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Recensione "Prodigy" di Marie Lu

Da Glinda
Cari sognalettori, sapete che ho una questione in sospeso con diverse recensioni arretrate, vero? Ecco, "Prodigy" è uno di quei libri che ho letto e mai recensito. Oggi, per non odiarmi, ho deciso di parlarvi finalmente di questo splendido romanzo della serie "Legend" di Marie Lu. Nel limite del possibile, limiterò gli spoiler.

Data di pubblicazione:11 marzo 2014Titolo: Prodigy (Legend #2)Casa editrice: PiemmeAutrice: Marie LuPrezzo: 16,50 €Pagine: 300Il mio voto 



June e Day arrivano a Vegas dopo essere miracolosamente sfuggiti all'ingiustizia della Repubblica quando l'inconcepibile accade: l'Elector Primo muore e il figlio Ander prende il suo posto. Mentre la Repubblica sprofonda nel caos, i due giovani ribelli si uniscono ai Patrioti nel disperato tentativo di salvare il fratello di Day, Eden. E i Patrioti accettano, ma a una condizione: June e Day dovranno prima uccidere il nuovo Elector. Peccato che Anden non abbia niente a che vedere con il suo crudele genitore.


La mia recensione


Il criminale più ricercato della Repubblica è solo un ragazzo che mi siede davanti, di colpo vulnerabile, e che non ha paura di mettere a nudo le sue debolezze. June, "Prodigy"

Non so se ne siete al corrente, ma la sottoscritta ha un rapporto abbastanza burrascoso con le serie distopiche YA. Tendo ad abbandonarle, a non farmi convincere, a essere ipercritica e puntigliosa su tutto. Una delle poche serie di questo genere che mi ha convinto è "Hunger Games", perciò non è facile reggere un confronto simile. Eppure esistono le eccezioni. Quelle perle che non ti aspetti, che ti illuminano la giornata e in qualche modo la vita, riempiendoti di nuovi ideali, di nuove passioni, di una nuova forza. Questo mi è accaduto quando sono inciampata in "Legend" (qui la mia recensione), primo libro dell'omonima trilogia distopica per YA della giovanissima e geniale Marie Lu. Non sapevo quanta potenza quel piccolo libro dalle sfumature infuocate potesse contenere, motivo per cui ne sono stata stravolta. Quello che era mascherato da semplice romanzo per ragazzi, un po' romance e un po' distopico, poco impegnato e poco profondo, si è rivelato essere un libro intenso e fascinoso, permeato da messaggi forti e indelebili.A mani basse e senza troppi giri di parole, mi sentivo di poter affermare che "Legend" fosse uno dei migliori libri d'apertura di una serie distopica che avessi letto. Così d'impatto, così profondo, così ben scritto e con personaggi così convincenti. Avevo amato tutto di quel libro, motivo per cui temevo che il seguito non fosse all'altezza. Mi sbagliavo. 
"Prodigy" è stato, se possibile, ancora più coinvolgente, adrenalinico e toccante del suo predecessore. Uno dei libri di fantapolitica e fantascienza con protagonisti adolescenti, più convincente in cui mi sia imbattuta. Non sussistono motivi per cui un amante del genere (sempre ricordando che si tratta di YA) si debba privare di una lettura tanto bella e soddisfacente. "Prodigy" è tutto ciò che un lettore si aspetta dopo "Legend" e molto, molto di più. E' come un'ipnotica melodia in cui si fondono gioia, dolore, rimpianto, desiderio, rivalsa, amore, tradimento, speranza e rassegnazione. Il tutto fuso per creare la cascata di sentimenti e stati d'animo che si avvicendano in questa serie imperdibile. 
Mi aggrappo a lui come se dovesse svanire se lo lasciassi, e io dovessi ritrovarmi da sola in questa stanza buia, sospesa nel vuoto. Può darsi che Anden sia l’uomo più potente della Repubblica... ma è Day, il ragazzo di strada con nient’altro che i vestiti che indossa e l’ardore negli occhi, a possedere il mio cuore.Lui è bellezza, fuori e dentro.Lui è un raggio di sole in un mondo in tempesta.Lui è la mia luceJune, "Prodigy"
"Prodigy" riprende le fila della storia da dove le avevamo lasciate. Siamo in America nel 2130, il mondo è vittima di flagelli ambientali e di terribili epidemie mortali. Sappiamo che tutto dipende dal risultato che avrà lo scontro che infuria tra la Repubblica – terribile regime dittatoriale – e  i Patrioti – fazione di ribelli che si oppone al regime. Sappiamo che June, cadetto quindicenne dalle grandi abilità militari devota alla Repubblica, e Day, suo coetaneo e avversario in quanto nemico della Repubblica, sono in realtà due facce della stessa medaglia. Sono i loro giovani volti ad ispirare la rivoluzione: June è il Prodigio della Repubblica, Day è la Leggenda delle Colonie. Sappiamo che il destino li vorrebbe nemici giurati, ma che le loro volontà sono ben diverse, che le loro forze  sono unite in una lotta silenziosa dai risultati ignoti, che i loro cuori sono legati indissolubilmente. Ritroviamo June e Day proprio come li avevamo lasciati: pronti a lottare contro tutto e tutti pur di restare assieme e fare giustizia e sappiamo che sono certi dei loro intenti. Ma non sappiamo ciò che li aspetta. Dimenticatevi di tutte le vostre congetture, perché Marie Lu ha in serbo delle grandiose sorprese per voi. Sorprese che vi spezzeranno il cuore, vi faranno infuriare, vi convinceranno di non potervi più fidare di nessuno, vi faranno odiare chi avreste voluto amare chi avevreste voluto detestare.
Se Day e June vorranno ottenere il supporto incondizionato dei Patrioti per liberarsi dal giogo della Repubblica che li vorrebbe morti, dovranno dimostrare la loro lealtà uccidendo il neo Elector della Repubblica, il giovane Anden. Un prezzo non così caro da pagare, se si pensa che Anden è il diretto successore del tiranno più terribile che la storia ricordi. Ma non tutto è come sembra. 
Separati e sotto copertura, June e Day affrontano la peggiore missione in cui si siano imbattuti. Ma, mentre i due seguiranno i propri cammini nella speranza che le loro strade si uniscano presto, la loro fiducia reciproca e verso i propri alleati sarà messa a dura prova da rivelazioni sconcertanti e ribaltamenti inattesi. Saranno, la Leggenda e il Prodigio, in grado di sovvertire le sorti di un mondo allo sfascio, o il gioco di potere in cui sono coinvolti li inghiottirà definitivamente?
           
All’inizio nessuno si accorge di me. Ma ben presto una faccia si gira nella mia direzione, forse attirata dal colore dei miei capelli, quindi un’altra e un’altra ancora. Un piccolo gruppo. Cresce fino a diverse decine, tutte con il dito puntato su di me. Le grida e i cori iniziano a placarsi. Mi domando se June mi stia vedendo. I soldati allineati sugli altri tetti mi puntano le armi addosso, ma non sparano. Sono bloccati con me in questo strano limbo di tensione. Vorrei scappare. Fare quello che faccio sempre, che ho sempre fatto negli ultimi cinque anni della mia vita. Fuggire, rintanarmi nell’ombra.
Questa volta, però, rimango dove sono. Sono stanco di scappare.Day, "Legend"
Dovevo immaginare che Marie Lu mi avrebbe distrutta con questo romanzo. Invece sono stata ingenuamente convinta che tutto sarebbe andato per il meglio, che non sarebbe potuto accadere nulla di più orribile di ciò che avevo letto in "Legend", che Day e June non avrebbero potuto soffrire di più di quanto già non avessero fatto, che il mio cuore avrebbe retto. Mi sbagliavo su tutta la maledettissima linea. Ero così fuori strada da non averne nemmeno idea. "Prodigy" è stato tutto e l'opposto di tutto, bellissimo e anche orribile, epico e tragico, straziante e sublime, ma, soprattutto, inatteso. Sotto ogni punto di vista ponderabile. 
Visti i loro turbolenti inizi, pensavo che June e Day avrebbero potuto finalmente stare assieme senza troppi ostacoli, invece per la maggior parte del romanzo i due sono separati e, a tratti, contrapposti. Pensavo di aver capito chi fossero i buoni e chi i cattivi, seppur con qualche dubbio, invece alla fine di "Prodigy" ero più confusa che mai. Pensavo di nutrire affetto per la cara dolce Tess, invece avrei voluto schiacciarla sotto un masso. Pensavo che Anden meritasse di essere messo alla pubblica gogna, invece si è rivelato un personaggio più interessante e profondo di quanto avessi immaginato. Pensavo di detestare a sufficienza Thomas, vile omicida senza dignità, ma ho dovuto ricredermi al cospetto di nuove agghiaccianti rivelazioni. Ma, soprattutto, pensavo di aver capito quanto Marie Lu fosse brava, invece non ci ero nemmeno lontanamente vicina.
Questa autrice ha un dono e sa usarlo molto, molto bene. Così bene da giocare con la mente dei lettori, dei protagonisti, di tutti. Così bene da farti maledire ogni rivelazione sconcertante per quanto faccia male e strazi fino alle ossa. Ti costringe ad ammirare June e Day, a tifare per loro e a piangere per loro, a credere in loro anche quando loro non credono in loro stessi, a difenderli anche quando compiono errori imperdonabili. Ti  convince ad amare i cattivi e odiare i buoni, a mettere in dubbio ogni parola, a sondare ogni angolo buio. Ti fa credere che, nonostante tutto forse c'è ancora speranza. E poi scrive un finale che ti mette in ginocchio e ti spezza il cuore, lasciandoti lì agonizzante nell'attesa del terzo libro. 
Quando avevo cinque anni, Metias mi portò a visitare la tomba dei nostri genitori.
Era la prima volta che lui ci tornava dal giorno del funerale. Non credo che ce la facesse a sopportare il ricordo di quello che era successo. A Los Angeles, alla maggior parte dei civili – anche a quelli che appartengono alle classi alte – viene assegnato un loculo di un metro quadrato nel cimitero della zona e una singola scatola di vetro opaco in cui conservare le ceneri della persona che amavi. Però Metias aveva corrotto gli ufficiali del cimitero, ottenendo per mamma e papà un loculo di quattro metri quadrati e due lapidi di cristallo intarsiato. Restammo lì, davanti alle lapidi, con i nostri vestiti e i nostri fiori bianchi. Ricordo di aver passato tutto il tempo a fissare mio fratello. Riesco ancora a vedere la sua mascella contratta, i suoi capelli perfettamente pettinati, le sue guance umide e lucide. Ma più di tutto rivedo i suoi occhi seri e tristi, il suo sguardo troppo vecchio per un ragazzo di diciassette anni.
È quello l’aspetto che aveva Day quando ha saputo della morte di suo fratello John. E adesso, mentre ci facciamo strada nel tunnel sotterraneo cercando di lasciarci Pierra alle spalle, ha di nuovo quello sguardo. June "Prodigy"


Verdetto: bello da non credere Livello sensualità: solo baci e qualche brivido

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