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Recensione The Eichmann Show

Creato il 25 gennaio 2016 da Lightman

Firmato dal regista inglese Paul Andrew Williams The Eichmann Show riscopre le fasi salienti del processo a carico del gerarca nazista Adolf Eichmann, ripreso e andato in onda nel 1961: un'opera intensa che indaga il volto del male e della sua banalità.

Recensione The Eichmann Show

L'11 maggio del 1960 viene catturato in Argentina l'SS-Obersturmbannführer Adolf Eichmann, responsabile del trasporto di circa sei milioni di ebrei verso i campi di concentramento, e dunque colpevole diretto della loro morte. Nel 1961, a Gerusalemme inizia il processo contro di lui, gerarca nazista sul quale gravano una lunga serie di indicibili reati: crimini contro il popolo ebraico, contro l'umanità, crimini di guerra e appartenenza a organizzazioni criminali. Un processo destinato a diventare Il processo del secolo, e che il produttore televisivo Milton Fruchtman ( Martin Freeman) riuscirà a trasformare anche nell'evento mediatico più seguito di sempre, convincendo autorità israeliane e giudici a trasmettere in televisione l'evolversi del dibattimento. Una macchina di messa in scena dell'orrore tirata su a fatica e che sarà poi chiamato a dirigere (in qualità di regista) il talentuoso Leo Hurwitz ( Anthony La Paglia), da dieci anni impossibilitato a lavorare per essere finito nella lista nera della commissione McCarthy. Giornalisti, pubblico, sociologi; The Eichmann Show - Il processo del secolo (appunto), attirerà su di sé l'attenzione del mondo intero, mostrando per la prima volta i volti e le voci dell'orrore, accendendo le luci di proscenio su uno dei grandi 'colpevoli' dell'orrore nazista. Un processo dove la quasi totalità delle vittime non ha voce, e giace seppellita sotto un cumulo di ceneri ignote, e che aprirà il varco alle immagini del male nonché il grande dibattito poi definito nel titolo della Arendt su La banalità del male. Un uomo si macchia di tali, indicibili orrori perché è radicato in lui il germe di un male incontrollabile, o (al contrario) chiunque, ritrovatosi nella situazione 'propizia' può diventare esecutore materiale di un orrore senza fine? Una domanda atroce, enorme, che lo stesso processo e la sua messa in onda sbatteranno (per la prima volta) in faccia del mondo intero. Una domanda che lo stesso Leo Hurwitz si porrà sin dall'inizio, convinto di poter scorgere nel grande 'criminale' e lungo il corso del processo un cedimento, una breccia in quella armatura di uomo apparentemente senza cuore, impassibile di fronte a immagini che l'occhio altrui riuscirà a malapena a tollerare. La ricerca di Hurwitz dell'umanità di Eichmann ("state su di lui, state sempre su di lui", saranno le indicazioni date agli operatori durante le riprese) si scontrerà poi anche con il punto di vista di Fruchtman, determinato invece a cavalcare il successo di quella spettacolarizzazione dell'orrore, di una prima volta che segnerà inesorabilmente la nostra storia di uomini e quella della TV dell'orrore.

Orrore mediatico

Recensione The Eichmann Show

Firmato dal regista inglese Paul Andrew Williams The Eichmann Show - Il processo del secolo ripercorre le fasi salienti di quello che è stato il percorso di presa di coscienza dell'orrore da parte di tutti: vittime, colpevoli, testimoni. Perché se ne Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli si indaga il processo di rimozione messo in atto dai tedeschi, il film di Williams disinnesca invece una rimozione ancora più generale e collettiva, un incredibile processo psicologico secondo cui non solo i carnefici ma anche le stesse vittime volevano rimuovere i loro passi nell'orrore. Il materiale di repertorio delle vere riprese del processo aggiunge all'opera la dimensione di autenticità del momento, riportando a 'memoria d'uomo' l'atroce impassibilità di Eichmann durante tutta la durata del dibattimento. D'altro canto è la parte 'ricostruita' di dibattito tra produttore e regista, operatori a rievocare la difficoltà dell'operazione mediatica, inquadrata nel rapporto stretto con la sua incredibile importanza e unicità. Lo sterminio fisico di milioni di ebrei inserito all'interno di quella che fu l'idea della Soluzione Finale assume così e per la prima volta il volto concreto di corpi scheletrici, cadaveri, e torturati da un lato, e il guizzo acuto e impassibile dei vispi occhi di Eichmann dall'altro. Il tutto attraverso un'opera densa e toccante che mette in giusto equilibrio realtà e finzione per riaprire il vaso della memoria, assieme all'annosa e irrisolta questione della banalità del male.

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