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Recensione Se Mi Lasci Non Vale

Creato il 19 gennaio 2016 da Lightman

Prendendo in prestito il titolo da un successo musicale di Julio Iglesias, Vincenzo Salemme torna davanti e dietro la macchina da presa con Se mi lasci non vale, commedia sull'amicizia e l'amore.

Recensione Se Mi Lasci Non Vale

Al di là della sua partecipazione in qualità di attore alla pellicola ad episodi Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti, avevamo lasciato il campano classe 1957 Vincenzo Salemme a ... e fuori nevica!, trasposizione cinematografica datata 2014 della sua omonima commedia teatrale risalente a vent'anni prima.
Nel caso di Se mi lasci non vale, il cui titolo fa evidentemente riferimento alla popolare canzone di Julio Iglesias, lo ritroviamo davanti e dietro la macchina da presa per concedere stavolta anima e corpo a Vincenzo, il quale, lasciato dalla compagna Sara, ovvero Serena Autieri, incontra per caso Paolo alias Paolo Calabresi, anch'egli reduce da una delusione sentimentale perché mollato da Federica, a quanto pare interessata soltanto al potere e al denaro.
Una Federica incarnata da Tosca D'Aquino e alla quale è proprio Vincenzo a spacciarsi per un ricco magnate, mentre Paolo si finge vegano al fine di conquistare Sara, in quanto i due hanno escogitato un diabolico piano di vendetta: ciascuno di loro deve avvicinare la ex dell'altro, farla innamorare perdutamente e poi abbandonarla senza pietà, riservandole cos la stessa sofferenza subita.

Sotto mentite spoglie

Recensione Se Mi Lasci Non Vale

Un piano in cui viene coinvolto anche il vecchio attore sui generis Alberto Giorgiazzi (!!!), interpretato dal sempre eccezionale Carlo Buccirosso e che non manca di divertire già a partire dal primo incontro con Federica, caratterizzato da un equivoco destinato a scombussolare tutta la messa in scena escogitata.
Perché, complice anche la presenza di lusso del veterano Carlo Giuffré nel ruolo del padre di Paolo, dalla sequenza ambientata all'interno di un ristorante alla situazione che tira in ballo due nudisti tedeschi in piscina non sono affatto occasioni per sprofondare in sane risate ad apparire assenti nel corso della oltre ora e mezza di visione.
Oltre ora e mezza di visione decisamente gradevole e tutt'altro che noiosa in cui, in mezzo a una confusione tra il romanzo Lolita e Lotito e un omaggio a Pino Daniele tramite l'inclusione della sua Che male c'è nella colonna sonora, abbiamo addirittura una grottesca rilettura all'accento napoletano dell' Otello di William Shakespeare.
Anche se, in maniera paradossale, è proprio la felice scelta di porre in secondo piano la napoletanità fracassona per mettere in piedi, invece, un leggero prodotto universalmente italiano attorno alle tematiche dell'amicizia e dell'amore - sulla probabile falsariga dei vari Fausto Brizzi e Paolo Genovese, non a caso presente tra gli sceneggiatori - a permettere all'insieme di sfuggire alla morsa della comicità strettamente territoriale.
Con la risultante di uno dei più piacevoli lungometraggi diretti dall'autore e protagonista di Cose da pazzi e SMS - Sotto mentite spoglie.

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