Subito dopo aver terminato la lettura de “L’inverno del mondo“, mi ero lasciato sfuggire una previsione: il terzo e ultimo capitolo della “Trilogia del secolo” avrebbe potuto (e dovuto) superare ampiamente le prime due.
Oggi, dopo aver sfogliato l’ultima delle 1.220 (!) pagine de “I giorni dell’eternità, posso affermare con una certa tracotanza che non mi ero sbagliato.
Ora, prima che mi tempestiate di mail in cui mi chiedete i numeri del SuperEnalotto o una previsione sul vostro stato sentimentale nel gennaio 2015, sono costretto a precisare che non si trattava di una previsione particolarmente complessa, per almeno tre validissimi motivi:
1. “L’inverno del mondo” era nettamente un romanzo ponte, a metà – non solo cronologica – tra “La caduta dei giganti” e l’ultimo edito il mese scorso. Aggiungerei che si avvertiva persino una (leggera) trascuratezza narrativa, quasi che l’autore non vedesse l’ora di attaccare il nuovo capitolo della serie.
2. Piazzato il secondo titolo su un gradino inferiore, era semplice ipotizzare che il Follett-dedicato-alla-Guerra-Fredda raggiungesse una vetta non toccata neppure nel romanzo di esordio della saga. Sono queste le atmosfere in cui lo scrittore britannico è decisamente più a suo agio: la spy-story è potentemente nelle sue corde, e quale miglior periodo storico per raccontare lo spionaggio e i delicati equilibri politici se non gli anni della contrapposizione dei due blocchi?
3. Pur non adorando la sua scrittura, ho sempre riconosciuto a Follett una grande onesta intellettuale. Follett è uno che si schiera – spesso e volentieri con i laburisti, ma vabbè – e prende posizione in maniera netta: vederlo scrivere di diritti civili, della sporche guerre della seconda metà del secolo scorso, della crisi dei missili a Cuba e del Muro di Berlino – innalzamento e abbattimento inclusi – non poteva che risultare affascinante.
In questa ultimo episodio della saga, arricchito – direi finalmente – da una genealogia grafica delle cinque famiglie (una americana, una tedesca, una russa, una inglese e una gallese) che tracciano con la loro storia quella di un intero secolo, l’autore riesce ad intrecciare vicende umane e personali con quelle – solo apparentemente più rilevanti – di calibro internazionale. Quale sia il pensiero di Follett sul comunismo e sulle società capitaliste è più che evidente, ma non si tratta di posizioni che rendano meno interessante la lettura.
Ottima – davvero ottima – lettura d’evasione, da cui si fa fatica a staccarsi. Poi certo, per riprendere una vecchia polemica che troneggia persino sulle pagine di Wikipedia, l’Eco de Il nome della rosa o de Il pendolo di Foucault è un’altra cosa…
Alfonso d’Agostino
SCHEDA LIBRO
Titolo: I giorni dell’eternità
Autore: Ken Follett
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus
Data di Uscita: 16 settembre 2014
Pagine: 1220
ISBN: 978-8804643609
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