Recensione – Storie di sesso e di ringhiera, di Teresa Petruzzelli

Creato il 21 febbraio 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Storie di sesso e di ringhiera, di Teresa Petruzzelli – ed. Aisara – 2010.

Trama. Disorientati, fragili, tormentati, scapestrati e spesso meravigliosamente ridicoli. Sono così gli uomini e le donne di una pittoresca casa di ringhiera nella periferia di una città italiana qualunque. Ogni giorno si incontrano e si scontrano senza mai conoscersi veramente, ciascuno intento a non naufragare nel caos quotidiano e preoccupato soltanto di sbarcare il lunario.
Maria fa le pulizie da una ricca signora romena; Piero vive con un gatto isterico e dimentica la sua misantropia cronica solo per ascoltare le improbabili avventure erotiche di Gino; Antonietta affitta camere a studentesse scollacciate; Gessica e Marion, prostitute di strada dal cuore grande, cantano nel coro gospel della chiesa.
A Radiossessione raccontano le loro paure, gli innamoramenti, le delusioni, i dubbi, nell’attesa che dalla noia polverosa dei giorni sempre uguali spunti una speranza. [Dalla quarta di copertina]

Scrittrice. Teresa Petruzzelli  è nata a Bari nel 1965. Si occupa di Teatro e Disagio con persone disabili e in particolare con pazienti psichiatrici. Regista e drammaturga, presiede l’associazione culturale Spettaculanti. [Dalla terza di copertina]

Osservazioni speciali di Patrizia.
Il titolo di questo romanzo non deve trarre in inganno. Sesso è un termine forte per definire i rapporti sentimentali ed i pensieri “osè” che intercorrono tra gli abitanti del quartiere di ringhiera protagonista di queste pagine: è, infatti, il quartiere il nucleo del libro di Teresa Petruzzelli.
Le prime parole del romanzo sono ad esso dedicate: “In via Tagliatosto, interni 18 e 20, non vi dico di quale città, esiste una casa di ringhiera abitata da poca gente strana. Chi l’ha ereditata, chi l’ha occupata, sono tutti là.” “Chi vive alla Ringhiera non può essere nato qui. Impossibile, qui non nasce nessuno.” Questo manipolo di mura diroccate è il cuore pulsante delle storie, è l’elemento che condiziona l’essere ed il comportarsi delle persone che lo animano. Si parla di persone e non di personaggi, nè di protagonisti: coloro che abitano in via Tagliatosto sono antieroi per eccellenza ed il ruolo di personaggio proprio non riuscirebbero a reggerlo.
Popolani che rincorrono la serenità attraverso le mille debolezze che li affliggono, che vedono nell’esagerazione degli abiti e dei racconti un modo per dichiarare il proprio esistere e per essere accettati. Alla stregua degli adolescenti, sono dominati dalla loro ingenuità (a tratti pericolosa), dall’inesperienza e dall’istintivo bisogno di esserci.
Non c’è cattiveria nè violenza in questo romanzo, a dispetto del credere comune che i quartieri di ringhiera racchiudano solo ricatti, vendette e furbizia utili a sopravvivere alla vita.
Tra queste pagine il sesso è l’espediente utilizzato da ognuno degli individui per raccontare di sè. In realtà, si tratta di incontri sentimentali, platonici, frutto della più spiazzante fantasia, che con la parola sesso hanno ben poco da spartire.
Storie di sesso e di ringhiera è il gioco degli equivoci, il racconto di tenerezze, di frattaglie e di lievito scaduto da tre anni, di “primi” amori, di rifiuti, di innamoramenti adulti, delle scelte di vita degli abitanti che popolano un piccolo mondo fatto di agglomerati di appartamenti, un paio di condomini, poche vie, un marciapiede, un cortile, qualche rampa di scale, che rappresenta il mondo in cui ognuno si è racchiuso.
Le amicizie sono tra le ringhiere di quei ballatoi, così come gli amori, i lavori, le solitudini: oltre quelle ringhiere, per Maria, Piero, Gianni, Carmen, Marion, Gessica e Antonietta (e per i loro amici Manozozza, Gino) non esiste un altro mondo con cui confrontarsi.
In Storie di sesso e di ringhiera non c’è derisione, non c’è sarcasmo, non ci sono doppi sensi, nè un velato fine di sminuire le storie di vita o di schernire i caratteri.
Esistono infiniti modi per esprimere il disincanto, l’illusione, l’ingenuità, l’inesperienza: Teresa Petruzzelli ha scelto quello della tenerezza.
E’ la tenerezza che il lettore, nel suo viaggio, vede in Maria, che ascolta alla radio La forza del destino di Giuseppe Verdi, che alla radio esterna le sue fragilità, la sua ossessione per le tapparelle, che nell’eccentricità fa vivere il suo infantile modo di essere femmina.
Il linguaggio utilizzato dall’autrice è privo di espressioni o parole forti, marcate, risolute, persino il suono dei termini che ordiscono la storia è morbido, felpato, sinuoso e mai spigoloso.
Il ritmo della narrazione non è sincopato nè lezioso, è fluido, scorrevole, con l’intento chiaro di non volere stupire ma raccontare, parlare al lettore introducendolo in un mondo non comune, nè scontato (o forse più comune di quanto si pensi!).
I toni non sono alti, le voci mai urlanti: queste ultime si dissolvono senza stridere tra i listelli di una tapparella, una bancarella del pesce, le scale consunte dalla vita e la radio di quartiere che racconta ciò che tutti sanno.
Questo è un romanzo di debolezze e di un’incondizionata voglia di vivere, di non arrendersi, di essere altro, migliori, rimanendo se stessi.
E’ un romanzo di sorrisi e leggerezza, di umanità e di umiltà, di cui non sempre gli scrittori riescono ad investire, in modo credibile, i loro personaggi.
Un lavoro di fino quello di Teresa Petruzzelli, che per non scadere nel becero ha utilizzato tutta la sua sensibilità e raffinatezza.

Dal romanzo…

“Per Piero i racconti di Gino sono eccitanti ed estranianti al punto giusto e in quelle serate d’inverno lui gli tiene compagnia. Questo basta. Basta.” (p. 11)
“Partono pensieri eroticissimi: Piero in mutande che si arrampica sulla grondaia per salvarla da un incendio, saltando da un tetto all’altro con una sola falcata. E una volta salva, lei offre baci e carezza nel silenzio dell’androne.
O un pomeriggio d’estate, dietro il carretto delle granite allo sciroppo. Ne comprano una sola al gusto pesca e poi si cercano tra le siepi.” (p. 16)
“Di colpo Maria diventa ai suoi occhi qualcos’altro. Una donna che disperatamente ama vivere. Che non si arrende e continua ad attaccare fiori di stoffa e strass su vestiti assolutamente fuori moda. Non ha ben capito quale sia il suo credo, chi e che cosa la tenga in vita. Ma è così dolce con quel modo di guardare gli altri, come fosse allo zoo. Tutto le sembra nuovo e terribilmente affascinante. Una che non conosce il conflitto, che ogni cosa la vive dentro, che non pesta i piedi quando qualcosa le va storto. Una diversa. Soprattutto, diversa da lui.” (p. 59)
“Un’altra giornata alla Ringhiera. Non proprio inutile. Qualcosa è successo. Di solito da dietro le porte tutto sembra tranquillo. Le porte di casa, una volta aperte, danno direttamente sulla porta delle anime. Lì iniziano i problemi.” (p. 69)

Teresa Petruzzelli
Storie di sesso e di ringhiera
Ed. Aisara
Anno 2010, pagg. 127
ISBN 9788861040533


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