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Recensione: “Trevor”, James Lecesne.

Creato il 16 febbraio 2015 da Chiara

Recensione: “Trevor”, James Lecesne.Titolo: Trevor: non sei sbagliato, sei come sei.
Titolo originale: Trevor: a novella.
Autore: James Lecesne
Editore: Rizzoli
Pagine: 106
Anno: 2014

Sinossi
Trevor, tredici anni, è un inguaribile ottimista, una spirito effervescente ed entusiasta, un artista in erba che con la sua vita sogna di cambiare il mondo, proprio come Lady Gaga. A scuola, però, le sue passioni iniziano ad attirargli battutine e insulti, che nella sua limpida ingenuità Trevor non capisce, e così facendo contribuisce a rinfocolare. Abbandonato dagli amici, frainteso dal mondo degli adulti, genitori compresi, Trevor si ritrova presto affibbiata l’etichetta di gay. Una storia che si ripete spesso in molte scuole del nostro Paese. Per fortuna, però, nel caso di Trevor questo è solo l’inizio.

Recensione: “Trevor”, James Lecesne.

A volte non servono centinaia di pagine per sentirsi davvero coinvolti in un romanzo. A volte sono sufficienti poche righe, una manciata di pagine che parlano con piena onestà e una leggerezza invidiabile. A volte basta soltanto una frase – “non sei sbagliato, sei come sei” – e bam: rien ne va plus, les jeux sont faits. Questa novella è ormai fuori da un po’ di tempo, lo ricordo perché la copertina – così semplice, pulita e al tempo stesso di grande impatto – ha capeggiato per un po’ di tempo nella mia bacheca facebook rimanendo impressa tra i miei pensieri, ma è stato in occasione del Readathon day che mi sono finalmente prefissa di affrontarla. Che poi sabato 24 la giornata mi sia letteralmente scappata dalle mani per svariati motivi, è un altro discorso: ho rubato un’ora abbondante ad un lunedì di studio inconcludente e mi sono rimessa in pari. Ritrovandomi a pensare, però, che avrei dovuto farlo molto prima.

Se io lo sia davvero o no non conta. Il punto è un altro: è sbagliato rendere pubblico l’orientamento sessuale degli altri, ed è altrettanto sbagliato andarsene in giro a pretendere che qualcuno renda pubblico il suo orientamento sessuale se lui/lei non se la sente.

Trevor è un bambino e guarda al mondo con occhi che non hanno ancora perso l’innocente incanto dell’infanzia, per cedere il passo al cinico timore adolescenziale che attacca tutto ciò che non si conforma al gruppo. Pieno di energia, di gioia e di voglia di vivere, è una stella che brilla di luce propria in un universo costellato di lune, avide di divorare la luminosità altrui, e non ha paura di premere sull’acceleratore per sentire le orecchie fischiare e il vento schiaffeggiargli la faccia. Si fa portavoce di messaggi importanti, ispirato dal coraggio di una Lady Gaga che ai suoi occhi incarna tutto ciò che nella vita bisognerebbe avere il coraggio di essere, e si lascia trascinare da un entusiasmo che se da un lato emoziona dall’altro spinge verso una preoccupazione sincera. Perché se lui non si rende conto di cosa implichi il suo essere così giovane e così diverso, noi che lo leggiamo lo sappiamo fin troppo bene: isolamento, derisione, cattiverie. Incomprensione, paura. Perché ciò che non si conforma spaventa, spaventa tantissimo, e la passione che Travor mette nel teatro, nelle coreografie, nel semplice atto di respirare non è quello che ci si aspetta da un quasi adolescente maschio. Non è Pinky che si vorrebbe avere al suo fianco, non è a lui che si aspettano siano indirizzati pensieri e telefonate, e la lenta evoluzione della cornice che abbraccia le sue giornate non è che la terribile conferma di qualcosa che non si cerca di comprendere, figuriamoci accettare. Dai suoi stessi genitori, che lo costringono a trascorrere un intero pomeriggio in compagnia di un prete (forse la categoria umana meno indicata ad affrontare il tema della sessualità con chiunque), agli amici più stretti, non sembra esserci nessuno in grado di capire e rispettare qualcosa che Trevor non è pronto ad ammettere con se stesso, ma che sceglie consapevolmente di abbracciare per poter essere liberamente se stesso. Il silenzio si apre come un baratro senza fondo attorno a lui, lasciandolo solo su un’isoletta da cui dovrà affrontare non solo una famiglia che non vuole capire ma anche il bullismo scatenatosi nei suoi confronti a scuola. Non ci saranno mani tese, parole di conforto o prese di posizione a sostenere le sue spalle gracili, alleviando il peso di un fardello che non dovrebbe essere tale, e, sprofondato in un vortice di solitaria disperazione, questo piccolo ragazzino pieno di vita sceglierà di sacrificare ogni cosa, se stesso e la sua vita, perché incapace di continuare a vivere in un mondo che non vuole accettarlo.

Quando sei giovane, qualsiasi cosa ti capiti la gente ti dice che la supererai, che te la butterai alle spalle; lo dicono come se ciò che provi, i tuoi sentimenti, non fossero veri, o al limite soltanto un semplice allenamento per affrontare quello che poi arriva crescendo. Ma a contare è solo ciò che abbiamo nel presente. L’amore che oggi sentiamo è ciò che sappiamo dell’amore; è ciò con cui dobbiamo fare i conti. La gente rifiuta di ammettere che a volte proviamo sensazioni così forti che vorremmo solo stenderci per terra e morire piuttosto che continuare a provarle. Non sto dicendo che sia una bella cosa, questa; dico solo che è così che va. E lo so perché a me è successo.

Ci vuole tanta delicatezza, nel trattare questo tema scottante – che non dovrebbe neppure esser tale, non nel 2015, non con tutte le presunte campagne per libertà e diritti che ci martellano quotidianamente, perché essere se stessi e amare chi si desidera dovrebbe essere lo stato naturale delle cose e non una conquista ancora lontana -, o quantomeno un grado di consapevolezza capace di evitare le banalità a basso costo che spesso vi si accompagnano. Potete affidarvi a Trevor senza preoccupazioni di sorta, sotto questo punto di punta: James Lecesne vi prenderà per mano e avrà cura di voi ad ogni riga, conducendovi lungo un percorso che lascerà un marchio indelebile tra i vostri pensieri, facendovi innamorare di un ragazzino dal cuore troppo grande e troppo pulito per il mondo che lo circonda. Non è banalmente la storia di Trevor, gay non esattamente consapevole di esserlo, che per questo motivo subisce violenze fisiche e psicologiche quotidianamente, al punto da arrivare a considerare, desiderare e tentare il suicidio perché incapace di vedere una via d’uscita dal buco nero di odio che lo sta logorando. O meglio, è anche questo, ma c’è molto di più al di là di una narrazione che toglie il fiato, cattura, diverte e commuove in un crescendo che poi esplode improvviso, inaspettato, non considerato. Fa pensare, moltissimo. Personalmente sono rimasta estremamente colpita dalla rapidità con cui il suicidio irrompe tra i suoi pensieri, denotando tutta la mia insensibilità di fronte ad una sofferenza che solamente un carattere estremamente solare riusciva a mitigare: non mi ero resa conto, leggendo, che Trevor stesse subendo degli abusi tanto gravi. E cosa mi dice che lo stesso non accada a qualcuno che mi sta accanto, ma che sa convivere con la propria sofferenza e nasconderla al resto del mondo? Cosa mi dice che questa persona non sia vicina al limite? È avvilente, e al tempo stesso aberrante, la crudele verità racchiusa in così poche pagine: non sai mai cosa stai vivendo la persona che ride al tuo fianco. Non davvero. Non voglio essere fraintesa, ma l’ho vissuto come una doccia fredda, o un pugno allo stomaco – non mi ero resa conto di cosa stesse profilandosi all’orizzonte, esattamente come succede la maggior parte delle volte nel mondo non di carta. Non ci si rende conto, non si è in grado di sapere con certezza se il limite ultimo è stato infranto o meno, e quando succede fa male.
Che succeda ancora, è deprecabile. Che succeda perché non si è capaci di accettare che la sessualità è una cosa naturale, a prescindere da qualsiasi altro retaggio culturale, è inaccettabile. Ma fin tanto che il mondo è quello che è, tocca stringere i denti e andare avanti. Quello che mi consola è che i Trevor nel mondo non siano più così soli e abbandonati, ma che esistano angoli di universo a cui possono rivolgersi per chiedere aiuto, o semplicemente parlare. Vi lascio con i recapiti italiani, e l’imperativo categorico di leggere questa novella: non vi porterà via più di un’ora di tempo, e in cambio vi donerà il mondo.

BOLOGNA http://www.telefonoamicogay.it 051.555661
MILANO http://www.arcigaymilano.org 02.54122227
ROMA http://www.gayhelpline.it 800.713.713
TORINO http://www.contattoglbt.it 011.5211132



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