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Recensione: "Still Alice - Perdersi" di Lisa Genova

Creato il 24 febbraio 2015 da Saraguadalupi
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C'è una cosa su cui Alice Howland ha sempre contato: la propria mente. E infatti oggi, a quasi cinquant'anni, è una scienziata di successo, invitata a convegni in tutto il mondo, che ha studiato per anni il cervello umano in tutto il suo mistero. Per questo, quando a una importantissima conferenza, mentre parla davanti a un pubblico internazionale di studiosi come lei, Alice perde una parola - una parola semplice, di cui conosce benissimo il significato - e non riesce più a ritrovarla nel magazzino apparentemente infinito della sua memoria, sa che qualcosa non va. E che nella sua testa sta succedendo qualcosa che nemmeno lei può capire. O fermare. La diagnosi, inimmaginabile fino a un momento prima, è di Alzheimer precoce. Da allora, Alice, perderà molte altre parole. Perderà pian piano i nomi - per primi, quelli delle persone che ama, suo marito, i tre figli ormai adulti. Perderà i ricordi, ciò che ha studiato, ciò che ha fatto di lei la persona che è. In questo viaggio terribile la accompagnerà la sua famiglia: il cui compito straziante sarà di starle vicino, di gioire con lei dei rari momenti, luminosi e fugaci, in cui Alice torna a essere Alice. E, soprattutto, di imparare ad amarla in un altro modo.
Ho letto questo libro di getto, metà prima di andare a dormire e l'altra metà la mattina dopo. Non avevo mai letto nulla di Salvo Sottile ma mi è sempre "piaciuto" come giornalista di cronaca, quindi, quando mi sono trovata davanti il suo libro mi sono detta che, probabilmente, un thriller scritto da chi parla di cronaca nera tutti i giorni, non poteva essere così male..e infatti, sono stata piacevolmente sorpresa da questa lettura e dallo stile narrativo essenziale di questo autore. Alice è un insegnante di Harward. Una donna brillante, abituata a vivere tra lezioni in aula e conferenze in giro per il mondo: la più classica delle donne in carriera con un quoziente intellettivo superiore alla media. Come tutti gli insegnanti, la vita di Alice è fatta di argomentazioni, di discorsi, di teorie da spiegare e provare con i suoi studenti e con gli altri accademici..per questo, la diagnosi della malattia sembra solo un crudele e meschino scherzo del destino: a cinquant'anni le viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer. Le parole d'improvviso fuggono da lei che non si è mai dimenticata un discorso, i luoghi diventano confusi e le persone volti senza nome. Al di là delle difficoltà, della paura e della rabbia, c'è un sentimento che più di tutto traspare dalle prime pagine del romanzo ed è l'angoscia: l'angoscia per il progredire della malattia e l'angoscia per il rischio di averla trasmessa geneticamente ai suoi figli. Alice è una grande donna e lo si capisce subito. Cerca di fare del suo meglio per pensare positivo e per migliorare quel che resta, e allora, la lettura passa dalla paura e dell'angoscia alla speranza: quella speranza che da la forza di alzarsi al mattino, pur non sapendo se ti ricorderai dove sei o chi hai di fianco nel letto. Quella speranza che smuove le persone e le montagne e che fa capire che, comunque vada, Alice non smetterà mai di lottare per la sua vita.
"I miei ieri stanno scomparendo, i miei domani sono incerti, e allora per cosa vivo? Vivo giorno per giorno. Vivo nel presenze. Uno di questi domani dimenticherò di essere stata qui davanti a voi a tenere questo discorso. Ma solo perchè presto me ne dimenticherò non vuol dire che l'oggi non conta. Non mi viene più richiesto di tenere lezioni sul linguaggio all'università o conferenze di psicologia in giro per il mondo. Ma oggi sono qui davanti a voi a tenere un discorso che spero sarà il più importante della mia vita. E ho il mordo di Alzheimer.  Grazie."
"Still Alice" è un romanzo che fa molto riflettere, soprattutto quando la stessa Alice afferma di preferire un tumore terminale, alla sua malattia..ma non per una questione di dolore, semplicemente perchè il tumore viene visto dagli altri come una condizione di martirio, mentre l'Alzheimer, semplicemente ti fa diventare matto e ti mostra tale agli occhi degli altri. E' anche per questo che le diagnosi di questa malattia non sono sempre immediate, perchè si da per scontato che la gente si dimentichi le cose per lo stress, la vita frenetica o semplicemente la vecchiaia..e così si perdono anni preziosi a pensare "beh, che ci vuoi fare, sta invecchiando" ..mentre in realtà, i ricordi si consumano mentre la malattia li divora da dentro.
Ho iniziato a leggere questo libro con un po' di paura. Paura per il tema, paura per le sensazioni che mi avrebbe lasciato leggere di una malattia tanto crudele da portarsi via la mia amata nonna tre anni fa. Paura perchè ero perfettamente conscia che, leggere un romanzo del genere, avrebbe significato rivivere tutto da capo, un'altra volta..non ero sicura di volerlo fare, ma volevo capire: volevo vedere se, leggendo qualcosa in merito ci avrei capito di più di tutto questo. Non vi so dire se effettivamente il mio scopo sia stato raggiunto, ma se c'è una cosa che ho capito è che alla fine tutto dipende da come si vive l'accettazione della malattia: si può accettare il proprio destino e lasciarsi andare prima del tempo, lasciando che le giornate scorrano mentre noi guardiamo il mondo dalla finestra, oppure si può accettare il proprio destino e cercare di vivere al meglio ciò che resta, senza riserve, senza "ma", senza "se", senza "ormai è finita".
<Sei stata fantastica, assolutamente incredibile> le disse. <Grazie, grazie mille. Non è un lavoro splendido?> Anche gli altri la abbracciarono e le fecero i complimento. <Bravissima, davvero meravigliosa da guardare> disse Alice <Grazie>. <Avremo occasione di vederla in qualche altro allestimento quest'estate?> chiese Alice. La ragazza fissò Alice per un tempo fastidiosamente lungo prima di rispondere. <No, è il mio unico ruolo per l'estate.> <E' qui solo per la stagione estiva?> La domanda sembrò intristirla mentre la prendeva in considerazione. Le si riempirono gli occhi di lacrime. <Sì, rientrerò a L.A. alla fine di agosto, ma tornerò spesso a trovare la mia famiglia.> <Mamma, è Lydia, tua figlia> disse Anna.
Questo è un libro che insegna molto a chi sa già di cosa si sta parlando, ma anche a coloro che non ne hanno idea e ovviamente non insegna solo ai malati ad affrontare la malattia, ma ancora di più, insegna a chi la vive indirettamente a non abbandonarsi alla condizione di un familiare o di un amico..a fingere, se serve. A sorridere anche quando non si vorrebbe, a combattere per qualcun'altro che non lo può fare, pur sapendo che non è una battaglia per la vita, perchè dall'Alzheimer non si guarisce, e negare che sia una condanna a morte sarebbe una bugia bella e buona, ma è una battaglia per vivere dignitosamente i giorni che rimangono. Mi sono scese diverse lacrime mentre leggevo perchè alcuni episodi descritti li ho vissuti in prima persona e, credetemi, ti uccidono lentamente da dentro. Rendersi conto che, la donna che ti ha cresciuta viziandoti come non mai, e che non si è mai dimenticata una ricorrenza, d'un tratto si dimentica chi sei..beh, è devastante. Vederla diventare violenta e cattiva, nell'usare parole taglienti come lame, mentre tutti ti dicono di non darci peso, perchè "è la malattia che parla"..sarà stata anche la malattia, ma la voce era la sua e certe affermazioni non si dimenticano e, per quanto si possa far finta di niente, i ricordi ancora soffocano i respiri. Questa lettura è stata un'esperienza dolce/amara - e un po' masochista, lo ammetto - ma ora so che custodirò questo romanzo nella libreria e che, di tanto in tanto magari ne leggerò qualche parte di nuovo. Perchè la Genova, con le sue parole e con la storia della giovane Alice ti lascia talmente tante sensazioni addosso da non poterle neanche descrivere nello specifico. "Still Alice" è una porta aperta si un mondo scomodo e spesso ignorato perchè troppo doloroso da affrontare ma, la verità è che, quando ti ci trovi dentro, inaspettatamente, hai due scelte: scappare come un vigliacco con la coda tra le gambe, oppure raccogliere ciò che rimane della vita e cercare di farne un capolavoro.
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