Magazine Cinema

[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)

Creato il 09 luglio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_C
[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)
Il tema del doppio è affascinante. Inutile negarlo, altrimenti non avrebbe infestato tanta letteratura, tanto cinema ma, in un certo senso, un po' tutte le arti. Il doppio nella mitologia, il doppio nelle leggende metropolitane, il doppio nella psicologia, nel teatro, nella cronaca. Il doppio come presagio di morte per le culture antiche, il doppio (doppelgänger) nella cultura tedesca, sosia malvagio e spesso opposto alla psicologia dell'individuo. Ma anche il doppio come simbolo, rappresentazione, sdoppiamento psicologico conosciuto in termini tecnici anche dalla psichiatria moderna.
Il tema del doppio ha ispirato chiunque: artisti figurativi, grandi nomi della letteratura mondiale e di genere, narratori pop e registi più o meno famosi, più o meno a noi contemporanei. Volendo fare un nome a caso (ma poi non tanto a caso) potrei citare Fëdor Dostoevskij, lo scrittore russo che nel 1846 pubblicò sulle pagine della rivista Otečestvennye Zapiski il romanzo Il Sosia, storia di un membro della burocrazia nella Russia zarista che, ossessionato dalla propria inettitudine e dall'amore segreto e impossibile per la figlia del proprio superiore, scoprirà l'esistenza di un sosia identico a lui persino nel nome che lo comincerà a perseguitare e si rivelerà il suo opposto e il suo antagonista, nonché la sua rovina sociale.
Cito il romanzo di Dostoevskij non solo perché si tratta di uno dei più alti esempi del tema del doppio nella letteratura ma, soprattutto, perché ad esso si ispira la seconda prova cinematografica di Richard Ayoade (regista e attore britannico) intitolata The Double (2013). Un film dal cast d'eccezione nonostante il budget ridotto (Jesse EisenbergMia Wasikowska) che richiama alla memoria non solo l'Eraserhead di David Lynch per la sua ambientazione post industriale ma anche il cult Brazil di Terry Gilliam trattando il tema della burocrazia asfissiante in un mondo distopico dai colori spogli e dark. 
[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)
DA QUI LA RECENSIONE PUO' CONTENERE SPOILER  (andare alla CONCLUSIONE se non si è visto il film)
The Double è la storia di Simon James, un uomo insicuro, timido e inetto che non riesce ad imporsi nel mondo del lavoro o nel campo dell'amore. E' innamorato di Hannah, sua vicina di casa e collega, ma non riesce a dichiararsi. E' maltrattato dal suo diretto superiore e invisibile agli occhi del grande capo, il Colonnello. Un giorno però Simon incontra James Simon, la sua copia esatta. Egli è un suo nuovo collega e, nonostante la somiglianza fisica, è il suo esatto opposto: sicuro di se e di successo, ma allo stesso tempo superficiale e incapace nel suo lavoro. I due inizialmente faranno amicizia ma poi Simon, con sommo orrore, capirà che lo scopo di James è sostituirsi a lui rubando il posto che ha nella società fortemente burocratizzata in cui vive.
James Simon è il doppio di Simon James. Il doppelgänger, oserei dire, vista e considerata la natura psicologica del personaggio: un uomo privo di qualunque concezione morale o etica, copia negativa dell'inetto ma buon protagonista, privo di qualunque connotazione fisica che non appartenga già a Simon ma molto più adatto del protagonista ad interpretare il mondo in cui vive poiché (anche quel mondo) sembrerebbe aver perso ogni connotazione morale o etica. Un mondo burocratizzato che isola l'individuo, materialistico fino a cancellare il concetto stesso di emozione, atto a concepire l'individuo come un semplice nome in un elenco. James come rappresentazione (psicologica?) di questo piccolo universo: a-emozionale, al di là del bene e del male ma riflesso di una realtà regolata dal mero principio utilitaristico. Più male sociale che etico. Un po' come Mr. Hyde, ne Lo Strano Caso del dottr Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, era il riflesso di un'umanità selvaggia anteposta alla società borghese in cui Henry Jekyll viveva, James è il parto della società distopica di The Double in cui l'inadeguato Simon vive. Nature opposte che però tendono a raggiungere lo stesso obiettivo: prendere il posto di quella originale.
[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)
Ma James non è solo il doppio, il doppelgänger di Simon. Ne è il riflesso vero e proprio, basti guardare i nomi. James è il ribaltamento di Simon, frutto delle sue paure e delle sue ansie. Il tema dello specchio, in fondo, è strettamente correlato a quello del doppio. Lo specchio che riflette e deforma, lo specchio come porta verso l'altrove, un altrove che potrebbe essere anche dentro di noi. In fondo il doppelgänger poteva essere visto solo con la coda dell'occhio, intuito per non impazzire (o morire). Ed è con la coda dell'occhio che, in ambito paranormale, possono essere percepite le creature dell'altrove. E allora James potrebbe non essere altro che la rappresentazione di quel che non va in Simon, delle sue nevrosi e del suo desiderio (nemmeno tanto) inconscio di non essere più solo, di essere accettato, di aver il successo e la donna che ama.  L'unico modo che ha Simon allora per "non scomparire", per restare se stesso e sconfiggere il demone che si porta dentro è confrontarsi con esso, con James, e sconfiggerlo. Un po' quello che succede in William Wilson di Edgar Allan Poe, quando il protagonista si confronta in un duello col suo doppio. Solo che, nel racconto di Poe Wilson trova la morte mentre Simon, in The Double, sconfigge il doppio e non solo: si sostituisce a lui in un ribaltamento finale. E' facile capire il perché: è questo l'unico modo per tornare ad essere parte della società in cui vive, tornare ad essere un nome nel database, nel sistema. Quello di The Double, in fondo, è un lieto fine che tanto lieto non è nonostante si rimanga nel dubbio. 
[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)
CONCLUSIONE
The Double non è un brutto film, anzi, è affascinante con quell'aria un po' weird, con quella costruzione che ti tiene lontano, che ti irrita e ti sovrasta. Un film che ti schiaccia e ti mette a disagio, se ci si lascia prendere. Difficile che possa piacere a tutti ma con un suo perché che lo rende una buona seconda prova. Ovviamente perde il confronto con l'opera a cui è ispirato, ma ha molto da dire soprattutto per quel tema distopico di fondo che lo proietta tra quei film che devono essere digeriti e accettati, ma che continueranno a far pensare anche molti giorni dopo la visione. 
Certo, non si capisce perché, se di rappresentazione figurativa di un malessere sociale si tratta (o il frutto di una nevrosi o di una schizofrenia), James non è solo proiezione di Simon ma personaggio reale di cui è impossibile comprendere fino in fondo la natura. Una piccola sbavatura (almeno per me), ma è ovvio che si tratti di una pellicola ancora acerba, forse vittima della difficoltà nel rappresentare un simile tema in maniera visiva. Bella la fotografia di Erik Alexander Wilson, ottime le prove di Eisenberg Wasikowska. Un po' troppo lezioso verso la fine ma interessante la prova di Ayoade. Però è ovvio: se vi affascina il tema del doppio, questo è un film quanto meno da vedere. Anche se vi farà schifo. 
[Recensione] The Double (di Richard Ayoade, 2013)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :