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Recensione Sfida tra i ghiacci

Creato il 28 gennaio 2016 da Lightman

Steven Seagal, Michael Caine e Joan Chen sono i protagonisti di Sfida tra i ghiacci, discreto action/b-movie dal sapore ambientalista che segna l'esordio registico del maestro di aikido.

Recensione Sfida tra i ghiacci

Michael Jennings, CEO della compagnia petrolifera Aegis operante in Alaska, è un uomo senza scrupoli che pur di ottenere sempre maggiori guadagni non esita a mettere a rischio la sicurezza ambientale e l'incolumità delle popolazioni native del luogo. Per gestire al meglio le falle ai macchinari il manager ha assunto l'esperto Forrest Taft, specialista del settore con molti anni di esperienza. Dopo il licenziamento di Hugh Palmer, un suo vecchio amico che aveva denunciato dei problemi alle apparecchiature con possibilità di un ingente inquinamento climatico, Taft comincia ad indagare per conto proprio scoprendo tutti gli illeciti commessi da Jennings, incurante delle conseguenze che questi potrebbero comportare verso la natura e le tribù che vivono in quel luogo incontaminato. Quando Palmer viene brutalmente ucciso, Taft decide di ribellarsi e, dopo essere miracolosamente scampato anch'egli ad un tentativo di omicidio, di unirsi alla lotta degli Inuit.

L'aquila e l'orso

Ad oggi unico film da regista di Steven Seagal, Sfida tra i ghiacci è anche uno dei titoli più sottovalutati della lunga carriera, popolata per il 90 % da titoli deprecabili, del maestro di aikido. Il monolitico attore ricicla dietro la macchina da presa tutti gli stereotipi dei suoi precedenti film, ponendosi però con un forte sguardo ambientalista che trova il suo più profondo significato nell'epilogo, con un lungo monito contro le compagnie petrolifere e la mentalità del profitto a tutti i costi. Nei precedenti novanta minuti siamo dinanzi ad un classico b-movie senza infamia e senza lode, con sequenze action che guardano al western (negli avvincenti inseguimenti a cavallo) e un'ambientazione selvaggia che trova, nell'ottima fotografia di Ric Waite, un vero e proprio fiore all'occhiello dal punto di vista tecnico. La componente più ludica è affidata ad un finale ad altissimo tasso pirotecnico, con raffinerie che esplodono in continuazione come non ci fosse un domani e il nostro eroe, ancora in una forma fisica invidiabile, impegnato in furiosi scontri a mani nude o con armi da fuoco. Seagal, da sempre impegnato politicamente a favore delle minoranze, si schiera in quest'occasione a fianco degli attivisti inuit, dando modo di inserire nel racconto inserti spirituali e metafisici che, durante una visione, lo vedono addirittura combattere a mani nude con un orso. Laddove l'operazione convince meno è nel contesto narrativo, con risvolti forzati e claudicanti, e nell'attenzione per i dialoghi davvero ridotta al minimo, con frasi fatte e quant'altro a smorzare in parte la suggestiva atmosfera e a sprecare il cast all-star. Ciò nonostante il villain di sir Michael Caine, al confine con lo scult, è discretamente divertente e la bellezza esotica della mai troppo sfruttata Joan Chen lascia sempre il segno.

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