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[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)

Creato il 18 febbraio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_C
[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)
Qualcuno di voi si ricorderà quando, all'inizio del mese, vi ho parlato di un certo Upstream Color di Shane Carruth, film low budget del 2013. Una pellicola in bilico tra thriller, weird, fantascienza e storia d'amore girata con due soldi da un regista che fa anche tutto il resto. Ecco, prima di Upstream Color c'era stata un'altra pellicola a cui avevo già accennato, film del 2004 intitolato Primer ed esploso come una specie di fenomeno. La leggenda narra che sia costato circa 7000 dollari e che, girando per i festival indipendenti, abbia attirato una cerchia di proseliti che l'hanno elevato a capolavoro nonché caposaldo del genere. Il genere in questione è la fantascienza, perché Primer è un film sui viaggi nel tempo. Solo che non è il film sui viaggi nel tempo che ci si aspetterebbe, lontano dai vari Doctor Who, Ritorno al Futuro, The Time Machine o Donnie Darko.
Due giovani ingegneri, Aaron e Abe, si dilettano nel tempo libero con esperimenti nel garage di Aaron. E sarà proprio durante questi esperimenti che si ritroveranno tra le mani una vera e propria mini-macchina del tempo, una scatola in grado di "lanciare" l'oggetto che contiene nel passato. I due, a questo punto, realizzeranno una macchina in grado di contenerli entrambi: lo scopo è tornare indietro nel tempo per arricchirsi giocando in borsa. Solo che le cose non andranno proprio come ci si aspetta.
[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)
Allora, immaginate di girare un film di fantascienza con solo 7000 dollari. Una manciata di attori, qualche location in interni, tante parole e nessun effetto speciale, cosa inimmaginabile nel ventiduesimo secolo. Infatti Primer, pur essendo un film sui viaggi nel tempo, è una pellicola concettuale: i viaggi non ci vengono mostrati, ci vengono mostrati i loro effetti tanto sul "normale" svolgersi degli eventi quanto sui due protagonisti. Un film di fantascienza affrontato con realismo empirico, che si sviluppa su basi che ci vengono proposte come scientifiche fino ad apparire perfino probabili. Attraverso dialoghi interminabili e non particolarmente comprensibili, infatti, ci viene spiegato in linea teorica tutto quel che avviene e che, per motivi di budget, non ci può essere mostrato se non attraverso piccoli cambiamenti che lasciano solo intuire quel che in realtà sta succedendo. A dirigere, scrivere, produrre, montare e musicare il tutto è Shane Carruth, uno che prima di mettersi a fare il regista aveva studiato matematica al college e che, mettendoci pure la faccia (è lui a interpretare Aaron), si gioca il tutto per tutto partendo da quel che spesso manca al cinema multimiliardario contemporaneo: un'idea che valga la pena di essere sviluppata.
[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)
Da questo punto in poi la recensione può contenere spoiler
Primer è un film difficile, veramente complicato, che necessita di più di una visione per essere compreso. Infatti, strutturalmente, è complicato perché si basa su un concetto particolare: ogni viaggio nel tempo crea una nuova linea temporale. Quindi ad ogni viaggio nel tempo corrisponde una time line diversa che presenta differenze, seppur minime, rispetto alle altre. Prima di tutto c'è da dire che il viaggio nel tempo, in Primer, è possibile solo nel passato, da un punto B (avanti nel tempo) verso un punto A (indietro nel tempo). Il mezzo (la macchina del tempo) è una scatola. I due protagonisti (viaggiatori nel tempo) accendono la scatola, ad esempio, alle ore 16:00 (punto A) di un giorno X e la tengono accesa per sette ore. Quindi alle 23.00 (punto B) entrano nella scatola e, rimanendoci per altrettante sette ore, tornano indietro al punto A e quindi alle ore 16:00 - quando la macchina del tempo era stata accesa - dello stesso giorno X. 
[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)
Aaron e Abe fanno nove viaggi nel tempo, quindi creano nove time-line differenti, nove linee temporali parallele. Un numero enorme che rende il film estremamente complicato. In effetti Primer è una pellicola tanto geniale quanto complessa che, per essere compresa, necessita di essere schematizzata. Questo potrebbe essere visto come un limite ed in effetti lo è, ma la colpa è più che altro del budget che, non permettendo di mostrare, costringe a spiegare attraverso fiumi di parole e a lasciar intuire mostrando le piccole differenze tra una time line e l'altra. Lo schemino qui sotto mostra a grandi linee quel che succede, come e perché. Ma alla fine quel che conta sono gli effetti di questi viaggi sui due protagonisti, la loro psicologia che cambia, gli effetti collaterali inaspettati sulla loro mente e, in un certo senso, sul loro corpo. Un film in cui la fantascienza viene affrontata da un punto di vista teorico, che dimostra quanto siano importanti le idee e quanto conti poco tutto il resto. Cosa vera solo fino a un certo punto.

[Recensione] Primer (di Shane Carruth, 2004)

da Wikipedia


E alla fine, se mi dovessi porre la fatidica domanda "Primer è un film bello o un film brutto" io risponderei semplicemente con "geniale", cosa che vuol dire poco o niente. In realtà Primer è un bellissimo film con un enorme difetto: necessita di essere spiegato o di esser visto talmente tante volte da diventare ovvio. Allo stesso tempo è un film che ci guadagna dall'essere compreso, in cui il peso dell'incomprensibile può schiacciare lo spettatore. E' un film unico che può benissimo esasperare o tediare. Ma difficilmente vi lascerà indifferenti.

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