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Recensione romanzo Eredi della sconfitta

Creato il 30 maggio 2014 da Masedomani @ma_se_domani

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Sto scavando nella mia (scarsa) memoria cercando di ricordare romanzi della letteratura indiana che mi siano passati tra le mani. Sarà che non sono mai stato eccessivamente affascinato dalle culture orientali, ma non me ne viene in mente nemmeno uno: “Eredi della sconfitta” potrebbe dunque essere una mia personalissima primizia, che raddoppierò a breve con “Animal” di Indra Sinha per uno di quei casi che ti portano a intraprendere dei percorsi letterari senza che siano stati minimamente pianificati.

Un accenno biografico utile per affrontare la lettura di “Eredi della sconfitta”: l’autrice, l’indiana Kiran Desai, è figlia d’arte, ed è vissuta in India fino all’età di quattordici anni, quando si è trasferita con la famiglia in Inghilterra e successivamente negli Stati Uniti. E’ un elemento rilevante anche nell’analisi del romanzo, che si muove tridimensionalmente lungo un asse geografico ed uno temporale, con un elemento accomunante citato nel titolo: la sconfitta.

Partiamo dalla geografia: il “tempo presente” del romanzo vede la sua ambientazione nel villaggio indiano di Kalipong, strategicamente posizionato in un territorio conteso da Nepal, India, Tibet, e pervaso da continue spinte autonomiste, via via più drammatiche. E’ lì, in una casa arroccata ai piedi dell’Himalaya, che incontriamo un anziano giudice, il suo anziano cuoco, la sua giovane nipote ed un insegnante di cui la fanciulla immediatamente si invaghisce. Ma tra i protagonisti del romanzo va indicato anche Biju, figlio del cuoco ed emigrato in cerca di fortuna negli Stati Uniti: il giovane emigrato consente così al respiro del romanzo di farsi più ampio, superando i limiti del villaggio e del subcontinente indiano e proiettandoci in una (a noi) più familiare realtà metropolitana occidentale. L’ambientazione, quindi, si fa globalizzata e globalizzante: non mancano le critiche sociali ad un mondo che sembra voler mantenere lo status quo, impedendo di fatto una crescita sostanziale ai paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Una sconfitta sociale.

L’asse temporale prevede una struttura narrativa calata nella realtà indiana del 1986 a cui si affianca, tramite una continua serie di flashback, il racconto della giovinezza del giudice, primo nel suo villaggio a intraprendere un percorso di studi che lo conduce in Inghilterra e lo riporta in India da membro dell’amministrazione britannica. Il rientro in India è venato dal disprezzo verso la sua gente, un sentimento quasi insopportabile: una vera, e devastante, sconfitta personale.

Le difficoltà di Biju nella Grande Mela, l’amore di Sai verso il suo insegnante, il tentativo di affermazione del docente stesso, che virerà verso un coinvolgimento politico, la rassegnazione esistenziale dell’anziano cuoco: una ulteriore, lunga sequela di sconfitte, che hanno spinto Marco Vasta a definirlo “(…) un romanzo sconsigliato ai depressi, perchè è una storia terribilmente triste, brutalmente comica.” Ma, di certo, una lettura che vale la pena intraprendere, superando il naturale tentativo di non osservare le piccolezze umane, e la sensazione di farne parte.

Alfonso d’Agostino

Scheda libro

Titolo: Eredi della sconfitta
Autore: Kiran Desai
Traduzione: Giuseppina Oneto
Editore: Adelphi
Collana: Fabula
Anno di pubblicazione: 2007
Pagine: 391
ISBN: 9788845921407
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