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Recensione: Sensualità + Alcune considerazioni sulla poesia

Creato il 20 agosto 2011 da Topolinamarta

Come promesso, ecco la prima recensione di un libro inviatomi tramite il progetto " Libri in cambio di recensioni", ovvero Sensualità di Michela Zanarella.

Recensione: Sensualità + Alcune considerazioni sulla poesiaTitolo: Sensualità
Sottotitolo: Poesie d'amore d'amare
Autrice: Michela Zanarella
Genere: raccolta di poesie
Editore: Sangel
Pagine: 46
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788897040163
Prezzo: €10
Formato: brossura

Ringrazio l'autrice per avermelo inviato in formato eBook.

Sensualità è la prima raccolta di poesie che recensisco. Anzi, per dirla tutta, forse è addirittura la prima che leggo, e probabilmente sarà anche l'ultima, visto che il mio progetto "Libri in cambio di recensioni" si rivolge ai testi di narrativa. Per questo libro, però, ho deciso di fare uno strappo alla regola, forse perché ero curiosa di leggere la raccolta di poesie d'amore di un'autrice che non fosse una dei soliti nomi arcinoti.
Come avrete notato, tra i dati del libro accanto alla copertina manca la mia valutazione. Sappiate che non si tratta di una dimenticanza, bensì di una scelta precisa: volendo, avrei potuto inserire un voto come per tutte le altre recensioni, ma ho pensato che, essendo il primo testo di poesia su cui scrivo un parere personale (se si escludono i commenti sulle poesie che mi fanno leggere a scuola, ovviamente), non sarebbe "giusto" sparare un giudizio a zero su un genere che nemmeno io conosco bene. Sarebbe come esprimere un parere su un libro contemporaneo dopo aver letto esclusivamente classici.
Il fatto è che non ho per niente le idee chiare su questo libro, perciò vorrei evitare di inserire, per esempio, tre stelline senza tuttavia essere sicura di questo giudizio.

Prima di leggere questo libretto, non credevo che sarei riuscita a scrivere una recensione lunga e approfondita come al solito: avevo paura di ritrovarmi con uno di quei libri che "okay, è carino", ma poi di non essere capace di dire nient'altro. Invece non è stato così, perché, dopo diciamo una decina di poesie lette su 27, ho capito che avrei potuto dire molto riguardo a Sensualità. Più quanto mi aspettassi, perlomeno.

Il mio timore di scrivere un parere ingiusto, forse affrettato, si fa sentire ancora adesso, in ogni caso. I motivi di questa paura, dopo averci riflettuto un po' su, credo sia essenzialmente questo: fin'ora ho letto quasi solo le poesie dei "grandi", come Leopardi, Pascoli, Petrarca o Dante - il mio tesssoro -, e la scuola mi ha abituato a trovare il messaggio nascosto più o meno profondamente nei loro componimenti. Ma c'è una grossa differenza tra le poesie dei grandi e quelle di uno "sconosciuto": per le prime hai la certezza che un messaggio ci sia. Dopotutto, sono state lette e giudicate da un sacco di gente prima di te, perciò quando la maestra ti assegna il compito "Trova il messaggio di La mia sera" non è poi cosa tanto difficile: se ti viene chiesto di trovare il messaggio, questo probabilmente c'è, quindi basta spremersi un po' le meningi, magari tirando fuori le solite frasi di circostanza prese da Yahoo! Answers (del tipo "Il poeta vuole trasmetterci quanto sia importante per lui affrontare il tema della sera paragonandolo con indubbia maestria al momento estremo della vita..."), e andrà sempre bene. Mal che vada, ti toccherà un brutto voto.
Ma quando si parla di una serie di poesie fresche di scrittura, su cui poco o niente è stato già detto, le cose cambiano radicalmente: non si può più fare affidamento a internet per andare alla ricerca del messaggio nascosto con l'unico fine di accontentare la professoressa, perlomeno. Bisogna contare sulle proprie forze, mettere in pratica quel che si è imparato a scuola su "significante e significato", ma è necessario anche tener conto di una cosa: è improbabile che il poeta sconosciuto in questione sia il novello Leopardi. Non è da escludere che le sue poesie, in realtà, siano scritte alla "tanto per", che contengano sì un messaggio, ma che si tratti di un messaggio talmente banale o, al contrario, così complicato e nascosto da suscitare la domanda: "Ma non poteva darsi all'ippica, piuttosto che fare il poeta?"

Credo che questo dubbio sia legittimo, almeno pensando all'enorme differenza di stile tra i classici e i romanzi usciti di recente. Ovviamente non pretendo che lo stile poetico di decenni fa sia identico a quello che usa oggi (e che io non conosco), ma le regole di scrittura poetica, così come quelle di narrativa, sono rimaste più o meno le stesse, perciò il dubbio rimane. E, sfortunatamente, con Sensualità si è rivelato un dubbio fondato.

Prendo una poesia a caso tra quelle della raccolta, Linee d'amore sfumate:

Sul dolce sono già
abbastanza mare gli occhi,
stesi a sfamare gruppi
di vigne più nude del tempo.
E' per te che l'acqua
ridendo scorre e mostra
persino i suoi frutti.
Vanno in giro le mie labbra
ad accettare linee d'amore
sfumate,
fino a succhiare brividi
gonfi di luce.
E solamente l'odore di luna
passa nel sangue
e resta dentro i nostri volti
che godono all'infinito.

... e rimango così - e purtroppo non si tratta di un "così" estasiato, ma deluso. Pur sfacendo il più grande sforzo d'immaginazione che mi riesca, non capisco proprio cosa significhi, per esempio, Sul dolce sono già /abbastanza mare gli occhi, /stesi a sfamare gruppi /di vigne più nude del tempo.
Non riesco nemmeno a fare una parafrasi di una frase del genere: non capisco chi è il soggetto, dov'è il senso in "abbastanza mare gli occhi", cosa c'entrano le vigne e perché devono essere sfamate o come mai sono più nude del tempo... Insomma, sono io l'unica scema che non riesce a trovare un senso (figuriamoci un messaggio) in una poesia del genere, oppure lo stile poetico del 2011 è così diverso da quello a cui sono abituata, oppure si tratta di una poesia al di sopra delle mie capacità? A questo punto chiedo aiuto a voi, perché io proprio non capisco.
E il guaio è che non ce n'è una o due così "strane", mentre le altre sono più comprensibili: sono tutte più o meno così.
Prendendone un'altra, come ad esempio Il piacere che si affaccia, a tratti le cose vanno meglio:

L'amore lo vedo
come un giovane mattino
che accenna chiarezza ai tetti e alle carni.

Mi piace definire l'amore un "giovane mattino", per dire (anche se, a voler essere pignoli, il mattino è sempre "giovane"... o no?). Oppure, più avanti:

Ascolto tra le cosce
la schiuma e le carezze
di un vapore maschile
e mi ubriaco
solo annusando con le dita
il piacere che s'affaccia
alle lenzuola.

... una scena erotica forse descritta in un modo un po' contorto, ma secondo me non è del tutto da buttare.
Ma quando si comincia con frasi come S'imbeve di mare/la pienezza di uno sguardo, si torna da capo: come fa uno sguardo a imbeversi di mare? Solo a me sembra una trovata terribilmente strana?

La mia delusione, però, non finisce qui, perché dentro a Sensualità c'è anche un'altra cosa, a parte le poesie. Una cosa che io reputo tremendamente fastidiosa e poco professionale all'interno di un libro pubblicato: tre prefazioni che, in pratica, non fanno altro che lodare e sviolinare le poesie di Michela Zanarella, con tutta una serie di elogi, a mio parere, assolutamente immeritati. A pagina 3 mi tocca leggere, infatti, un obbrobrio del genere:

Le poesie d'Amore di Michela Zanarella sono poesie d'Amare, proprio come nel sottotitolo della silloge "Sensualità" si ricorda al lettore degli afflati poetici della giovanissima poetessa.
"Sensualità", si può considerare il classico libro per San Valentino, da abbinare al rosso delle rose, espressione cromatica dell'amore... e della sofferenza. Lo stile dell'espressione poetica di Michela Zanarella va ricercato nelle sensazioni degli elementi primordiali che regolano la nostra vita. Sensazioni che nella formazione culturale della Zanarella assumono quell' inesauribile vena poetica, sinonimo di archetipo.
Le emozioni, che fin dalle prime poesie ci danno l'incentivo per proseguire nella lettura interpretativa, si scoprono simili a quelle sottaciute per remore arcane. La sensualità che avvolge il lettore, lentamente lo ammalia e lo cattura in vortici damorosi sensi, dove l'amplesso rappresenta l'unica via d'uscita all'emozione intensa.

Giuseppe Lorin

Sorvolando su ben due virgole tra soggetto e verbo e sulle orribili scelte stilistiche che vorrebbero dare un tono aulico alla prefazione ma che la fanno sembrare soltanto ridicola, la domanda è... qualcuno me la spiega? E quella di riserva: sono l'unica, di nuovo, a non averci capito niente?

Una piccola nota a proposito dell'autore, Giuseppe Lorin: nei ringraziamenti, Michela Zanarella ringrazia proprio lui, nominandolo come suo compagno. Dopo aver letto questo, che non mi si venga a dire che questa prefazione-sviolinata non è un giudizio di parte, perché non ci credo. Niente di personale, signor Lorin, ma tutto ciò è alquanto stressante.

E ancora, a proposito della scelta dell'immagine, sempre di Lorin:

La Foto di copertina è il soggetto di un quadro di Roberto Matarazzo che raffigura, secondo l'interpretazione di chi osserva, l'incontro del liquido primordiale con la materia, dalla quale è sorta la vita. Ben si addice questo soggetto ad essere copertina dello scrigno che racchiude...sentimenti d'Amore!

Mi sa che in questo caso ce ne voglia proprio tanta d'interpretazione per capire il senso del quadro e soprattutto della scelta come copertina. Per l'ennesima volta, sono io l'unica scema a non capire il nesso?

Dopo la spiegazione della copertina, troviamo la prefazione numero due, questa volta scritta da Luciano Somma, altro amico di Michela:

L'amore viene presentato dalla premiatissima e giovane poetessa Michela Zanarella in un dettato formale molto originale con inedite e sorprendenti espressioni lessicali. Giusto ritmo e cadenza con ottime tematiche contraddistinguono l' opera omnia che rende agevole e piacevole la lettura. [...]

Espressioni lessicali inedite e sorprendenti? Beh, se lo dice lui, che se ne intende di sicuro più di me...
A me più che altro sembrano complicazioni inutili, che fanno venire il dubbio che vogliano celare un solo fatto: che l'autrice in pratica non ha niente da dire e che cerca di nasconderlo inventandosi "inedite espressioni lessicali" che non vogliono dire niente. Ovviamente, secondo me: aspetto che l'autrice mi smentisca o che qualcun altro più esperto di me confermi, comunque.
Ah, in ogni caso, Somma ha ampliamente dimostrato di non conoscere il significato di "opera omnia" (visto che, come si legge nella nota biografica, Sensualità non è l'unico libro che ha scritto), e per questo merita i miei più sinceri complimenti.

La prefazione-sviolinata numero tre non presenta passi particolarmente interessanti, per cui passiamo, appunto, alla nota biografica:

Michela Zanarella [...] inizia a scrivere poesie nel 2004. Personalità di Cultura e Poeti locali si accorgono del suo talento naturale che pone nellesprimere la vita in versi.
Ottiene già da subito buoni risultati nel campo della poesia convalidati da premi nazionali ed internazionali. [...]
La sua poesia è tradotta in inglese, francese, spagnolo, arabo. Pubblica una sua prima raccolta di Poesie dal
titolo "Credo" con l'associazione culturame MeEdusa ed ottiene subito successo di critica e di lettori che le fanno
raggiungere una tiratura nazionale di oltre mille copie.

Devo proprio dire che questo libro sembra tenerci tantissimo a farmi sentire uno schifo: personalità di cultura? Talento naturale? Premi nazionali e internazionali? Successo di critica e di lettori?
Okay, ho capito: sono davvero l'unica idiota che non è riuscita a vedere l'indubbia bravura di Michela Zanarella, non c'è bisogno di ripeterlo fino alla nausea o di farmi sentire ancora più scema!

A questo punto, dunque, non so nemmeno io cosa pensare: non so se questa raccolta di poesie è effettivamente un capolavoro che io non riesco a comprendere; non so se, invece, si tratta di poesie mediocri e tutto il successo che ha ottenuto Michela Zanarella è immeritato; non so se la verità sta in mezzo a queste due opzioni; insomma, non so.

Voi che ne dite?


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