voi un altro sofferto episodio di Poldark.
Brace yourselves, tears are coming!
-Notforyourears
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