A quanto pare il 2014 è stato un anno incredibilmente ricco di film interessanti, non sempre e necessariamente bellissimi, in alcuni casi sorprendenti. Ad esempio c'è The Guest, un film non particolarmente bello, direi per lo più figo, a tratti esaltante, dello spocchioso regista Adam Wingard. Quello di You're Next, per intenderci. Adesso, io credo che Wingard sia
Eppure, nel 2014, Adam Wingard dirige questo The Guest assieme al suo sceneggiatore di fiducia, il migliore amico Simon Barrett e, cosa strana, gira un bel film, certo derivativo, ma sicuramente affascinante.
Un soldato in congedo va a trovare la famiglia di un compagno caduto per adempiere alla promessa fatta a quest'ultimo prima della morte. Eppure David ha qualcosa di strano e forse non è proprio la persona che dice di essere. La cosa potrebbe diventare un problema per la famiglia Peterson, che decide di ospitarlo per un breve periodo.
Guardando The Guest con occhio distratto non si direbbe affatto che si tratti di un film di Wingard e Barrett e questo perché The Guest è un film particolarmente riuscito. Facendo però un po' più di attenzione (anche nel post visione) si percepiscono chiaramente alcuni elementi tipici di questo regista, rappresentante di una scuola indi che vira prepotentemente sul commerciale. Ad esempio, si sa che Wingard non ha niente di particolarmente originale da dire, si sa che i suoi interessi non sono politici quanto sociali e che i suoi attacchi diretti al mondo della famiglia media e alto borghese non sono poi così profondi. Nel suo cinema come in questo film tutto rimane in superficie, con quel mezzo sorriso e quegli ammiccamenti che gli stessi personaggi riservano allo spettatore, con quelle citazioni che proprio citazioni non sono: Wingard non vuole omaggiare, Wingard prende quel cinema (e non solo) che fa evidentemente parte del suo background e lo sfrutta. E con The Guest tutto questo funziona alla perfezione: c'è il b-movie anni '70-'80, c'è il Carpenter di Halloween ed Essi Vivono, lo slasher dei sobborghi americani con il thriller e i film di spionaggio fino a The Bourne Identity, per non parlare di un intero universo fumettistico che va da Capitan America allo S.H.I.E.L.D..
Eppure, se The Guest è un film particolarmente riuscito, non è per tutti questi motivi. Piuttosto si tratta di scelte registiche, di direzione degli attori, di una tensione in crescendo sempre ottimamente gestita. E poi c'è Dan Stevens, un protagonista in parte, con i suoi occhi di ghiaccio come punteruoli e il suo fisico da super soldato. E lui il centro di tutto, un attore fisico circondato da comprimari che fanno della fisicità il loro punto di forza, come Maika Monroe con le sue gambe sempre bene in vista o la pettinatura da sfigato di Brendan Meyer. E poi le ambientazioni: il deserto e i bar frequentati da adolescenti o la scuola pronta per il ballo di halloween, la zona residenziale che ricorda il Maine dell'It di Stephen King e l'asettica base governativa bianco ospedale. Tutti elementi che sommati fanno di The Guest un film "vivo" e non una semplice rappresentazione con idee prese in prestito qua e là.
Ma, come dicevo all'inizio, The Guest è un film figo, un film esteticamente retrò ma con un gusto all'avanguardia, che prende concettualmente ingredienti abusati e li piega a suo uso e consumo. Wingard e Barrett giocano con i topoi e riescono persino a spiegarli e a dar loro un senso senza ricorrere a spiegoni. Perché per una volta rimanere in superficie è funzionale al film: probabilmente andare in profondità avrebbe nuociuto, soprattutto considerando che Wingard non se lo può neanche permettere. Per tutti questi motivi The Guest si rivela un film con i controcoglioni, uberfigo e teso, con un ottimo personaggio principale, la solita ironia del regista e molte scene da "wow". Piacerà molto a chi nel genere (o nei generi) ci sguazza, mentre chi non conosce o apprezza certe meccaniche non ne sarà esaltato. A me è piaciuto veramente tanto, ma non ditelo al regista: aspetto di venir deluso dalla sua prossima pellicola.