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[Recensione Serie] The Missing (di Harry e Jack Williams, 2014)
Creato il 27 gennaio 2015 da Frank_romantico @Combinazione_CDa sempre, quando si parla di telefilm, di serie tv e di miniserie televisive, gli U.S.A. vengono presi come punto di riferimento e il perché non è difficile da credere. E' vero, impossibile negarlo: gli Stati Uniti è da anni che fanno la differenza, è da anni che alzano il livello qualitativo o che impongono nuovi modi di fare televisione. Gli altri paesi si adeguano, bene o male, dipende dal paese. Noi italiani lo facciamo con calma, ci siamo riusciti solo recentemente e solo due volte, gli inglesi invece lo fanno da sempre con impronta e stile assolutamente personali.
Per quanto riguarda me, originariamente si è trattato di Doctor Who (e lo dovreste sapere che è uno dei miei telefilm preferiti), poi c'è stata l'irriverente e originale Misfits, dopo ancora la miniserie Dead Set. Nel mezzo ci sono stati prodotti come Whitechapel, This is England e altri di cui non riesco nemmeno a ricordare il nome, tutto questo per arrivare a quella rivelazione chiamata Utopia, piccolo gioiello interrotto troppo presto.
Ma torniamo a parlare di serie televisive statunitensi. Era il 2011 quando, per la prima volta nella storia della tivù americana, venne inaugurato un nuovo modo di fare serial: stagioni auto-conclusive legate tra loro da un determinato tema e dagli stessi (ma non sempre) attori. Questo "esperimento" fu intitolato American Horror Story e si rivelò un successo inaspettato, tanto da spingere i produttori a rinnovarlo per quattro stagioni e a altri a prenderlo come esempio: ciò che è stato fatto dall'HBO per la produzione di un altro grandissimo successo degli ultimi anni: True Detective.
L'Inghilterra ovviamente non ci ha messo molto ad adeguarsi. Badate bene però: adeguarsi non vuol dire copiare e, infatti, quel che in UK è stato fatto, è stato fatto alla maniera inglese. Questo è un dato di fatto, questo è il motivo per cui un prodotto come The Missing (2014) stupisce e colpisce pur ricalcando un modo di fare serie che all'Inghilterra non appartiene.
Nell'estate del 2006 Tony ed Emily Hughes, una coppia di coniugi inglese, si reca per una breve vacanza nel nord della Francia con il piccolo figlio Oliver. Non molto tempo dopo essere entrati in territorio francese, la loro auto ha un guasto che li costringe a pernottare in una piccola città. Qui Oliver viene rapito mentre era in compagnia del padre, il quale lo perde di vista per pochi istanti, in un locale affollato in cui i presenti sono tutti distratti dalla partita di calcio trasmessa in tv. (tratto da Wikipedia)
Serie televisiva dell'anno scorso, sette episodi da sessanta minuti l'uno più un pilota da centoventi, The Missing è l'ultima produzione di successo della BBC che, come ho scritto poco più su, ricalca la formula di AHS e TD: stagioni autoconclusive che trattano uno stesso argomento. Nel caso di The Missing (e lo dice il nome stesso) si tratta di persone scomparse. E a scomparire, in questa prima stagione, è un bambino. Ora, non neghiamolo, questo è l'incubo di chiunque: che si tratti di genitori, nonni, zii, fratelli o sorelle, l'idea di perdere qualcuno di più piccolo e indifeso a noi così vicino e di non scoprire mai che fine abbia fatto è assolutamente insopportabile. Non meno sopportabile è l'idea di perdersi, forse uno degli incubi ricorrenti nella storia dell'umanità. Umanità che ha sempre visto nell'uomo nero il terribile mostro da cui difendersi, mostro che ovviamente rapisce i bambini e li tiene, se va bene, "un anno intero". E qual è l'uomo nero dei nostri tempi, il mostro ladro di bambini che si nasconde sotto il nostro letto, nei nostri stessi palazzi, per le nostre stesse strade? Il pedofilo, ovviamente.
The Missing è una storia straziante ambientata in un posto bellissimo. Perché è proprio lì, dove non te lo aspetti, che si nasconde il marciume di una società corrotta, lurida, ambigua. Ed è di questo che parla questa serie girata in Belgio e ambientata in Francia. Un giallo dal climax insostenibile che parla, tra le altre cose, dei mostri che affollano la nostra società, predatori implacabili capaci del più abietto dei crimini. Persone in grado di fare a pezzi l'innocenza, che insozzano la nostra società corrompendola alla radice. E non sto parlando della pedofilia in se, intesa come "malattia", ma dell'accettazione della stessa, delle proprie pulsioni. L'accettazione di se stessi in qualità di mostri, delinquenti, criminali senza scrupoli di coscienza o pentimento. Il mondo in cui è ambientato The Missing è stupendo e terrificante al tempo stesso, un (non) luogo in cui è facile perdere se stessi o chi ci è più caro.
Sviluppato su due piani temporali (anzi, tre), spiegando cause ed effetti di ogni avvenimento e concentrandosi sulla soluzione di un enigma apparentemente senza soluzione, questa serie scritta e ideata da Harry e Jack Williams e diretta da Tom Shankland (The Children, w Delta z) vive in realtà dei propri personaggi, delle loro paure e delle loro ossessioni: quella di un padre che non riesce a dimenticare e di una madre che pensa scioccamente di essere riuscita a farlo. Pietà e crudeltà, follia e cattiveria, bontà, anche se rara. Una serie di character credibili, vivi, in grado di incarnare le paure, il disgusto e i desideri dello spettatore che, in un certo senso, si ritrova immerso in un contesto difficile da vivere, in situazioni impossibili da affrontare. I fratelli Williams pongono al fruitore questioni etiche e morali che nessuno vorrebbe affrontare, instilla in lui il dubbio e poi non fa niente per consolarlo.
Ma non sta solo in questo la forza di The Missing. Perché i veri punti di forza di questo lavoro complesso e profondo sono il livello di scrittura e la regia. Ogni puntata è geometricamente perfetta, elegante, equilibrata e avvincente. Ogni colpo di scena è calibrato al millimetro, posizionato al momento giusto (spesso a fine puntata). Non mancano mai gli spunti: questa serie potrebbe andare in qualunque direzione ma segue una linearità che le impedisce di deragliare.
E, infine, gli attori. I due personaggi principali, i "protagonisti", sono interpretati da vere e proprie star della televisione britannica: un James Nesbitt perfetto, che incarna pregi e difetti di un personaggio complesso e "difficile", e una Frances O'Connor più contenuta ed eterea. Per non parlare di tutti i comprimari resi magistralmente da attori in parte come Ken Stott o Tchéky Karyo. Tutti interpreti capaci di dare vita ai loro personaggi, creare un background, una storia, un'evoluzione. E alla fine rimane la follia di qualcosa totalmente fuori controllo, una vicenda rappresentata in maniera vivida, la summa di orrori che nessuno dovrebbe essere costretto a sopportare. E, alla fine, la consapevolezza che siamo tutti vittime e che siamo tutti carnefici, a modo nostro, con le nostre paure, le ossessioni e le compulsioni. Umani, fino al midollo, nel bene e nel male.
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