Cast: Omar Sy, Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim, Izia Higelin
Durata: 117 min.
Distribuzione: 01 distribution
Stanco di leggere recensioni che da ogni parte cercano una lettura di Samba partendo da “Quasi amici” mi impegnerò a non citare affatto la piccola gemma che il duo Toledano-Nakache confezionò per il mondo due anni fa, successo di critica e di pubblico. E con questo ho detto tutto. Adesso è necessario andare oltre. “Samba” punta ancora su Omar Sy, una costante nelle pellicole dei due cineasti francesi, e scommette sull’attrice Charlotte Gainsbourg, signora di mezza età con trascorsi da donna in carriera fermata dallo stress. A coadiuvare la coppia di protagonisti Tahar Rahim in un’interpretazione divertente e divertita e Izia Higelin, cantante di origine tunisina prestata al mondo del cinema.
Samba Cissè (Sy) è un giovane senegalese irregolare, che si arrabatta alla belle meglio (ma restando sempre nel lecito) per riuscire a guadagnare del denaro per la sua sussistenza e per la famiglia rimasta in Africa. Ad aiutarlo uno zio già inserito nel tessuto francese (lavora come cuoco in un ristorante di Parigi). Charlotte Gainsbourg, Alice, in pausa da un lavoro che le ha procurato troppa ansia e nessuna soddisfazione ha modo di conoscere Samba in uno dei centri che cerca di offrire assistenza agli immigrati, luogo in cui lavora anche Manu (Higelin). Il plot che si genera è quello classico della commedia con risvolti romantici ma Samba prende di petto, ma con leggerezza, lo scottante tema dei “sans papier”, tema che in Francia scatena da tempo un forte dibattito, anche sul respiro di alcune frange politicamente ostili alla questione (vedi Marine Le Pen). Samba percorre sentieri battuti, caratteristica che lo avvicina ai gusti del pubblico medio, ma cerca di elevare il discorso proponendo tematiche sociali per nulla banali, attraversando il tema dell’immigrazione irregolare, del lavoro nero, dello sfruttamento, della diversità etnica. In Samba si ride ma, allo stesso tempo, si riflette. Una narrazione apparentemente politically correct che cela un sorriso amaro, che non fa sconti alle contraddizioni della società contemporanea, perbenista e solo apparentemente tollerante. Samba rappresenta un lavoro con ambizioni alte che perde di mordente per il prevedibile finale, dove Toledano e Nakache avrebbero forse dovute osare maggior coraggio dal punto di vista della sceneggiatura. Una critica intelligente (e mai volgare) alla politica francese sul tema dell’immigrazione clandestina che avrebbe forse meritato maggior fortuna al botteghino.
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