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Recensione Pony Island

Creato il 20 gennaio 2016 da Lightman

Recensione Pony Island

Quello che sembra un arcade semplice e infantile, si trasforma in un'esperienza complessa e sfaccettata, inesauribile fonte di sorprese. Un inno alla creatività, simbolo ed esempio di una filosofia di sviluppo veramente indipendente.

Versione analizzata: PC

Recensione Pony Island
Recensione Pony Island

Matteo Mangoni è un grande amante della tecnologia e, soprattutto, del medium videoludico. Programmatore di giorno e gamer incallito di notte (o viceversa), ha avuto fra le mani la sua prima console all'età di 6 anni, e da allora per lui niente è più stato lo stesso. Soprattutto le bollette della luce. Lo trovate su Facebook e Twitter.

Pony Island è un titolo dalle mille sfaccettature, complesso da descrivere e da comprendere. Un distillato di creatività, follia e libertà; un inno al videogioco veramente e completamente indipendente, riuscitissimo e destabilizzante al punto giusto. Destabilizzante come la sua colonna sonora metallica e la sua grafica minimalista, due elementi in grado di trasmettere un senso di inquietudine senza eguali. Un gioco ricco di colpi di genio e di cambiamenti di ritmo improvvisi. Il titolo, nato inizialmente durante la trentunesima edizione della Ludum Dare (un evento in cui gli sviluppatori si mettono alla prova creando un gioco da zero in un singolo weekend) e successivamente espanso e rifinito in preparazione dell'approdo su Steam, è un puzzle game mascherato da arcade innocente, che ci vedrà alle prese con un coin-op decisamente particolare e... dannatamente possessivo.

Un pony per amico...

La natura profondamente malata del gioco inizierà a venire a galla sin dalle prime battute, quando ci appresteremo ad avviare la nostra prima partita a Pony Island (inteso come "il coin-op che si trova dentro al gioco" e non il gioco stesso). Ci troveremo di fronte a quella che potrebbe sembrare una classicissima schermata iniziale, se non fosse per un piccolissimo dettaglio: l'opzione per iniziare una nuova partita non funziona. Ovviamente non vi diremo come risolvere il problema, sarebbe davvero ingiusto privarvi del senso di stupore e meraviglia che vi attanaglierà non appena capirete il tono della produzione, quando vi immergerete per la prima volta in uno dei giochi più pazzi e deviati degli ultimi tempi. Dopo aver iniziato la partita, vi troverete momentaneamente alle prese con un coin-op tutt'altro che profondo, un classico gioco per bambini da quattro soldi: nell'angolo sinistro dello schermo c'è un pony che corre, e il nostro scopo sarà quello di saltare - con il semplice click del tasto sinistro del mouse - dei banalissimi ostacoli bianchi. Ma si intuisce fin da subito che qualcosa non va, che c'è molto di più dietro all'apparente innocenza di Pony Island. Lo avevamo capito fin dall'inizio, ma non pensavamo che lo sviluppatore avesse potuto spingersi fino a tanto. Nel corso dell'avventura il gioco si espanderà progressivamente, muterà; simboli e rumori inquietanti diventeranno il vostro pane quotidiano, strani menu e complicati puzzle la vostra unica via d'uscita da un incubo che sembra non avere fine. A un certo punto il gioco si arricchirà improvvisamente di alcuni elementi RPG, grazie all'introduzione di uno stravagante "adventure mode". Durante la nostra avventura saremo spesso costretti a "barare" (perché sarà l'unico modo per proseguire), alterando il codice sorgente attraverso semplici enigmi basati sul posizionamento di specifici blocchi. Per capire come funziona questo aspetto, immaginate un programma "procedurale", che prevede l'esecuzione di un'istruzione dopo l'altra, nell'ordine in cui queste sono state scritte, e immaginate di poter alterare il flusso di istruzioni utilizzando dei blocchi con cui è possibile di fatto far saltare alcune stringhe di codice. Ci capiterà di ricorrere a questi puzzle (che ci chiederanno ad esempio di usare blocchi speciali capaci di generare dei veri e propri "loop", o magari di sdoppiare il puntatore per eseguire più istruzioni contemporaneamente) per aumentare senza sforzo la nostra esperienza in modo tale da sbloccare un nuovo contenuto, abilitare determinate opzioni o accedere a qualche file nascosto nel sistema.

Recensione Pony Island

Perché il gameplay di Pony Island è fondamentalmente costituito da due parti completamente distinte e apparentemente indipendenti tra loro: la prima, quella più arcade, ci vedrà alle prese con livelli in cui controlleremo il Pony, simili a quello di cui vi abbiamo parlato in precedenza ma logicamente di difficoltà crescente; mentre la seconda ci chiederà di districarci all'interno di complicatissimi enigmi, cancellare strani file, recuperare password oppure chattare con svariati personaggi tramite una sorta di servizio di messaggistica istantanea.

...e Satana come nemico

A tenere assieme le due diverse anime della produzione ci pensa una sotto-trama banale ma comunque efficace. Ben presto scopriremo di non essere gli unici prigionieri del gioco e faremo la conoscenza di un misterioso "personaggio" in grado di aiutarci a porre fine a tutto questo, ma il percorso sarà difficoltoso e irto di pericoli. Tutti i nostri nemici saranno creature demoniache, anche se in realtà si tratta soltanto di esseri digitali. Tra queste, la più indimenticabile è senza ombra di dubbio Asmodeus.exe. Dialogandoci sarà impossibile non stupirsi ancora una volta - per altro sul finale, quando già pensavamo di aver visto di tutto e di più - per quanta varietà e quante idee siano state riversate dentro quel semplice, breve e piccolissimo gioco che è Pony Island.

La voglia di raccontarvi cosa accadrà e farvi capire quanto poco basti per rendere unica e indimenticabile questa esperienza videoludica sarebbe tanta, ma non possiamo dire niente di più per non rovinare completamente il titolo a chiunque abbia intenzione di giocarlo nel prossimo futuro. Il fascino di Pony Island risiede principalmente nella sua imprevedibilità, nella sua natura atipica e nella sua capacità di sorprenderci continuamente. Anticiparne - anche solo parzialmente - alcuni contenuti sarebbe estremamente scorretto nei vostri confronti. Se siete curiosi di saperne di più, non vi resta che provare con mano questa piccola perla del mercato videoludico indipendente.
Concludiamo aggiungendo che non mancherà neanche la presenza di una vera e propria boss fight. Un combattimento piuttosto semplice e non troppo ispirato, forse, ma in effetti non è che si potesse fare molto di più in quella circostanza. Stona leggermente soltanto perché inserito in un contesto che, nelle due ore e mezza scarse che abbiamo impiegato a concludere l'avventura, non ha fatto altro che gettarci in faccia idee geniali e continui colpi di scena uno dopo l'altro.

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