[Recensione] Tragedia dell’assurdo di Jenny Gecchelin

Creato il 15 marzo 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Tragedia dell’assurdo
Autore: Jenny Gecchelin
Editore: Ciesse edizioni
ISBN: 9788866600732
Anno: 2013
Formato: libro, disponibile in eBook
Lingua: italiana
Numero pagine: 192
Prezzo: € 15,00
Voto:

TramaAlte valli vicentine, inizio ’900: in una piccola contrada dispersa tra i monti, vive una famiglia all’apparenza normale, ma il destino è sempre in agguato e gioca strani scherzi. Angela e Francesco Sberze, genitori di due belle ragazze, non possono impedire che l’ambigua figura di Valente Dal Lago, signorotto di città, entri nelle loro vite, stravolgendole. Un’avventura dal sapore teatrale che trasporterà il lettore indietro nel tempo tra abitudini, usanze e colori di un antico Veneto rurale che non esiste più. Un romanzo che è un delicato e malinconico viaggio nella memoria e, insieme, un realistico dipinto di un passato non troppo remoto.

Recensione: Chi ha già letto Le cinque colombe di Jenny Gecchelin (QUI recensito), in questo romanzo trova più di una conferma. La storia qui proposta è diversa, l’autrice ha seguito altre strade, eppure lo stile è inconfondibile, gli eventi sono perfettamente calati nel tempo, segno che alla base vi sono una ricerca attenta, un’accurata ricostruzione storica. Il lettore ha l’impressione che i ricordi dei nonni e i racconti antichi che gli sono stati tramandati prendano vita, traspirino tra le pagine. I primi anni del Novecento ci entrano in casa con una prepotenza fresca e genuina, con valori che i nostri giorni hanno dimenticato e non sono più capaci di conservare nemmeno sottobanco. Si tratta di valori che, loro malgrado, alimentavano le apparenze di un mondo già in catafascio.

Il racconto ruota intorno alle due figlie di Francesco e Angela Sberze, cioè a Beatrice e a Bianca. All’inizio sono testimoni e comparse di storie di paese, come quella della maestra elementare che se la intendeva con il parroco. Il tutto è portato alla luce da una lettera scritta per scherzo (o forse no), su suggerimento di Bianca, la più intraprendente e irrefrenabile delle sorelle Sberze, furba e ingegnosa come poche:

In tal modo uno scherzo laborioso e pesante ma non catastrofico, almeno nel suo disegno iniziale, si trasformò in un evento scottante.
I ragazzini si spaventarono a morte; solo Bianca sembrò non dimenticare il lato comico della faccenda. I monelli giurarono tra loro di non fare parola ad alcuno dell’accaduto.

Si tratta di intermezzi importanti per introdurre personaggi e luoghi, il teatro in cui stanno per svilupparsi gli eventi. La scena verrà di fatto monopolizzata da un signorotto senza scrupoli, tale Valente Dal Lago, capriccioso e indolente, mai pieno di sé quanto basta. Metterà presto gli occhi addosso su Beatrice, attirandosi il risentimento di Bianca e delle altre ragazze di paese. Anche i ragazzi del luogo non prendono gli eventi per il verso giusto, è un affronto che un forestiero qualunque si presenti a rubare una ragazza che altrimenti sarebbe andata in sposa a qualcun altro della contrada.

Inizia una battaglia di due cuori senza esclusione di colpi: quello di Beatrice e di Bianca che si contendono lo stesso uomo, un uomo che riassume in sé la figura del mascalzone perfetto, pronto a godere dell’amore di entrambe, a sparire nel nulla all’occorrenza.

Dopo aver disonorato Beatrice, sarà la saggezza furbesca di Francesco Sberze a intrappolare il signorotto, obbligandolo sotto la minaccia di una carabina a convolare a giuste nozze. L’onore è salvo, ma si aprono le porte di un inferno indicibile.

La povera Beatrice non sembra aver alcun motivo di lamentarsi, in fondo ha abbandonato gli stenti della casa paterna, è entrata in una casa signorile, dove è servita e riverita. Eppure sfiorisce a poco a poco per via di un marito sempre meno pago di lei, più assente e capriccioso.

La tensione via via accumulata si scioglierà nell’unico modo possibile, nella tragedia. Una tragedia che tuttavia fa eco a un’altra, persa nel passato, la quale provoca nel lettore uno scombussolamento totale, l’aprirsi di un varco che lo costringe a rivedere completamente le vicende fin qui raccontate.

Ebbene ciò che avviene ha qualcosa di inaudito, il romanzo si apre a una dimensione pirandelliana. L’autrice prende la palla al balzo e ricomincia a narrare gli eventi dall’inizio tali e quali per come li conosciamo, ma assolutamente nuovi perché illuminati dalla rivelazione che ci ha appena lasciato a bocca aperta. Solo ora comprendiamo a pieno il senso del titolo: tragedia dell’assurdo. Un assurdo noto sin dall’inizio a tutti i personaggi tranne che al lettore, di fatto beffato. La storia ci viene rinarrata come una sorta di risarcimento, in modo che anche noi ci troviamo messi a parte di un dramma ancora più toccante, più assurdo e atroce di quanto presentito.


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