Mi
mancava Baba. Mi aiutava a restare coi piedi per terra. Mi impediva
di rimuginare di continuo sulle cose.
Titolo:
Ragazze di campagna
Autrice:
Edna O'Brien
Editore:
Elliot
Numero
di pagine: 256
Prezzo:
€ 13,50
Sinossi:
La
timida Caithleen sogna l'amore, mentre la sua amica Baba,
sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni
esperienza che la vita può regalare a una giovane donna. Quando
l'orizzonte del loro piccolo villaggio, nella cattolicissima campagna
irlandese, si fa troppo angusto, decidono di lasciare il collegio di
suore in cui vivono per scappare nella grande città, in cerca
d'amore ed emozioni. Alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1960,
l'esordio narrativo di Edna O'Brien, fortemente autobiografico,
suscitò reazioni di sdegno e condanna che andarono ben oltre le
intenzioni di una sconosciuta autrice poco più che ventenne: il
libro fu bruciato sul sagrato delle chiese e messo all'indice per
aver raccontato, per la prima volta con sincerità e in maniera
esplicita, il desiderio di una nuova generazione di donne che
rivendicava il diritto di poter vivere la propria sessualità.
La recensione
Nella
religiosa Irlanda dei primi anni sessanta, si racconta come l'esordio
di Edna O'Brien – giovane e spregiudicata ragazza di paese, che
rifletteva, in quel breve romanzo parzialmente autobiografico, sulle necessità, gli amori, i viaggi – avesse
suscitato immenso clamore. La sua penna, eppure semplice e
delicata, era stata come un bastone in un vespaio. Le sue
riflessioni sulla famiglia, l'istruzione scolastica, il sesso –
prerogative dell'adolescenza di ogni dove e di ogni epoca – avevano
sollevato i ronzii dei benpensanti, le ire funeste dei cattolici. Ragazze di campagne, primo capitolo di una
trilogia che segue, negli anni, la crescita di due migliori amiche
che si amano e si odiano di vero cuore, era il romanzo di formazione
da inserire nell'indice dei libri proibiti, da bruciare pubblicamente
sui sagrati delle chiese. Coma appare, oggi, con le menti aperte e i
giovani smaliziati, questo classico moderno da poco riscoperto e
salvato dal pregiudizio di un pubblico tanto ipocrita quanto
moralista?
Ragazze di campagna – a cui seguiranno La
ragazza dagli occhi verdi e Ragazze nella felicità coniugale:
già in lista, perché il finale
sospeso lascia qualche dubbio e una visione opaca
dell'insieme – mi ha ricordato il primo volume della saga di Elena
Ferrante – da Dublino a Napoli, non cambia molto se si parla di
amicizie al femminile e voglia di altrove – e quei film in bianco e nero,
trasmessi nel tardo pomeriggio, che conservano ancora il loro fascino. Tornare a pubblicare la O'Brien, tornare a
parlarne, è un po' come restituire loro il colore, in un magico
lavoro di restauro: nel tentativo, quasi, di recuperare il tempo
perduto. Poco attirato quando si parla di classici o aspiranti tali,
confuso da chi lo adorava e da chi, al contrario, lo trovava una delusione, l'ho tenuto a mente, ma lasciato in forse. Quando,
al solito mercatino, per due euro, ho portato a casa la nuova edizione Elliot il forse si è
trasformato in sicurezza. Com'è il romanzo su cui ogni blogger ha detto la sua, usando i
toni più disparati? Ragazze di campagna è
la storia dell'adolescente che posa sulla copertina italiana:
Caithleen ha i capelli rossi, le scarpe consumate, una valigia di
cartone con pochi beni all'interno. Alle sue spalle, i campi e un
casolare da abbandonare, dopo la morte della madre e i debiti di un
padre alcolista, ma con la voglia di redimersi. Da qualche parte lì
vicino, se fosse possibile una panoramica, vedremmo la
villa dell'amica Baba; al contario suo, ricca, viziata e
appariscente.
Con un papà a cui non dà il rispetto meritato, una
mamma che sogna il cinema, un fratello spocchioso e una
casa grandissima, piena di stanze e meraviglie, in cui la sfortunata
Caithleen – però più intelligente e coscienziosa –
è sempre la benvenuta. Finché non attira le attenzioni del Signor
Gentleman, uomo attempato e facoltoso, e i suoi voti alti non le
valgono una borsa di studio in città. L'amicizia tra Caithleen e
Baba, allora, si fa simile a quella tra le nostre care Lila e Lenù:
la fedeltà cieca e la competizione spietata. La O'Brien le
seguirà dai quattordici ai diciotto anni, in questo titolo. La vita in periferia,
l'arrivo in una scuola cattolica, la fuga a Dublino: senza
un'istruzione ma con un sogno. Farcela. E, soprattutto, innamorarsi
perdutamente, come succede al cinema. L'autrice, all'epoca della prima stesura loro
coetanea, è attenta agli stati d'animo e agli sfondi; ai cuori in subbuglio e
alle città straniere che cambiano, cambiandoci. Ma anche ai miracoli del trucco, alla vanità delle sue piccole donne, alla caccia
spietata di uomini ricchi e depravati nei riguardi delle due
protagoniste, materiali e sciocchine, che rischieranno di dimenticare –
stordite dagli apertivi e dalle luci sfavillanti di Dublino – la retta via e i lati
positivi di quella loro strana amicizia, mai del tutto disinteressata. Il bello, in Ragazze
di campagna, è che tutto ciò che i più grandi affermano si rivela vero – presenti, e cito i
commenti in copertina, la spontanea originalità, l'ironia,
l'innovazione, lo scandaloso puzzle di desideri femminili – ma, a
prima vista, non si direbbe; sapete? Il brutto, per molti e anche un po' per
me, è quindi che, durante la lettura, se ne senta poco l'importanza. Pregi e
difetti, vizi e virtù, di una scrittura che è lieve, disimpegnata,
attuale: con l'acuto rischio, senza avere i seguiti a portata di mano, di
risultare però senza peso.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Tori Amos – Cornflake Girl