In questo martedì di fine marzo, eccomi a recensire uno di quei romanzi che lasciano il loro segno. La mia potrebbe essere una comune frase di circostanza, di quelle che si usano per aprire un discorso, ma non è così e lo scoprirete nel mio personalissimo commento al romanzo, ringrazio la Giunti per avermene mandato una copia tempo fa.
Titolo originale: The Giver
Serie: The Giver Quartet #1
Genere: young adult, distopico
Data di pubblicazione: settembre 2014
Costo di Copertina: 12.00 euro
Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non esistono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto quello che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte o profondità emotive, ma neppure a incertezze o rischi. Ogni unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Ogni membro della Comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Consiglio degli Anziani nella Cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando...
E' stato difficile dare una valutazione a questo primo capitolo della quadrilogia distopica di Lois Lowry, tanto che tra un balzo e l'altro d'umore - generato proprio dalla lettura - mi sono concessa il beneficio di un sonno "ristoratore". Avete presente quando si è soliti dire, in occasione di qualche pensiero e/o preoccupazione, "dormiamoci su"? Ecco, ho preso alla lettera questa sorta di mantra e mi sono coricata, convinta che a mente fredda sarei riuscita a trovare un senso alle mie sensazioni ingarbugliate. Prima di darvi il mio parere eccovi, a grandi linee, il mondo di The Giver.
In un futuro lontano, niente viene lasciato al caso o alla natura: il clima rimane perennemente lo stesso godibile (niente pioggia e niente neve, niente freddo o caldo afoso), ogni membro delle varie Comunità ha un proprio ruolo da svolgere e vigono serie regole che mantengono l'ordine e la serenità generale. Sembra quasi un paradiso in terra, privo di screzi e guerre, eppure c'è qualcosa che sembra non andare e Jonas, ragazzino di dodici anni che s'appresta a prendere il suo posto nella società come apprendista, lo scoprirà a sue spese quando viene designato per essere il prossimo Accoglitore di Memorie. Apprendendo i ricordi di tempi passati, il giovane aprirà gli occhi sulla società in cui vive.
In questi ultimi anni ho letto diversi distopici per ragazzi e ya, eppure nessun mondo futuro mi è mai parso così angosciante come questo. Pur riconoscendo tutti gli aspetti negativi delle società che troviamo in Hunger Games, Divergent, Matched e Maze Runner, credo che quella creata dalla Lowry sia un qualcosa di spaventoso. Tutto predeterminato, la sentenza di congedo che pende sulla testa di tutti come una spada di Damocle pronta a cadere.. e quando cade, tutto avviene in un modo meccanico, privo di rispetto per la vita in sé. Non nego di essere rimasta sconvolta negli ultimi capitoli e nemmeno mi vergogno di dire che avrei fatto volare il libro attraverso la stanza da quanto ero arrabbiata. Rabbia, proprio come quella che prova Jonas e che lo fa decidere di prendere una posizione, di prendere in mano le redini di una vita che dipende da lui.
Un romanzo che si legge in fretta, grazie allo stile privo di fronzoli e diretto, e che lascia alla libera interpretazione del finale. Riflessivo e, almeno per quanto mi riguarda, angosciante che - datemi pure della matta per questo - mi ha fatto sorgere il pensiero "E se una cosa del genere accadesse per davvero?". Se una persona è in grado di pensare ad un futuro del genere.. chi dice che, in un lontano futuro, non ci siano più persone che la penseranno in questi termini arrivando a metterli pure in pratica per un "bene superiore"? Certo, per allora sarò bella che morta, ma ciò non toglie che la cosa mi faccia un certo che. Ad ogni modo, mettendo da parte le mie "paure", non posso dire che non mi sia piaciuto, ma ci sono rimasta davvero molto male per una scena in particolare che non vi dirò (altrimenti vi guastate la lettura) e che non riesco a togliermi dalla testa. Se lo consiglio? Direi di si, ogni lettore ha una propria chiave di lettura per ogni libro e, beh, il mondo è bello proprio perché non tutti ragioniamo allo stesso modo no?