Ciao a tutti, amici ed amiche dell’angolino! Oggi parliamo di un romanzo che tratta un tema importante: il morbo di Alzheimer. Giulio Scarpati, noto attore televisivo e di teatro, riracconta alla madre, affetta da questa malattia che cancella i nostri ricordi, la storia della sua famiglia, attraverso aneddoti e sprazzi di vita comune. Ho avuto il piacere di assistere, qualche mese fa, alla presentazione di questo suo primo romanzo “Ti ricordi la Casa Rossa?” (condivido con voi alcune foto scattate durante l’incontro e la mia copia autografata del romanzo). Ho ascoltato direttamente attraverso la voce di Scarpati il disagio e la grande forza d’animo necessaria ad affrontare una situazione del genere.
Mentre una madre perde inesorabilmente la memoria, il figlio impara a ricordare. Il racconto della Casa Rossa è un viaggio inversamente proporzionale, perché ora il tempo non fa più da fissativo ma da solvente: il dissolversi delle memorie della madre è il set dei ricordi del figlio. Nell’itinerario percorso in direzioni contrarie c’è la ricerca di un appuntamento, la rinnovata speranza di incontrarsi in qualche fortunato luogo dell’anima. Come la Casa Rossa, nel Cilento, dove si trovano le radici e le memorie, assieme autentiche e mitiche, di una famiglia. Risalendo di ricordo in ricordo, Giulio Scarpati ripercorre tutte le tappe del consueto viaggio a Licosa, per anni loro meta estiva e luogo a lei particolarmente caro.
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Quando i ricordi svaniscono tutto sembra andare perduto: sorrisi, incontri, persone, luoghi. Come d’incanto tutto entra nel dimenticatoio ed il vissuto si perde per sempre. Ma forse il ricordo va allenato, come un muscolo del nostro corpo, ed è proprio questo il percorso intrapreso da Giulio Scarpati in questo suo romanzo. Attraverso aneddoti e flashback l’autore-attore ci rende partecipi di momenti importanti che hanno segnato la sua infanzia e la sua vita. Licosa, un piccolo paese nel cilentano, fa da cornice a queste memorie e rappresenta uno dei luoghi cari alla famiglia Scarpati-Shreiber. Rievoca momenti goliardici e spensierati, fatti di gesti semplici ed attimi di vita autentica e genuina. Sebbene il luogo rendesse il tutto abbastanza rustico, la mamma di Scarpati, da sempre fautrice di buone maniere e modi rigidi e composti, rendeva il momento della villeggiatura alla Casa Rossa ancora più intenso e singolare. Il bambino-Scarpati ricorda di come, segretamente, in spiaggia si ritrovasse a desiderare un pezzo di quella lasagna (considerata cibo “cafone” dalla signora Schreiber) ben farcita dei suoi vicini di ombrellone, finendo per doversi accontentare di qualche verdurina salutista (ma sicuramente “raffinata”) rifilata dalla rigorosa mamma svizzero-tedesca.
“Ma se è vero, come qualcuno dice, che la realtà attorno ti sembra lontana come un sogno, e che i sogni sono diventati la realtà dentro cui vivi, io voglio fornirti i dettagli, le storie, le gambe per alzarti da qui”
Le memorie si susseguono incalzanti, tra episodi divertenti e spiritosi, alternati ad altri più riflessivi e dolorosi. Scarpati ripercorre tappe importanti della sua infanzia e giovinezza, dagli esordi della sua carriera di attore fino ad oggi.
“Il ricordo è ciò che pensavamo di avere dimenticato. Il tempo funziona da fissativo o da solvente?”
Attraverso la rievocazione di un viaggio in Seicento da Roma fino in Campania, di un gioco da bambini, di un tramonto, Scarpati definisce i contorni di quelli che sono i ricordi ormai sbiaditi di tempi difficili ma altrettanto felici; quando ancora la forza di quella madre, così rigorosa ed esigente, trascinava un’intera famiglia in quell’oasi felice rappresentata dalla Casa Rossa. Ora che la mente della madre è offuscata dalla malattia, emerge un pizzico di amarezza per le domande non fatte e le cose non dette. Quell’altalena semplice, costruita con una corda ed un sacco, che da bambino facevano divertire il piccolo Giulio, oggi raffigura quell’instabilità della memoria contro la quale si può combattere solo con l’affetto e la vicinanza di un figlio che tenta, disperatamente, di lanciare un’ancora di salvataggio fatta di momenti condivisi, di sentimenti ed emozioni che solo una famiglia unita può creare.
Ho trovato questo romanzo di una naturalezza incredibile. Giulio, pur soffrendo intimamente per la malattia della madre, riesce a raccontare con lucidità ed ordinato trasporto una vita piena, fatta di gioie, sacrifici, duro lavoro ed anche dolore e sofferenza. Sebbene la memoria sia labile, i sentimenti sono vividi e ben definiti.
“Ti ricordi la Casa Rossa?” è un romanzo nostalgico e commovente. Ci ricorda la fugacità di una vita fatta di luoghi, attimi e persone ma anche l’effimero tentativo di far attaccare saldamente i ricordi alla nostra mente. Con determinazione e tenacia, Scarpati preserva la memoria di quelle istantanee in bianco e nero che, seppur non potendo rimpiazzare il vuoto nella memoria della madre, sostengono l’autore nel ritrovare e custodire la propria identità.
“Ho capito perché la parola “passione” ha un significato insieme di travaglio, commozione e bellezza. La malattia è un calvario che conta più di quindici stazioni, però, alla fine, c’è qualcosa che risorge [...] C’è la grandiosità del corpo umano”
Non ha bisogno di molte presentazioni. Noto al grande pubblico grazie alla fortunata serie TV “Un medico in famiglia” nella quale ha interpretato il ruolo di Lele Martini, Giulio Scarpati è anche (e soprattutto) un attore di teatro. Nato a Roma nel 1956, ha interpretato moltissimi personaggi ed è sempre impegnato in diverse tournée teatrali che lo portano in tutta Italia. Ha vinto diversi premi, tra i quali nel 1994, un David di Donatello come miglior attore del film “Il giudice ragazzino“.