Salve a tutti, pelatini. Questa settimana ho io l’onore e l’onere di recensire The Walking Dead al posto di pierapi8.
Inizio con una premessa importante: a me la quinta serie non sta piacendo più di tanto. Non voglio sindacare su cosa accade, ma sul come. Potete iniziare a prendervela con pierapi per aver scelto me.
Credo sia innegabile: la qualità è calata parecchio. Parlo dei dialoghi – io amo Deryl, ma l’immagine di “un cane che si pulisce il culo sulla tela” non rispecchia gli standard di una serie come questa – e delle dinamiche narrative – a me va bene che non ci siano “i buoni”, ma non mi va bene che siano tutti “cattivi” allo stesso modo.
Ciò detto, questa puntata ha indubbiamente ribadito questi difetti, ma non è comunque priva di pregi. Melissa McBride dovrebbe ricevere un Emmy per ogni scena che recita, quindi incentrare una puntata su di lei è stata una mossa vincente. E lo dico pur non capendo il senso di fare puntate che ruotano su personaggi singoli, tralasciando per diversi episodi dei personaggi cardine: sarebbe bello tornare a vedere come il gruppo affronta l’apocalisse insieme, non a coppie.
Prendiamo questa scena, ad esempio. Io qui vedo tanto dolore, per tutto ciò che ha dovuto affrontare questa donna, non solo la scorsa stagione ma per tutta la sua vita. E vedo anche sollievo e gratitudine per Daryl, che brucia i corpi per lei. E il fatto che tutti riusciamo a leggere nel suo sguardo tutto ciò mi fa ricordare perché vale ancora la pena guardare questo telefilm.
We ain’t ashes.
Questo episodio si gioca su più linee temporali. I flashback che lo compongono coprono un arco temporale che va dalla metà della quarta stagione – quando Carol brucia i corpi dei malati e viene esiliata – al presente, passando per il periodo trascorso con le bambine e Tyreese. Questi flashback sono più simbolici che narrativi, perché tutto l’episodio è incentrato sulla metafora del fuoco e della cenere.
Vediamo che Carol brucia i corpi alla prigione
e, successivamente, Carol che seppellisce i corpi delle bambine
così come Daryl copre e brucia i corpi degli zombie nel loro rifugio temporaneo.
Devo dire, però, che se la città è sempre stata definita “troppo pericolosa” perché brulicante
Il fuoco ritorna in altre occasioni: più volte vediamo gruppi di zombie attirati da piccoli incendi, specialmente alla fine
e, ancora, vediamo badass Carol dopo aver dato fuoco a Terminus.
Quest’insistenza sull’immagine del fuoco è confermata dal dialogo centrale della puntata, che riprende il titolo:
- Now, everything just… consumes you.
- Ehi. We ain’t ashes.
Non siamo cenere. Noi siamo ancora vivi e dobbiamo andare avanti, anche per tutti quelli che non ce l’hanno fatta fin qui. Bisogna scavare per trovare tutta questa poeticità e magari, a differenza di un tempo, bisogna riguardarlo più volte l’episodio per carpirla.
Non è infatti semplice seguire il dialogo fra i due protagonisti, che affronta a più riprese il tema del cambiamento, intramezzandolo con le solite scene action un po’ ripetitive. A parte che i sacchi a pelo, ora, mi mettono più ansia di prima.
Sia Carol che Daryl ammettono di voler andare avanti. We gotta, dobbiamo, dice Daryl. I’m trying, dicono entrambi. Bisogna andare avanti perché tutti hanno fatto qualcosa, com’è legittimo che sia visto che c’è l’apocalisse. Nel secondo episodio il saggio Rick aveva affermato: “We’ve all done something“.
Ma bisogna andare avanti anche dal proprio passato pre-apocalittico. Quando Noah ruba loro le armi e Carol ha un attimo di sclero, dice “I can’t stand around and watch it happen“, riferendosi a tutti i suoi compagni che rischiano di morire. Più tardi, Carol parla di com’era la sua vita con Ed prima dell’epidemia.
I went home, I got beat up, life went on and I just kept praying for something to happen. But I didn’t do anything.
Ed ecco il riscatto, la redenzione. Passare una vita sperando che le cose cambino senza fare nulla a riguardo. Finché qualcosa accade e si comprende che dipende da noi. Bisogna fare qualcosa. Che sia costruirsi una nuova vita o uccidere gli zombie di professione.
So che moltissimi speravano di vedere il Caryl finalmente realizzarsi
Quando dallo zaino di Daryl cade il libro sul trattamento dei bambini abusati, il suo personaggio acquista ancora una nuova dimensione. Un ragazzo cresciuto da un padre violento e all’ombra
Vi lascio con il promo del prossimo episodio, “Crossed”, in cui si vede la pistola di Rick diventare sempre più gigante. Tipo il cappello dello sceriffo in Scary Movie 3, per intenderci.
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