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Recensione Sempre meglio che lavorare

Creato il 18 gennaio 2016 da Lightman

Il gruppo romano dei The Pills sta per avere il suo battesimo di fuoco cinematografico con Sempre meglio che lavorare: un prodotto divertente ma principalmente rivolto a chi già conosce l'umorismo del trio di youtuber.

Recensione Sempre meglio che lavorare

Rostislav Olegovich Kovalskiy Un giovane appassionato di cinema, serie tv, videogiochi e libri. Un pacchetto completo che talvolta diventa quasi un fardello. Appassionato di scrittura e della musica più strana.

Il linguaggio cinematografico cambia di anno in anno e si amplia sempre di più, con il web che negli ultimi anni ha certamente contribuito in maniera diretta ad alcuni cambiamenti o innovazioni. Spesso capita di vedere degli youtuber che grazie alla loro fama entrano nel mondo del cinema, crollando però inesorabilmente a picco, per un motivo o per l'altro, e capita di incontrare dei film piuttosto banali, che non riescono nemmeno nel loro intento primario: far ridere. Molti produttori non hanno ancora compreso che assoldare delle "personalità" con un grande seguito di pubblico non vuol dire necessariamente godere di un successo di ritorno assicurato; ma per fortuna esistono anche exploit più o meno riusciti. In questo caso ci troviamo dinanzi al primo lungometraggio di un noto gruppo di youtuber provenienti da Roma, i The Pills. Nati nel 2001, si sono fatti strada grazie alla loro comicità diretta, piena di citazioni e di tante piccole critiche verso il mondo odierno. Tre amici (anche se a volte appaiono anche particolari 'guest star') si riuniscono davanti a un tavolo per discutere dei propri problemi, del più e del meno... o semplicemente per fumarsi 'qualcosa' in santa pace. La distanza che intercorre tra uno sketch di pochi minuti e un film per il cinema, però, è immensa e tanti erano i dubbi quando abbiamo sentito per la prima volta del progetto. Il timore di vedere un'opera che non ci avrebbe convinto era forte, anche se in parte era ammortizzato dalla fiducia in questi giovani autori. Dopo aver visto Sempre Meglio che Lavorare possiamo dire che si tratta sicuramente di un film ben riuscito, che non vuole strapparci solo qualche risata. Anche se qualunque messaggio rischia di passare inosservato dal grande pubblico, un po' per la mancanza di una campagna promozionale adeguata e un po' perché il canale del gruppo non conta cosi tanti iscritti come quelli degli altri loro colleghi passati per il cinema prima di loro. Insomma, la cassa di risonanza non è ampia, il futuro dei The Pills al cinema è ancora tutto da vedere.

Il lavoro che non dorme mai

Recensione Sempre meglio che lavorare

Luca, Luigi e Matteo sono amici fin dall'infanzia e alla soglia dei trent'anni si ritrovano in casa a bere il caffè, farsi spinelli e discutere del nulla, cose che rimangono il loro unico passatempo. Non tutti sono però desiderosi di rimanere senza lavoro e impegni per il resto della loro vita e cosi Luca prende la decisione di aprire un negozio 'Bangla', creando però dell'attrito con Luigi, che vuole rimanere fedele alla promessa del trio: non lavorare mai. Anche Matteo inizia ad avere dei piccoli dubbi sulla loro esistenza e si perde nel caos della vita di suo padre, in preda a una crisi di mezz'età e dedito più a improvvisati hobby che alla famiglia. Luca nel frattempo conosce Giulia, una ragazza solare e divertente che inizia a lavorare con il giovane part-time: ma presto anche qui la situazione finisce per degenerare. Il lavoro per i due diventa come una droga e finisce per mandare in assuefazione la coppia...
La storia di Sempre Meglio che Lavorare prosegue spedita e liscia dalle prime alle ultime battute del film e non smette mai di farci ridere... tranne che per brevi momenti. Si tratta, difatti, di una commedia, ma che si pone anche il compito di farci riflettere e di mostrarci uno spaccato della società odierna. I giovani sono messi in condizione di solitaria nullafacenza e vengono lasciati a se stessi fin da bambini: a crescerli, in un certo senso, ci pensa il televisore e non i genitori. Questo ha creato nelle ultime generazioni una sorta di vuoto, che spesso si manifesta nella mancanza di iniziativa e di obbiettivi. Una nota di critica verso la nostra società, dunque, che aggiunge un tono malinconico a una comicità tutt'altro che scontata. Non dimentichiamoci, però, che Sempre meglio che lavorare è in primis una storia d'amicizia, sull'amicizia tra tre ragazzi e sul significato che ha questa parola per loro.

Tecnicamente parlando

Recensione Sempre meglio che lavorare

Sempre Meglio che Lavorare è diretto da Luca Vecchi -componente del trio dei The Pills- senza infamia né lode: si tratta di una regia pulita e giovane. Quando diciamo "giovane" intendiamo indicare anche il fatto che Vecchi abbia unito al ritmo "classico" del cinema strumenti e modi di fare dell'epoca del web, cercando un difficile equilibrio, senza cercare mai di strafare. Anche la fotografia di Vito Frangione è buona, grazie alla nitidezza delle immagini e alla scelta di un filtro sempre adeguato e giusto per ogni momento. Trattandosi di un'opera prima, dunque, non possiamo far altro che premiarne gli artefici per il buon lavoro compiuto.
Il comparto sonoro certo non concorrerà agli Oscar, ma si abbina ottimamente alla storia e al suo stile; e sempre parlando di stile, impossibile non citare i numerosi riferimenti e citazioni al "grande" cinema (da Fight Club a Batman Begins) e al mondo dei serial tv (la comparsata del mitico Giancarlo Esposito di Breaking Bad, tanto per dirne una) . Ciò che ci ha convinti di meno, chiaramente, è il livello recitativo medio, dato che molti dei personaggi del film non sono interpretati da veri attori, ma il tutto fa parte del gioco sin dai tempi del web.

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