Recensione | The Walking Dead 5×07 “Crossed”

Creato il 25 novembre 2014 da Parolepelate

L’inizio della fine.

Se si trattasse di un cruciverba della Settimana Enigmistica, la risposta sarebbe F I.

Che poi io, della Settimana Enigmistica, leggo solo le vignette e ogni tanto oso il “se voi foste il giudice” (giusto per aver la certezza che il mio frequentare giurisprudenza è servito a ben poco).

Quello che in realtà sto cercando di dire è che siamo a meno uno dal winter finale e gli eventi di questo episodio hanno fatto da preambolo a suddetto finale, in cui mi aspetto che tutti sparano a tutti (o magari sparano solo a Dawn – che ancora non ho capito se odio alla follia oppure solo alla semi-infermità mentale). Un episodio da calma prima della tempesta, insomma, perché in effetti non è successo molto, e quello che è successo è stato principalmente scene d’azione, con Daryl che usa teste degli zombie come fossero palle da bowling.

Tuttavia, ci sono diverse cose che mi hanno colpito. Primo fra tutti padre Gabriel. Gabriel che fino a poco tempo prima aveva visto il mondo cadere a pezzi solo indirettamente. I suoi abiti erano ancora puliti ed ordinati, e la sua chiesa ancora intatta. Materialmente parlando. Perché avendo egli negato aiuto a coloro che lo cercavano, è in effetti venuto meno agli stessi insegnamenti di Cristo (o almeno credo, al catechismo pensavo sempre ai fatti miei), e allora la sua chiesa non è più metonimia, la parte per indicare il tutto, dove il tutto è la comunità, la comunità che lui ha chiuso fuorima è semplicemente “quattro pareti e un tetto”. L’apocalisse, lui, l’ha vista da lontano, filtrata dalle Scritture.

Romani, 6:4 – “Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi similmente camminiamo in novità di vita”

Ezechiele, 37:7 – “E io profetizzai come mi era stato comandato; e come io profetizzavo, si fece rumore; ed ecco un movimento, e le ossa s’accostarono le une alle altre

Matteo, 27:52 – “I sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono

Rivelazioni [o Apocalisse], 9:6 – “E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, e non la troveranno; e desidereranno di morire, e la morte fuggirà da loro

Luca, 24:5 – “Tutte impaurite, chinarono il viso a terra; ma quelli dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti?»”

Gabriel l’apocalisse ancora non l’ha assimilata, ancora non l’ha vissuta direttamente, ancora non l’ha capita. Nascosto nella sua chiesa, è come se fino a quel momento fosse vissuto in un mondo a parte. Ma poi sono arrivati quelli di Terminus, e sono stati massacrati nella navata. L’apocalisse è entrata di prepotenza nel suo mondo. E il fatto che Daryl, mentre mette in sicurezza il perimetro dell’edificio, ritenga che anche la croce possa essere utilizzata a tale scopo, altro non è che un ulteriore segno dell’ingresso dell’apocalisse nel mondo di Gabriel. Come la chiesa, anche la croce smette di diventare il simbolo di qualcosa, e diviene solo un pezzo di legno. E Gabriel si trova a dover fare i conti all’improvviso col fatto che il mondo come lo conosceva lui è scomparso. Prova a cancellare le macchie di sangue dal pavimento, ed è solo un persistere a negare l’evidenza.

Un’evidenza che invece non si può negare è il fatto che Washington non esiste. O meglio, esiste, ma non è più uno scopo ultimo. Anzi, non è più nemmeno uno scopo. Non è più niente, se non l’imbroglio di uno che tentava in tutti i modi di restare vivo. Ho trovato interessante, allora, le parole che usa Tara per descrivere la circostanza:

Eugene non era forte. Non è veloce. Non sa come usare un’arma. La verità fa male, ma lui è inutile. Aveva una sola capacità che lo teneva in vita. Dovremmo essere arrabbiati perché l’ha usata?

Il che è un punto di vista decisamente corretto, se non fosse per il fatto che, mi fa notare mio fratello, è legittimo finché non va a discapito degli altri. Dopo se ne è uscito con una metafora sportiva di uno che è bravo a correre però fa gli sgambetti agli altri atleti e poi li calpesta ma in quel momento mi stavo facendo la piastra ai capelli e cercavo in tutti i modi di non friggermi le orecchie quindi non lo stavo tanto a sentire. Però il concetto l’avete capito, no?

Tra l’altro, Tara si trova lì perché Glenn – all’epoca – le ha dato una seconda chance. E trovo bello il fatto che lei sia disposta a fare la stessa cosa con Eugene. Tanto più che sì, Washington era un’idea allettante per tutti, e ora tutti devono accettare il fatto che non sia più un’opzione, ma per una che non aveva niente, tornare a non avere niente non è poi un gran problema. A differenza di Abraham: l’idea di Washington era l’unica cosa che lo teneva in vita. Per questo, Tara non ha problemi a superare la cosa, mentre lui ne ha parecchi. Voglio dire, Maggie è arrivata pure a minacciarlo di farlo fuori. Credo che un po’ di terapia ad Abraham farebbe bene. Terapia verbale, cioè, non nel senso di continuare a prendere a pugni Eugene. Eugene che, tra l’altro, è rimasto incosciente per tutta la durata dell’episodio, per “svegliarsi” solo alla fine. Virgolettato perché, ad essere sincera, mica sono sicura che sia sveglio sveglio. Insomma, quei versi che faceva a me sembravano tanto quelli di uno zombie, ma boh…

Ne approfitto per dire altre due parole su Tara, che inizia a piacermi un sacco.

Non immaginerete mai cosa c’è in questo zaino.

Cosa? Cosa c’è? Il Sacro Graal? Lo scettro di Sailor Moon? La mia laurea? Il Pokédex con tutti i Pokémon? No, uno yo-yo. Entusiasmarsi per le piccole cose, ecco il segreto per vivere bene (quello, e l’assistenza sanitaria).

Altri personaggi, invece, hanno cose ben più urgenti – rispetto agli yo-yo – di cui occuparsi. Rick, Daryl, Sasha e Tyreese, con l’aiuto di Noah, stanno ideando un piano per liberare Beth e Carol dal Grady Memorial Hospital. L’idea originale di Rick è quella di entrare e sparare a tutti. L’idea di Tyreese è quella di prendere in ostaggio dei poliziotti e negoziare uno scambio. Io avrei avallato l’idea di Rick, ma that’s none of my business. Tanto più che l’idea dello scambio è andata quasi subito in malora, dato che uno degli ostaggi infinocchia Sasha alla grandissima e scappa. Promemoria: se una cosa può essere fatta in due modi, e uno di questi due modi prevede il far volare pallottole, è questo il modo che bisogna utilizzare. *inserire versi da cowboy qui*

Menzione a parte poi merita, secondo me, Beth. Ho adorato la scena in cui reagisce energicamente di fronte all’evidente ipocrisia del poliziotto che insiste affinché Carol venga staccata dai macchinari – che consumano risorse preziose – quando lui carica il suo lettore dvd tutti i giorni. Vai, Beth, vai! Si, questo personaggio mi sta piacendo veramente molto, e non vedo l’ora che torni nel gruppo.

Chiudendo, e prima di lasciarvi col promo del prossimo episodio, Coda, ne approfitto per ringraziare The Previously On Theory per avermi fatto da supplente per la scorsa recensione.


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