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Recensione: Rosso Istanbul - Ferzan Ozpetek

Creato il 30 novembre 2015 da Amaranthinemess @AmaranthineMess

Buongiorno a tutti, oggi nuova recensione, questa volta vi parlo di Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek. Tanto mi piace quest'uomo come regista tanto poco mi è piaciuto come scrittore. Avevo caricato questo libro di moltissime aspettative e invece mi ha molto delusa, vediamo perchè..

ROSSO ISTANBUL (2013)

Ferzan Ozpetek

Ed. MondadoriPrezzo € 93/5 su Goodreads

TRAMA

Il romanzo è in realtà l'intrecciarsi di due trame differenti che si toccano solo per brevissimi istanti.
La prima riguarda proprio Ferzan Ozpetek che prende un volo per Istanbul per andare a trovare sua madre. Sullo stesso volo viaggia anche Anna con suo marito e una coppia di amici.
Arrivati ad Istanbul Ozpetek si immerge in un flusso di ricordi attraverso i quali ci parla della sua Istanbul, quella del passato, e della sua vita. Anna, invece, in seguito ad un incidente, decide di stravolgere la sua vita: abbandona il marito e si unisce ad un gruppo di ragazzi che lottano affinché il volto tradizionale della città non venga cancellato per sempre dalla globalizzazione incipiente.
Il fil rouge che lega queste due storie è senza dubbio Istanbul: il suo volto antico raccontato (da Ozpetek) e difeso (dai ragazzi e da Anna).
rosso istanbul ferzan ozpetek recensione

I PERSONAGGI

I personaggi principali sono appunto Ozpetek e Anna.
Se il personaggio di Ozpetek è molto credibile (soprattutto perché è quasi certamente autobiografico) ed è costruito seguendo degli equilibri verosimili, quello di Anna è, a mio avviso, del tutto inverosimile.
Una donna, all'apice della carriera, benestante, fa un viaggio dall'altra parte del mondo e lì decide di lasciare il marito e unirsi a una manica di bohémien e iniziare a manifestare con loro per evitare che la vecchia Istanbul venga demolita. Eh? Ma dove?
E' vero che la totalità dei film di Ozpetek si basa su questo medesimo schema: equilibrio che nasconde sofferenza - rottura dell'equilibro - fine della sofferenza. D'accordo. Ma nei film è sviluppato in un modo molto più coerente e morbido, quasi mai ci sono strappi netti. Qui ci sono e pure belli grossi: nel giro di venti pagine lasci Lady D e ti ritrovi con  una simpaticissima figlia dei fiori che vive in una comune e spende i suoi giorni a cantare cori anti-capitalisti. Na, non ci crede nessuno.
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LO STILE

Lo stile di scrittura è estremamente semplice e piacevole anche se talvolta, soprattutto durante i flashback la narrazione diventa un po' confusa e può diventar difficile cogliere pienamente lo svilupparsi degli eventi . Ci sono ad esempio, dei brani in cui Ozpetek parla del padre in cui ciò che ci viene raccontato non è chiarissimo.

CONCLUSIONI

Mi dispiace davvero che questo libro non mi sia piaciuto.
Ho sperato di trovarmi davanti un "film cartaceo" e invece ho trovato solo una brutta copia di un film.
La parte che più mi ha deluso è stata certamente quella di Anna: le tre stelline sono tutte per la parte autobiografica che è certamente migliore sia da un punto di vista qualitativo che "umano".

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