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Recensione Truth

Creato il 24 ottobre 2015 da Lightman
    Recensione Truth

Roma 2015

James Vanderbilt presenta alla Festa del Cinema di Roma Truth, sua opera prima da regista -ambientata nel mondo del giornalismo d'inchiesta- con protagonisti Cate Blanchett e Robert Redford.

Recensione Truth

Qual è il lavoro di un giornalista? Cercare di portare a galla, tramite studi e ricerche, la verità sulle vicende di ogni giorno, sia che riguardino le persone comune, sia quando si parla di grandi personaggi dal forte impatto sociale. L'ignoranza è da molti giudicati come il male più grande di cui una società possa soffrire, ma purtroppo non tutti sono in grado di estrapolare la verità, comprendendola in tutte le sue parti, solo con le proprie forze. Per questo molti giornalisti dedicano la propria vita proprio a questo: una di loro è stata Mary Mapes, ex giornalista della CBS che per anni ha lavorato come produttrice per il programma 60 Minutes, divenendo subito celebre per la sua capacità di riuscire a scovare storie incredibili last minute e riuscire a farsi concedere le interviste più impossibili. Ma la Mapes è divenuta famosa in America anche per un altro motivo: nel 2004 è stata a centro di uno scandalo mediatico che l'ha vista accusata di cattivo giornalismo, a seguito di un servizio incentrato su George W. Bush che, secondo le prove raccolte, aveva trascurato il suo dovere durante il servizio come pilota nella Guardia Nazionale dell'Aeronautica del Texas. Una storia complessa e affascinante che la stessa Mary Mapes ha scritto nelle sue memorie Truth and Duty: The Press, the President, and the Privilege of Power (pubblicato da St. Martin's Press nel 2015), che sono sono state lo spunto e la base di lavoro di James Vanderbilt per Truth, sua opera prima come regista presentata alle Festa del Cinema di Roma.

Recensione Truth

Il lavoro di una vita

Mary Mapes ( Cate Blanchett) ha sempre avuto un debole per le storie di abuso di potere e, nella vita così come nel suo lavoro, persegue l'obiettivo di smascherare quelli che lei chiama privilegiati. Sarà anche per questo che è così brava nel suo lavoro, diventando una delle produttrici di punta di CBS News. La sera dell'8 settembre 2004, il programma 60 Minutes ha mandato in onda un suo reportage investigativo nel quale venivano rivelate delle prove secondo cui il Presidente George W. Bush aveva trascurato il suo dovere nel periodo in cui prestava servizio come pilota nella Guardia Nazionale, dal 1968 al 1974. La Mapes, insieme alla sua squadra e all'aiuto del famoso conduttore Dan Rather ( Robert Redford), aveva lavorato per settimane al servizio, raccogliendo ogni tipo di prova che dimostrasse la teoria, chiamando e intervistando diversi testimoni che la convalidassero o confutassero. Ma a pochi giorni dalla poderosa messa in onda dello scoop, l'attenzione del pubblico si sposta dai registri militari di Bush all'apparente incongruenza stilistica, di font, formattazione e spaziatura, dei documenti presentati come prove durante il servizio. I documenti vengono denunciati come falsi e lo staff viene accusato di cattivo giornalismo, trasformando Mary Mapes nel capro espiatorio della faccenda.

Dov'è la verità?

Come è mai possibile che l'attenzione si sia spostata sui giornalisti che misero in questione la versione ufficiale della storia? Come è possibile che dei dettagli futili, come il carattere utilizzato nei documenti, le interruzioni di linea o gli apici, divennero apparentemente più importanti del fatto che il Presidente avesse (oppure no) trascurato i suoi obblighi militari? Integrità e indipendenza giornalistica furono forse irrimediabilmente messe da parte nei consigli di amministrazione e nelle redazioni? Queste le domande che pone Truth, il film di James Vanderbilt che racconta la vicenda di Mary Mapes e del celebre servizio per la CBS. La sceneggiatura si divide in due parti: la prima completamente incentrata sulla costruzione del servizio, sulla metodologia di lavoro della giornalista e sullo speciale rapporto di fiducia che si instaura con i componenti della sua squadra. Lavorare su documenti che potrebbero diffamare Bush, non è ovviamente semplice per loro e interessante (anche se ormai noto) è il modo in cui la gente reagisce a ogni chiamata, come si nasconde e ritratta, o al contrario si infiamma ed esalta, non appena viene loro detto il motivo della convocazione. Dopo la messa in onda del servizio, invece, tutto cambia e protagoniste diventano l'ansia e la frustrazione che tormentano la redazione di CSB News e i giornalisti, accusati di aver presentato alla Nazione prove false contro il Presidente, senza averle precedentemente controllate con cura. Gli equilibri si rompono, si perdono le certezze, crollano gli ideali. Dov'è la verità? Non è nelle intenzioni del regista dare, con Truth, una sua versione di parte sulla storia: la sceneggiatura mette in tavola tutte le prove raccolte, racconta i fatti con la perizia di un servizio giornalistico, raccogliendo ogni tipo di testimonianza verbale e visiva, ma non fornendo nessun giudizio in merito. Certo, lo fa con uno stile altamente e tipicamente americano, attraverso l'esaltazione della figura di Dan Rather, mostrato come il paladino difensore di un modo di pensare e agire ormai dimenticato, incarnazione di tutti gli ideali del perfetto giornalista che si impone a scudo del popolo americano. Ma lo fa anche riempiendo i semplici fatti di una potenza emotiva fatta di relazioni vere, sentimenti esterni all'ambiente di lavoro e più sinceri di qualsiasi verità giornalistica. Quello tra Dan e Mary è un rapporto molto profondo, che Truth mette in scena alla perfezione, portando alla luce le motivazioni recondite di alcuni comportamenti e credenze dei suoi protagonisti. A tal proposito Mary Mapes stessa racconta: "Credo che Dan ed io condividiamo una certa prospettiva riguardo all'ingiustizia. Sono cresciuta con una figura autoritaria violenta e ingiusta, percio? parto dal presupposto che sia possibile che le persone abusino della loro autorita? e facciano del male a coloro che sono meno fortunati. In ogni contesto mi interessano molto di piu? le storie delle persone che non sono nate in cima, che non hanno avuto tutti i vantaggi del mondo. Mi interessava scoprire le ipocrisie e le diseguaglianze nelle nostre vite e nella societa?. Dan condivide questa etica, e? questo che dovrebbe fare un giornalista".

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