La regista polacca Kinga Debska firma il suo 'mia madre e io padre', un film-dedica che ripercorre le fasi salienti di una maturità che passa per l'elaborazione della malattia dei genitori, e nel passaggio di consegne che questa realtà si trascina dietro
Marta e Kasia sono due sorelle sulle quarantina estremamente diverse. Marta, impegnata nella sua carriera d'attrice, è all'apparenza una donna forte e determinata che sa sempre (o quasi) come muoversi nelle situazioni. Kasia è invece una donna molto più emotiva, naive, attanagliata da mille paure e che fa fatica ad affrontare la vita contando sulle sue sole forze. Per entrambe, l'improvvisa e grave malattia dei genitori, segnerà un passo importante nel percorso di crescita, costringendole a fare i conti con le responsabilità di una vita adulta oramai pienamente da affrontare. Un momento di cambiamento e valutazioni, per entrambe, che le metterà di fronte alle proprie debolezze, alle questioni irrisolte con i propri genitori, e alle inevitabili somme da tirare sulle proprie vite. L'ospedalizzazione dei genitori, la gestione emotiva della loro malattia, l'altalena di sentimenti contrastanti che marcano questo rapporto tra sorelle all'alba di una nuova fase della loro vita, sono tutti elementi che confluiscono nel ritratto della regista e sceneggiatrice polacca Kinga Debska che prende spunto dalla sua storia privata (la perdita dei genitori) per firmare questa commedia dolce-amara - dal titolo These daughters of mine - sui momenti più catartici della vita.
Queste mie figlie
Le 'rese dei conti' fatte al capezzale dei genitori possono essere le più dure, le più dolorose, ma spesso anche le più forgianti. Lo racconta bene Moretti nel suo ultimo bellissimo film Mia madre, dove i ricordi mutevoli ma ben distinti di una donna di ferro, serviranno ai suoi due figli per elaborare successi e fallimenti delle loro vite. Fa la stessa cosa anche Kinga Debska con These daughters of mine ( Queste mie figlie), ripartendo proprio come Moretti da un materiale biografico poi liberamente rielaborato in una storia caratterizzata da un sentimento vibrante, e dall'amore contrastato e reciproco di due sorelle non più giovani, di certo non più bambine. Quelli delle consegne generazionali sono infatti proprio i momenti in cui il ricordo dell'infanzia ci travolge con prepotenza, torna a bussare alle nostre menti con chiaro intento riepilogativo, lasciandoci poi nell'empasse di dover estrapolare zone di luce e di ombre dei nostri trascorsi per approcciare con nuova coscienza il futuro. Nel film della Debska c'è il ricordo di un padre autoritario e divertente, e quello di una madre solidale e premurosa. La grana del sentimento portante è la parte più convincente di questa commedia dolce-amara sul tempo che passa e le famiglie che mutano, nel bene e nel male, verso una nuova condizione e una nuova consapevolezza. Si tratta di un film forse c'è già visto e non completamente riuscito, ma la forza che si sprigiona dall'emotività, e anche un pizzico di ironia, che la regista ha trasposto nell'opera è comunque un punto di forza e di genuinità.
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