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Recensione: “Tutte le cose al loro posto”, Giulia Dell’Uomo.

Creato il 16 gennaio 2015 da Chiara

Io ho il diritto di esserne felice. Perché lui a sua volta sostiene di avere una guerra nel cervello. Allora mi chiedo che senso abbia tutto questo. Perché dobbiamo vivere annebbiati dal dolore?

Recensione: “Tutte le cose al loro posto”, Giulia Dell’Uomo.Titolo: Tutte le cose al loro posto
Autore: Giulia Dell’Uomo
Editore: Lettere Animate
Anno: 2014
Pagine: 68

Giudizio: ★★★☆☆
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Sinossi
Sara ha poco più di vent᾽anni quando scopre di avere un tumore. La malattia, pur sconvolgendo la sua esistenza, costituisce l᾽occasione per mettersi in gioco, continuare a fare programmi, a lottare e ad amare, a voler vivere fino in fondo la propria vita a tal punto che persino il rapporto con il suo medico, Roberto, fuoriesce dalle mura dell᾽ospedale e si catapulta nella vita reale, dove amore e paura si intrecciano in un vortice di emozioni intense. A scandire il tempo ci sono i ricoveri in ospedale, gli esami infiniti, le lacrime, i sorrisi, la consapevolezza di una malattia che non vuole andarsene e la rinascita fisica ed emotiva di una ragazza che è costretta troppo presto a diventare donna.

Ve ne avevo già parlato, poco prima di Natale, in piena bufera #blogmas: Tutte le cose al loro posto è il romanzo di Giulia Dell’Uomo, gentilissima fanciulla che me ne ha dato una copia in cambio di una onesta recensione. Mi ci si sono avvicinata con una certa cautela, un po’ guardinga e in punta di piedi, perché le storie di giovani con il cancro spesso e volentieri o si rivelano essere delle storie stronze come poche – Voglio vivere prima di morire, giusto per non citare il molto più famoso Colpa delle stelle – o non sono all’altezza del delicatissimo tema che trattano, e risultano essere delle caricature al limite dell’offensivo. Immaginate la mia sorpresa, quando mi sono resa conto di avere per le mani un romanzo dalla delicatezza straordinario, leggero come una nuvola, da divorare nel tempo di un pomeriggio. Nel mio caso, il primo pomeriggio del 2015.

Tu mi hai sempre detto che ci vuole pazienza papà, ma forse a volte la vita ci mette a dura prova. Così capisco che se sei sveglio a quest’ora è perché la preoccupazione caccia via il sonno e non permette agli occhi di chiudersi e al cervello di scollegarsi. No, il cervello, quello è sempre in movimento, fin troppo presente, fin troppo consapevole. Se parli di Gesù, papà, e non lo fai mai, allora in fondo un po’ ci credi. Ci credi che esiste un Dio che ci guarda dall’alto e ci assiste. O forse credi che a Dio ci si possa appigliare in
momenti come questi. Se lo nomini una cosa è certa: hai guardato dentro di te e hai bisogno di qualcosa di grande a cui aggrapparti. Qualcosa di forte, che, nonostante il mistero, esiste da sempre e per sempre. Quello che la scienza non può darti. Lo apprezzo, papà. Lo apprezzo. Lo apprezzo perché mi mostri la tua paura mentre cerchi di vincere la mia.

Sara ha vent’anni e sta lottando contro qualcosa più grande di lei, quando Roberto irrompe nella sua vita. È giovane, dovrebbe avere tutta la vita davanti, e invece combatte una guerra civile con se stessa, con quelle parti di lei che sono impazzite e che le si sono rivoltate contro. Ma lo fa senza perdere il sorriso e la speranza, stringendo i denti, sopportando stoicamente la paura di chi ama e la ama assieme alla propria, avida di vita, impaziente di poter tornare a correre alla sua velocità, senza una spada di Damocle appesa sopra la testa. Roberto è affascinato dalla grazia con cui Sara si aggira per i corridoi dell’ospedale e della sua vita, al punto da sbilanciarsi e infrangere quel tacito vincolo che condanna medico e paziente a vivere sui fronti opposti della stessa barricata. Lei non lo sa, quando accetta di lasciarlo entrare nel suo mondo reso confuso dalla malattia, che è già impegnato – da dieci anni – con una donna e che il fantasma di questa relazione comoda, che non rende felice lui e, alla lunga, renderà estremamente infelice lei, graverà sul loro germoglio di futuro e amore sino a privarlo della luce necessaria per sbocciarsi e diventare uno splendido fiore.

Ho imparato che c’è sempre una nuova opportunità. Dietro ogni prova di coraggio, c’è un grande insegnamento. Ho imparato che la vita dà e la vita toglie e che quando toglie un sorriso, ne regala un altro. Che quando toglie un po’ di serenità, ne dona altrettanta. Che se dà un dolore, regala sempre anche una gioia. Ho imparato che la lezione da imparare a volte è amara, ma ne usciamo quasi sempre più forti. Diversi. Profondamente modificati, interiormente cambiati. E che quel cambiamento era necessario per farci capire veramente chi siamo.

C’è una piccola costellazione di personaggi minori, che gravitano con irruenta dolcezza attorno a Sara. I suoi genitori, le sue amiche… persino Roberto non riesce a brillare di luce propria, ma vive del riflesso dell’amore che lei gli riserva nonostante le paure e le prove che è chiamata ad affrontare. La sola, vera protagonista di Tutte le cose al loro posto è proprio Sara, che nella solitudine chiassosa con cui si fa largo tra radioterapie ed esami trova la forza di impegnare anima e corpo in un amore che è sicura potrebbe renderla felice e aiutarla a dare un senso a tutto ciò che ha vissuto. Un amore che rimetta tutte le cose al loro posto, letteralmente.  Quello che Sara sbaglia, l’errore che non si può non perdonarle, è l’aver dimenticato che le relazioni si costruiscono sempre in due e che quando una delle due parti vuole tirar su una cosa con la paglia e l’aria, allora il castello è destinato a crollare, prima o poi. Vittima della comodità e dell’abitudine, succube della sua stessa paura, non sa concederle più di un’illusione notturna, un amore segreto e nato già malato, forse incapace di sopravvivere alla luce del sole sebbene non vi sia il reale pericolo che questo accada. Non nego che in più di una occasione mi sono innervosita, avrei voluto scuotere – e poi abbracciare – lei e riempire di sberle lui.
Ma la bellezza di questo piccolo romanzo è proprio questa, alla fine. Nella sua semplicità, ci parla di una ragazza normale alle prese con una situazione resa anomala dalla variabile impazzita della malattia. Sara potrei essere io, studentessa universitaria con poche amiche ma buone; Sara potrebbe essere chiunque e chiunque potrebbe conoscere una Sara. Tutte le cose al loro posto è la storia della sua cresciuta, e non solo della sua lotta – pagina dopo pagina siamo immersi nei suoi pensieri, nel suo cuore che vediamo essere ferito e poi guarire lentamente, con fatica, battendo coraggioso in petto ad una ragazzina smagrita che si ostina a voler sporcare di colore le sue giornate. Forse avrei preferito fosse un po’ meno frettoloso, mi sarebbe piaciuto il tempo non risultasse così contratto in certi punti e così dilatato in altri. Ma al di là di questo, Tutte le cose al loro posto vale la pena esser letto: non vi porterà via troppo tempo, ma vi darà in cambio qualcosa su cui pensare. E per sole sessantotto pagine, fidatevi, non è affatto poco.



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