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Recensione: The Amazing Spider-Man

Creato il 06 luglio 2012 da Giobblin @MrGiobblin
Recensione: The Amazing Spider-Man
Ovvero: come rilanciare un franchise  e vivere felici. Sono passati 5 anni da Spider-Man 3, l'indigesta ciofeca che ha concluso la trilogia ragnesca di Sam Raimi. Che poi, sarà anche stata una ciofeca, ma intanto è tuttora il film di maggior successo della Sony Pictures (890 milioni di petroldollari, mica merendine), il secondo film Marvel più remunerativo (il primo lo conoscono anche i sassi) e occupa il 23mo posto nella classifica di film dagli incassi maggiori nella storia del Cinema. La storia la conoscete: Sony invitò caldamente Raimi a produrre Spider-Man 4 il più velocemente possibile, con aggiunta di 3D perchè fa figo, e già che ci sei facci anche il caffè, grazie Sam. Al che Raimi se ne andò facendo il gesto dell'ombrello. Ed è un bene, perchè la storia dello Spider-Man cinematografico aveva preso una piega abbastanza ridicola. Il villain del quarto capitolo doveva essere l'Avvoltoio, e tanto per complicare le cose sarebbe comparsa pure la Gatta Nera Vulturess, antieroina creata appositamente per il film e interpretata da Anne Hathaway. Che è poi finita a fare un diverso tipo di gatta in un diverso tipo di film
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E quindi che ti fa la Sony? Uno Spider-Man tutto suo, con black jack e squillo di lusso. Fuori Raimi, fuori Toby Maguire e Kirsten Dunst, si ricomincia da capo. La parola reboot, specie se affiancata ad un franchise nato appena dieci anni fa, fa storcere il naso a molte persone. Ma che dovevano fare, lasciar scadere i diritti di sfruttamento? Non sia mai! Il marchio di Spider-Man è una gallina dalle uova d'oro. C'è il rischio che se lo riprenda la Marvel, e che inserisca il personaggio in The Avengers 2, e... e... no, scusate, mi viene da piangere. Non ce la faccio.

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I sogni son deeesiderii....


Al timone del progetto troviamo Marc Webb (nomen omen, mi immagino i produttori cocainomani... "Oh, Webb! Somiglia a "ragnatela"! E' perfetto! E costa poco), regista di (500) Giorni Insieme, commedia romantica indie con Joseph Gordon-Lewitt e la sempre adorabile Zooey Deschanel. Un film davvero ben fatto che vi consiglio di recuperare quanto prima. Ma che ci azzecca un regista di commedie quirky col reboot di Spider-Man? Scopriamolo insieme.
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Nei panni del giovane Peter Parker troviamo Andrew Garfield, classe 1983, già visto in Parnassus di Terry Gilliam e The Social Network di Fincher. Nei panni di Gwen Stacy, primo amore di Peter (Mary Jane è arrivata dopo, come sanno i lettori del fumetto) c'è lei, la mia Musa, Emma Stone. E scusate se è poco.
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Parto subito in quarta con una sparata per cui verrò lapidato: The Amazing Spider-Man surclassa il primo Spider-Man di Raimi sotto molti punti di vista. Aspettando che il primo sasso mi raggiunga al volto, lasciate che mi spieghi meglio. Spider-Man ha dimostrato al mondo che si, era possibile creare film coinvolgenti e visivamente spettacolari (volteggiare con Spidey la prima volta? Priceless!) utilizzando personaggi dei fumetti. Spider-Man 2 è tuttora nella mia Top 5 di film supereroistici. Però... però. Molte cose non le ho mai digerite. Tipo i lanciaragnatele organici. O l'armatura da pezzente di Goblin. O la faccia da pesce fesso di Tobey Maguire. O la versione da baci Perugina di Zio Ben. O Mary Jane vestita da sposa che corre per la città. Non parliamo del terzo capitolo, vi prego. La scena in cui Spidey atterra davanti ad una bella bandierona ammeregana che sventola mi ha fatto cadere i testicoli. Spider-Man e Spider-Man 2 (ignoriamo il terzo per amore della pace) sono due ottimi film, ma con un livello di cheesy talmente alto da risultare preoccupante. Per non tacere di molte incongruenze col materiale originale (come i succitati lanciaragnatele organici) che mi hanno sempre infastidito (come ben sapete, sono cresciuto a pane e fumetti dell'Uomo Ragno).
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In cosa è migliore questo Amazing Spider-Man? Innanzitutto nel personaggio di Peter. Che non è un autistico borderline incapace di stare al mondo, come quello di Maguire. Garfield interpreta un Parker molto più vicino alla caratterizzazione originale di Stan Lee e Steve Ditko: un ragazzo bizzarro, un emarginato, in qualche modo. Un tipo in gamba che però vive in un mondo tutto suo e che quindi ha qualche difficoltà a rapportarsi col prossimo. Uno di noi, insomma. Garfield dà vita ad un Peter molto meno sfigato del suo predecessore, che invece di starsene impalato con lo sguardo sognante agisce, cerca di esprimersi, magari anche di ribellarsi ai soprusi. Il modo in cui l'attore gesticola, con tutto il contorno di smorfie e tic nervosi, dà notevole spessore al personaggio. Che vabbè, è aggiornato al 2012 per piacere di più ai giovini, con la felpina, il cellulare figo, lo skateboard, e la macchinetta fotografica sempre al collo da vero hipster... ma sotto sotto è il nostro caro, vecchio Peter.
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Il tocco di Webb (che già aveva dimostrato talento nel dar vita a personaggi credibili e tridimensionali in 500 Giorni Insieme) lo si nota non solo nella caratterizzazione del protagonista, ma soprattutto nella costruzione dei rapporti tra i vari personaggi, cui viene dedicata notevole cura. Ci si affeziona a Zia May (Sally Field) e Zio Ben (Martin Sheen), che stavolta resta con noi abbastanza a lungo, invece di sparare due-perle-due e poi sparire. Anche Gwen piace, piace duro: Emma Stone è una protagonista femminile solida, adorabile e la love story con Peter è ben sviluppata. Punti extra anche perchè non si tratta di una damsel in distress, anzi: Gwen avrà un ruolo fondamentale nella lotta contro il villain (ma ci arriviamo tra poco).
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Quindi ok, bei personaggi, humor, sentimento, ma la gente è qua per vedere l'Uomo Ragno che penzola dalle ragnatele e picchia i cattivi, poche storie.  Il film di Webb recupera elementi già presenti nel film di Raimi (è inutile che vi lamentiate: il personaggio è quello, ed esiste da cinquant'anni: cosa pretendete, criticoni?) mescolandoli con alcune stuzzicanti novità. Tanto per cominciare, viene fatta un pò di luce sui genitori di Peter, qui ispirati alla versione Ultimate (in cui Richard Parker è un brillante scienziato: nella versione originale erano entrambi agenti dello SHIELD, pensate!). Le origini dei poteri di Spidey sono identiche (morso di un ragno geneticamente modificato, come nel primo film) ma gli esordi da wrestler vengono totalmente scartati, salvo un piccolo cameo/omaggio. 
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In un certo senso Peter era "predestinato" a diventare Spider-Man: questo punto potrebbe non piacere a molti puristi del fumetto. Che tuttavia gioiranno nel vedere finalmente in azione i lanciaragnatele meccanici, invece dell'improbabile modello organico inaugurato dal film di Raimi.

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Cambia anche il costume: sempre in spandex rossoblù come da tradizione, ma con dettagli modificati e qualche aggiunta un pò pezzente, tipo le suole da scarpa Nike. Il risultato finale è un pò più attillato del costume di Maguire. Stupido sexy Garfield.

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The Amazing Spider-Man viene paragonato a Batman Begins in numerose recensioni. Mi trovo parzialmente d'accordo, non tanto per il tono più "dark" (termine ormai abusatissimo) rispetto alla trilogia di Raimi, ma per il maggior realismo innestato in questo reboot. I personaggi sono più credibili, la storia procede con ritmi più accettabili, e l'atmosfera che si respira è più... come dire, convincente. Meno cheesy, ecco. Anche la tragedia che segna la vita di Peter è più devastante, e viene vissuta in maniera molto più profonda e conflittuale. Spidey non diventa un eroe "perchè sì", ripetendo il mantra di Zio Ben come un disco rotto. Non diventa un esempio di bontà e altruismo nel giro di una notte. E' questa sua lenta, imperfetta trasformazione a farci immedesimare in lui. Ciliegina sulla torta, Spidey svolazza e spara battute a raffica. Perchè è così che si fa. Le scene d'azione sono fatte divinamente. Le meraviglie del green screen hanno permesso di ricreare volteggi, scazzottate e arrampicate come Dio comanda. E dato che sono un videogiocofilo all'ultimo stadio, non ho potuto fare a meno di apprezzare certe inquadrature in soggettiva, che paiono prese di peso da Mirror's Edge o da qualche blasonato first person shooter. The Amazing Spider-Man parte col botto, ti trascina con sè e ti promette meraviglie, lasciando la vecchia trilogia ad arrancare nella polvere. Peccato che la strada sia disseminata di buche... e qua Raimi guadagna terreno.
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Il 3D, innanzitutto. E' ormai assodato che sia un semplice orpello utile a fare cassa. The Amazing Spider-Man non offre certo grandi innovazioni, anzi: il risultato d'insieme è la solita, fastidiosa oscurità, e salvo una tamarrissima ragnatela sparata in faccia allo spettatore nel finale non troverete niente di particolarmente significativo nella terza dimensione. Passiamo poi alla disinvoltura con cui Peter sfoggia i suoi poteri in continuazione. Senza maschera. Un incidente può capitare, ma a forza di piegare sbarre, picchiare bulli, fare canestri che neanche Michael Jordan... beh, a fine film mezza New York potrebbe fare tranquillamente 2+2 e svelare la sua identità segreta. E arriviamo così al tasto più dolente: il villain. Rhys Ifans è il dottor Curt Connors, brillante scienziato ed erpetologo di fama mondiale, che si trasforma nel lucertolone mutante Lizard. Un cattivo storico nella rogue gallery del Ragno, ma di caratura non sufficiente per raggiungere miti di serie A come Goblin o il Dottor Octopus (magistralmente realizzati nella vecchia trilogia). Il fatto che la sua versione cinematografica sia identica ai Goomba del film di Super Mario non aiuta molto. 
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Non sto scherzando.
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Prima della trasformazione Connors è un personaggio promettente, ambiguo quanto basta. Poi succede quel che succede, e si trasforma in una brutta copia di Killer Croc, tutto megalomania e piani diabolici. Possiede tuttavia abbastanza tempo libero per realizzare video che illustrano dettagliatamente i suoi propositi, e per lasciarli in giro incustoditi. Ma quando torna umano non è più malvagio, giusto? Sbagliato. Per qualche motivo, Lizard e Connors vanno d'amore e d'accordo in questa incarnazione cinematografica. Perlomeno in Spider-Man Norman Osborn/Willem Dafoe cercava di resistere alle voci nella sua testa.  Il pubblico dovrebbe tifare per Connors, non ritenerlo malvagio tanto quanto la sua controparte rettile. Perchè non dargli un pò di umanità? Perchè trattarlo come un semplice scienziato pazzo? Peccato, un'occasione sprecata per creare un villain profondo e davvero ambiguo. Lizard lascia il tempo che trova, ma serviva qualche mostro in CGI da far picchiare all'eroe, e quindi...
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Non poteva mancare il classico momento buonista in cui i cittadini di New York aiutano Spider-Man, ma a questi eccessi zuccherosi ci aveva già abituato Raimi.  Quindi, alla fine della fiera, questo reboot vale? Io direi proprio di sì. Batte lo Spider-Man di Raimi grazie a personaggi più approfonditi e simpatici (specie i protagonisti), ad uno humor molto più raffinato, ad un feeling più realistico e ai maggiori punti di contatto col materiale originale, ma mostra il fianco a causa di inspiegabili plot-holes e ad un villain di carta velina. Inutile dire che attendo con ansia il sequel: vedremo se riusciranno a mantenere la rotta indicata con questo nuovo inizio cinematografico di Spidey.
PS: Occhio al nuovo, esilarante cameo di Stan Lee. Dio, quanto adoro quell'uomo.


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