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Titolo: Raccontami di un giorno perfetto Autrice: Jennifer Niven Editore: De Agostini Numero di pagine: 400 Prezzo: € 14,90 Sinossi: È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L'ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d'altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d'auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l'amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l'incanto di una storia d'amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere d'incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare. La recensione Un lustro è passato da quando avevo sedici anni: l'età giusta per essere il protagonista di un romanzo young adult. Be', non troppi, uno dice. Ma, ripensandoci, cinque sono gli anni delle elementari e, ancora, del liceo; cinque sono gli anni che in media impieghi a laurearti, quando tutto, ma proprio tutto, va secondo i piani. Cinque anni sono un po', anche se non sembra, e sembrano chissà quanti una volta passati i venti. La maturità liceale, il superamento di una soglia che non sapevo neanche di avere valicato, i sedicenni che – ancora a casa, lo zaino in spalla, la strafottenza degli immortali – ti sembrano dei bambini anche se continui a sentirti bambino anche tu, a dirla tutta. Hai presente quando fai il compleanno e i tuoi amici ti chiedono come ci si senta a essere di un anno più vecchio? Ridi, fai spallucce, rispondi sempre uguale. Mi sentirò per sempre sempre uguale? Mi accorgo che sono cresciuto davvero quando leggo di adolescenti e mi trovo a contare gli anni sulle dita. Conto cinque anni, mi finiscono le dita di una mano, e mi viene in mente che non sono mai stato bravo in matematica e che il tempo mi è sfuggito. Da bambino, quando ero un lettore in erba e leggevo di ragazzi ribelli che mi sembravano inarrivabili, i sedici anni li avevo aspettati. Ma li ho passati senza accorgermene, come quando in autostrada sbagli casello ed è tardi. Metto la mia maturità in relazione a questo. Gli attori ci passano quando dal ruolo del figlio, nel film successivo, finiscono per interpretare il ruolo del padre? Da blogger, mi misuro invece per pile di libri e età media dei protagonisti di quel che ho tra le mani. Non ho più l'età dei romanzi young adult, ma non per forza per i romanzi young adult. Questo strano, stranissimo ragionamento – voi lo avete capito? - mi ha fatto compagnia mentre martedì mattina, in treno, leggevo Raccontami di un giorno perfetto. Nonostante il titolo italiano mi piacesse molto, e nonostante mi piacesse ancora di più la sensazione di avere davanti una storia d'amore nelle mie corde, in circense equilibrio com'è tra il romantico e il deprimente (e sì, in equilibrio anche sui cornicioni delle torri campanarie), il romanzo – uscito in contemporanea, e a breve un film – non mi urlava a gran voce di farsi leggere, prima che iniziassero a fioccare, almeno, le più contraddittorie delle recensioni. Dovevo sondare il terreno di persona: indagare. Mi sono deciso quando ho visto un'intervista dell'autrice e la sua gentilezza, quasi d'altri pianeti, mi ha toccato. Una persona così dolce e a modo non poteva scrivere storie brutte. E Raccontami di un giorno perfetto dolce lo è, a modo non troppo – con quel filino di politicamente scorretto che mi fa sorridere parecchio -, ma mi è piaciuto. Perché Jennifer Niven è una persona gentile e scrive molto bene. Francamente, in questa sua storia giovane e disperata ci ho sguazzato e non ho avuto paura delle acque agitate. Mi sono affezionato ai protagonisti nel momento in cui li ho visti lassù in cima, e scoprire che Finch era più spigliato e allegro del previsto e che Violet si discostava sì e no dalla reginetta del ballo tipo, con un peso nello stomaco, mi ha sorpreso in positivo e mi ha aiutato, strada facendo, a disegnare nuovi tratti su quelle vite in corso di svolgimento. Su quei problematici destini dai lavori in corso. Poi, la ricerca del posto – e del giorno – perfetto, i sassolini contro la finestra, una prima parte leggerissima e una conclusione che invece pesa eccome. Se Violet può risultare spesso sottotono, Finch è invece un calamita: attira guai e attenzioni. E' un buco nero. Protagonista carismatico, originale e profondo, che sfugge al cliché di cattivo ragazzo perché lui è cattivo solo con sé stesso. Il pericolo: lasciarlo solo nella sua testa. Dove ci sono le scintille, la negatività cronica, minuziose, e a tratti curiose, statistiche su come farla finita. Mi è stato a cuore per i post-it colorati, le parole belle ritagliate dai libri brutti, le pareti magiche di una stanza ora rossa e ora azzurra, un profilo Facebook che conta una sola amica e una chat in cui si parla citando Pavese e la Woolf. Gli si perdona anche il fatto di essere un bel tipo – ma è nei patti, perché non ci sono più gli sfigatelli di una volta in certi libri pensati per certi lettori – in virtù del fatto che, se non fosse per il metro e novanta e gli occhi blu che solo nei romanzi, sarebbe uno di quei personaggi che mi vanno a genio e che, in mancanza di aggettivi, definisco semplicemente "un po' così". Alla Charlie di Noi siamo infinito. Con le tasche piene di sassi. Difetti: un protagonista troppo popolare per essere un impopolare, ma ovviamente si scherza; la discontinutà dei toni – che poi per me è un pregio grande: io ero nel cervello di Finch e volevo essere un giorno tristissimo e un giorno felicissimo, per condividere con lui tutto, il bene come il male –; le assenze a capitoli alterni di un lui interessantissimo, contrapposto a una lei poco memorabile. Inoltre, un finale tirato forse per le lunghe. Raccontami di un giorno perfetto è la storia di una vita in un guardaroba, della ricerca di un portale sul fondo di un lago leggendario e del cercasi disperatamente anima gemella per condividere un po' di bellezza. Ma non allontanandosi mai dal buio dell'armadio di Theodore Finch. Ci sarà abbastanza aria per due? Si riuscirà a mettere la testa fuori, in nome di un amore tenero e a prova di vertigine? Quattrocento pagine con tematiche importantissime e io che solo con questa Jennifer Niven mi rendevo conto di non ricordare più come suonassero i miei pensieri nell'età in cui Violet e Finch meditavano di buttarsi giù da un cornicione. E per quale motivo, poi? Magari, in un gioco di ruolo, mi ero immaginato loro coetaneo, ai piedi della torre, e avevo fantasticato di salvarli tutti. Con un epico se vi buttate voi, mi butto anch'io, capito? Ho avuto una fulminazione ho realizzato che quella – ma che? - che non era più cosa mia. C'erano chilometri e chilometri, un intreccio di fantasia e quei famosi cinque anni a separarci. Dico questo non so esattamente perché. Finch, che pensa troppo, mi avrà fatto pensare troppo. A quando ero più fragile e disarmato, e a quando sognavo di fare lunghi viaggi in macchina, con la patente fresca fresca, proprio come loro, ma invece non l'ho fatto. Ma, sarà un pensiero banale, se c'è una cosa che ho imparato da questa storia di ragazzi stanchi di vivere a tre metri sopra il cielo, prima di schiantarsi a terra, è che non è mai troppo tardi. Loro lasciano un buco nell'asfalto. E nel cuore. Ma l'urto, alla fine, è evitato Finch e Violet sanno volare.
Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Dido – White Flag
“And I will go down with this ship
And I won't put my hands up and surrender There will be no white flag above my door. I'm in love...”
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