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Recensione The Witness

Creato il 25 gennaio 2016 da Lightman
Recensione The Witness

Matteo Mangoni è un grande amante della tecnologia e, soprattutto, del medium videoludico. Programmatore di giorno e gamer incallito di notte (o viceversa), ha avuto fra le mani la sua prima console all'età di 6 anni, e da allora per lui niente è più stato lo stesso. Soprattutto le bollette della luce. Lo trovate su Facebook e Twitter.

Alzi la mano chi non ha sentito parlare almeno una volta di The Witness, attesissimo titolo diretto da Jonathan Blow, già creatore a suo tempo dell'ottimo Braid. Dopo uno sviluppo particolarmente lungo e complesso, durato ben sette anni, il puzzle game del noto game designer è finalmente pronto a debuttare il 26 Gennaio su PlayStation 4 e PC, con una release per piattaforme mobili dotate di sistema operativo iOS prevista entro fine anno. Immergendoci nella pacifica isola su cui è ambientato il gioco ci siamo trovati catapultati in un titolo ricco di colpi di genio, ostile e, inutile negarlo, a tratti potenzialmente frustrante per i non avvezzi al genere. Sicuramente non ci troviamo di fronte a una produzione da prendere sotto gamba, perché The Witness è un prodotto difficile sia da approcciare che da giocare. Una sorta di puzzle game open-world ambizioso e colorato (invero molto condensato e non inutilmente mastodontico come molte altre produzioni recenti), perfetto per gli amanti degli enigmi ad alto coefficiente di difficoltà ma potenzialmente indigesto per tutti gli altri.

Ti va di fare un gioco..?

Recensione The Witness

La nuova creatura di Thekla è essenziale fino all'inverosimile: in The Witness non c'è alcun tipo di interfaccia grafica né colonna sonora ad accompagnare le gesta del protagonista. Il giocatore è libero di esplorare e passeggiare a suo piacimento per le ispirate e colorate ambientazioni, risolvendo enigmi di crescente difficoltà che lo metteranno costantemente alla prova e lo spingeranno lungo il suo cammino. Un viaggio che comunque, ad essere sinceri, è tutt'altro che guidato. Perché The Witness, per quanto ascrivibile a un genere che sembrerebbe andare in profondo disaccordo con un mondo aperto, è probabilmente uno dei pochi open-world davvero degni di questo nome usciti nell'ultimo periodo. Il giocatore non ha costrizioni di nessun tipo, può dirigersi dove vuole e risolvere gli enigmi nell'ordine che desidera. Lo stesso Jonathan Blow ha asserito più volte di aver pensato il gioco come una critica ai free-roaming moderni, immersi in mondi tanto giganteschi quanto poco significativi. In The Witness, invece, tutto sembra avere una propria ragion d'essere. La missione del titolo è quella di dare uno scopo al mondo che ci circonda, rendendolo parte integrante dell'enigma. O meglio, trasformandolo spesso e volentieri nella soluzione all'enigma stesso. La logica che muove l'intero impianto ludico del titolo è davvero semplicissima: qualunque meccanismo, porta o apparecchio è attivabile soltanto attraverso la risoluzione di enigmi che gradualmente si fanno più intricati. Le tipologie di puzzle sono svariate e tutte ben riuscite, e spesso ulteriormente impreziosite da diverse variazioni sul tema, sebbene si riconducano tutte al medesimo principio. Il giocatore si troverà infatti di fronte ad un pannello, con il compito di tracciare una linea che connetta un punto di partenza a uno d'arrivo, seguendo un percorso spesso irto di ostacoli e trabocchetti. A cambiare profondamente sono le modalità e gli elementi esterni coinvolti nel singolo puzzle.

Recensione The Witness

Alcuni ci chiederanno di studiare da vicino l'ambiente circostante, di prenderci il nostro tempo per osservare attentamente le sagome delle rocce o delle palme presenti sullo sfondo, oppure le ombre proiettate nelle vicinanze del pannello. Altri giocheranno con i colori, con le forme geometriche e con i famosissimi mattoncini del Tetris. Ciascun puzzle è solitamente limitato a una specifica area dell'isola, ma non mancano enigmi che combinano due o più elementi diversi: affrontando dei puzzle caratterizzati da stelline colorate, ad esempio, abbiamo trovato qualche tetramino o altri criptici simboli a complicarci la vita. E' facile rimanere entusiasti quando si scopre che l'introduzione di una singola variante può stravolgere le logiche che si davano per scontate.

Basta un elemento diverso per cambiare completamente le carte in tavola, rendendo un enigma altrimenti semplicissimo un vero e proprio inferno. Buona parte dei rompicapo presenti sull'isola si basano proprio sulla presenza di simboli speciali nel pannello, ciascuno dei quali detta delle proprie regole ben precise. Stupisce inoltre la naturalezza con cui veniamo introdotti a un nuovo tipo di simbolo: lentamente, attraverso un avvicinamento graduale al nuovo set di regole che esso introduce, senza suggerimenti di sorta. Capiremo come interagire con i quadrati e stelline colorate, con i tetramini e con tanti altri simboli soltanto studiando da soli i primi, semplici puzzle ad essi dedicati. Si tratta di un approccio incredibilmente appagante, che riesce a gratificare il giocare come raramente un titolo del genere aveva saputo fare prima d'ora. Dobbiamo però ammettere che, sebbene tali regole siano quasi sempre facilmente comprensibili, alcune di esse potrebbero costringere il giocatore ad affrontare un po' di "trial and error", soprattutto quando si troverà di fronte alle bizzarre variazioni sul tema introdotte in alcuni puzzle più avanzati. Ciò nonostante, The Witness sfoggia un game design di qualità rara, capace di mantenersi bel bilanciato lungo tutta l'esperienza. Di tanto in tanto può anche capitare di trovare dei piccoli registratori contenenti stralci di dialoghi, perlopiù citazioni, che stemperano, almeno per un attimo, l'onnipresente senso di solitudine che normalmente attanaglia il giocatore. Sono frasi incredibilmente criptiche, enigmatiche e a volte sin troppo fini a se stesse. Dopo poche righe perfettamente recitate (in inglese, con sottotitoli in italiano) torniamo alla nostra solitudine, cullati dal canto degli uccelli, dal fruscio del vento e dal rumore del mare.

The Witness è una creatura bizzarra, schiva ed introversa; un'esortazione continua a superare i propri limiti nel tentativo di progredire in un ambiente ostile (a discapito del suo aspetto docile e pacifico). Contrariamente a quanto accadeva con altri esponenti del genere - apparentemente simili al gioco in questione ma al tempo stesso profondamente diversi - come The Talos Principle e Portal, la creazione di Thekla appare molto più votata all'introspezione e all'esplorazione che non alla narrazione vera e propria. Laddove il titolo di Croteam cercava di illustrare tramite i suoi puzzle una storia ben precisa, strutturata e metafisica, The Witness sceglie di chiudersi a riccio e fornire al giocatore un'esperienza totalmente diversa, basata su canoni diametralmente opposti. Decide insomma di puntare sull'ambientazione, sull'atmosfera e soprattutto sulle interazione tra questi due elementi e l'impianto ludico, vero punto di forza del gioco. Una scelta che potrebbe lasciare un po' d'amaro in bocca ai giocatori meno affini a questo tipo di esperienza, i quali rischieranno di non trovare nei numerosissimi enigmi (circa 600, molti dei quali opzionali) uno stimolo sufficiente a tenerli incollati allo schermo per le settanta, forse anche ottanta ore richieste per portarli a compimento tutti.

A contatto con la natura

Sebbene il team di sviluppo sia composto da pochissimi elementi, The Witness è un gioco davvero imponente, ben sviluppato e denso di contenuti. Abbiamo già accennato alla presenza di un numero impressionante di rompicapo, ma non possiamo trascurare l'ineccepibile direzione artistica e la magnificenza delle location che visiteremo durante la nostra avventura.

Recensione The Witness

La bellezza dell'isola che fa da sfondo alle vicende del gioco è davvero in grado di lasciare senza fiato. Il risultato finale conferma in pieno le impressioni che avevamo avuto durante questi lunghi anni di sviluppo del titolo: The Witness cerca di far leva sulle sensazioni, prova a emozionare e suggestionare il giocatore attraverso l'utilizzo di uno stile grafico semplice ma profondamente accattivante, che mette in campo un cel-shading impeccabile, delicatissimo e ricco di colori vivaci e attenzione per i dettagli. Sorprendono soprattutto i magnifici riflessi sugli specchi d'acqua, forse un po' esagerati ma sicuramente di grandissimo impatto, e l'ottimo utilizzo dell'audio ambientale, unica colonna sonora del gioco. The Witness sembra prediligere l'ispirazione artistica alla tecnica pura, preferendo al mero dettaglio grafico la sublimazione della componente introspettiva ed emozionale del titolo, vero e proprio focus del titolo di Thekla.


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