Robot pugili. Robot pugili, gente. Serve che vi dica altro? Solo il concetto è fantastico! Voglio un robot pugile! Uhm, ok, diamoci un contegno. Ecco a voi la recensione di Real Steel, diretto da Shawn Levy (che potreste ricordare per il dittico de Una notte al museo, con Ben Stiller) e con
LA TRAMA
America, 2020: il mondo della boxe è stato totalmente stravolto dopo l'introduzione di robot da combattimento. Gli incontri tra pugili umani sono ormai scomparsi, e ad affrontarsi nei ring- per la gioia di milioni di fan- sono rimasti solo automi comandati a distanza dai loro proprietari. Charlie Kenton è un' ex promessa del pugilato costretto a girovagare per l'America e racimolando soldi grazie al suo robot Ambush, che combatte in incontri illegali e fiere di paese. Quando Ambush viene distrutto, Charlie si ritrova pieno di debiti e con poche speranze per il futuro, con l'unico conforto dell'amica d'infanzia Bailey, figlia del suo mentore defunto. Come se non bastasse, finisce a dover badare ad un figlio undicenne che non ha mai conosciuto, Max, dopo la morte della sua ex-ragazza. Padre e figlio scopriranno comunque di avere la stessa passione: la boxe. Charlie e Max trovano un robot abbandonato in una discarica e decidono di rimetterlo in sesto: si tratta di Atom, modello da allenamento piuttosto obsoleto, ma che consentirà a Charlie di rimettersi in pista...
CUORE D'ACCIAIO
Real Steel è basato (molto vagamente) su un racconto breve di Richard Matheson, Steel, risalente al 1956, che ha pure dato origine ad un episodio de Ai confini della realtà. L'idea di realizzare un film con robot pugili è così geniale che mi domando perchè ci abbiano messo così tanto a farlo. No, la serie TV Robot Wars non conta. Il bambino che è in noi non può non emozionarsi di fronte a due macchine che se le suonano di santa ragione. Real Steel è un film semplice che va dritto al sodo; questa è la sua vera forza. Praticamente in tutte le recensioni ho letto di paragoni con Rocky, Over the Top e- uugh- la saga dei Transformers. Diciamo che il paragone coi film di Stallone può anche starci- la classica storia dell'underdog che arriva a sfidare un campione, con grande sorpresa di tutti- ma i Transformers lasciateli stare, vi prego. I robottoni di Bay, quando combattono, sono un ammasso confuso di lamiere, ripresi da una MdP impazzita che non riesce a starci dietro; i robot di Real Steel invece hanno movimenti credibili, fluidi, e una caratterizzazione davvero unica. Si tratterà anche di macchine telecomandate, ma hanno più carisma di molti personaggi in carne ed ossa presenti in altri film.
"ADRIANAAAAAAA!"
E se proprio vogliamo essere pignoli, penso sia preferibile portare i bambini al cinema per un film come Real Steel, piuttosto che per un giocattolone tutto culi & lamiere come Transformers (specie l'ultimo capitolo, in cui i robottoni si sventrano allegramente). Chi si lamenta della quantità eccessiva di clichè nel film di Levy dovrebbe stare zitto. Signori, raccontiamo storie da millenni, e difficilmente troveremo nuovi modi per confezionare una trama adatta ad un pubblico variegato. Un padre ed un figlio che imparano a conoscersi; un campione da battere; un ultimo incontro che riscatta il protagonista; sono tutti clichè, certo, ma usarli è sbagliato solo se la storia è realizzata in maniera scadente. E non è questo il caso. Semplicità non equivale a stupidità, come amo dire: meglio una storia semplice e genuina che una pomposa che cerca a tutti i costi di essere originale (fallendo miseramente).
"Potremmo inserire un triangolo amoroso tra Jackman, Lilly e Ambush, infilarci un malato terminale e un ragazzino nero problematico ma pieno di talento. Oscar, arriviamo!"
Certo c'è qualche ammaccatura qua e là, soprattutto per quanto riguarda la durata (più di due ore, forse un pò eccessiva) e l'approfondimento dei personaggi (il bambino ha perso la mamma ma non pare preoccuparsene, gli antagonisti sono macchiette, e avrei gradito più scene con Bailey e Charlie), ma la storia regge e scalda il cuore. (Ho fatto anche la lacrimuccia!) Ah, e una cosa che invece ho apprezzato: i "cattivi", ovvero il geniale Tak Mashido e la splendida russa Farra Lemcova, non barano. Di solito in questi film il campione in carica fa di tutto per ostacolare il protagonista (sabotaggi, minacce, armi nascoste, etc) ma qui la sfida è leale. Sono semplicemente boriosi e calcolatori (cercano solo una volta di comprare Atom, ma la cosa finisce lì), non degli sporchi bari. I più pignoli lamenteranno il poco credibile livello tecnologico dell'America (perlopiù rurale) del 2020 ritratta in Real Steel, praticamente identico a quello attuale. Eccezion fatta per i robot, tutto il resto (palmari, telefonini, schermi Tv) è invariato rispetto al presente. Però dai, la periferica con cui vengono controllati i lottatori non ricorda un certo dispositivo Nintendo in dirittura d'arrivo? Ma si tratta di sbavature perdonabili. Questo film è confezionato per piacere ed emozionare; gli attori principali sono bravi (specie il piccolo Goyo, davvero pieno di energia), l'azione c'è ma non è eccessiva nè fracassona come si potrebbe pensare. Non è in 3D, il che dovrebbe essere una buona notizia per le famiglie, che non saranno costrette a sborsare cifre oscene per andare al cinema. I robot, poi, sono stupendi.
Poco apprezzato su Rotten Tomatoes, ma molto apprezzato dal pubblico (il budget è di 110 milioni circa, e gli incassi ammontano a poco più di 240 milioni) Real Steel si prepara a mettere K.O. anche le nostre sale, e il sequel (che spiegherà l'origine di Atom) è già in cantiere. Il mio voto è 8, e vi consiglio di vederlo. Specie se avete bambini, così vi divertirete tutti insieme.