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[Recensione] Ulthemar – La forgia della vita

Creato il 12 agosto 2012 da Topolinamarta

Anche se come sempre con un (bel) po’ di ritardo, ecco a voi la prossima recensione del progetto.
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[Recensione] Ulthemar – La forgia della vitaTitolo: Ulthemar – La forgia della vita
Autore: Antonio Lanzetta
Genere: epic fantasy
Editore: GDS
Collana: Aktoris
Pagine: 462
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo di copertina: €21,00 (eBook € 0,99)
ISBN: 9788897587606
Formato: brossura
Valutazione:  [Recensione] Ulthemar – La forgia della vita
Ringrazio l’autore per avermi spedito il libro.

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[Recensione] Ulthemar – La forgia della vitaL’AUTORE - Antonio Lanzetta è nato a Salerno il 12/02/1981, dove vive e lavora come bancario. Laureato in Economia presso l’Università degli Studi di Salerno e con un trascorso da musicista, quale bassista della band Kernel Zero, è un appassionato di fantasy, sci-fi, giochi di ruolo e videogames. La scoperta del mondo fantasy all’età di dieci anni, grazie alla lettura di “La Spada di Shannara” di Terry Brooks. Esordiente, è autore del romanzo “Ulthemar – La Forgia della Vita” pubblicato da Editrice GDS nel 2012, oltre che dei racconti brevi “L’Orologio” (La Corte Editore) e “L’ordalia di Joachim”(Edizioni Scudo). “Le Ombre di Keidoran” (Albo n.4 – Scritture Aliene, EDS).

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RECENSIONE

Parto con una premessa che mi pare d’obbligo: tempo fa (direi almeno un annetto) lessi alcune parti di Ulthemar romanzo quando era ancora inedito, su richiesta dell’autore, a cui serviva una mano per individuare eventuali difetti in vista dell’imminente pubblicazione. Vi dirò che non ricordo praticamente nulla di come era il testo all’inizio e dei passi che segnalai tra i possibili miglioramenti, quindi è come se avessi letto Ulthemar per la prima volta… però ciò non toglie che probabilmente la “colpa” di questa recensione da tre sole goccioline è anche mia.
Lo dico per correttezza nei confronti dei lettori e dello stesso Antonio Lanzetta, se non altro per evitare di sentirmi dire:

Ma come? Sta stroncando un romanzo che lei stessa ha aiutato a rivedere? Allora è rincitrullita del tutto!

… dato che rispetto a un anno fa le mie, chiamiamole, “tecniche di correzione” si sono parecchio affinate. Detto ciò, partiamo subito con la nostra recensione.

Forse il primo aspetto che salta all’occhio leggendo La forgia della vita è la scarsa originalità. Definirlo “scopiazzato” come gran parte delle saghe fantasy esistenti, però, mi sembra tuttavia eccessivo e anche ingiusto.
Forse una descrizione più appropriata sarebbe “fin troppo classico”: le affinità col Signore degli anelli si fanno sentire, così come alcuni richiami al ciclo di Terry Brooks. Però si sa, se il desiderio di un autore è quello di scrivere proprio un fantasy di stampo classico, ovvero il cosiddetto high o epic fantasy, diventa assai difficile, se non impossibile, non ispirarsi alle grandi saghe che hanno fatto la storia della letteratura fantastica del genere.

[Recensione] Ulthemar – La forgia della vitaCiò che mi ha un po’ infastidito, infatti, non è stata tanto l’ambientazione classica di per sé, quanto i non pochi cliché che vi sono stati inseriti. Mi riferisco, ad esempio, agli elfi dall’animo nobile, ai mostri brutti, stupidi e cattivi, al re nero che comanda i suddetti, ma anche al neonato-prescelto che è l’unico sopravvissuto al massacro del villaggio dove si trovavano lui e sua madre, al nano che passa per caso di lì e lo salva portandolo con sé…
Il nano in questione, comunque, è sì rozzo, sempre corrucciato e fissato con la birra, ma ciononostante è anche il personaggio più riuscito in assoluto.

Mi riferisco a Steev, il nano che vive da reietto e che è tormentato dai ricordi del suo passato, nonché uno dei personaggi principali: anche lui è un nano dalla personalità e dalle abitudini molto classiche, ma per fortuna, a dispetto della sua poca originalità, l’autore è riuscito a sviluppare molto bene il suo carattere… e sì, proseguendo con la lettura si capisce che, dopotutto, Steev non è un nano come tutti gli altri. 

Stesso discorso per Jan, il bambino salvato dal suddetto: lo vediamo crescere (grazie però ai soliti buchi del tipo “Dieci anni dopo…”, ahimè) e diventare un uomo coraggioso, che ben presto accompagnerà Steev alla ricerca della mitica Forgia della vita.
Vi sembra strano che per una volta provi simpatia per un “prescelto™”? Anche a me, vi dirò, ma in questo caso l’autore è stato abbastanza bravo da renderlo un prescelto un po’ meno snervante del solito: Jan, perlomeno, deve lavorare sodo e metterci del suo per svolgere il compito che gli è stato affidato.

Quindi sì, per quanto riguarda i personaggi principali le cose vanno bene, nonostante alcuni fastidiosi cliché. Riguardo agli altri, trovo che purtroppo siano stati caratterizzati un po’ meno bene, e che perciò siano poco più che delle comparse. Però non è certo questo il difetto principale di Ulthemar: anche Saemon, per esempio, mi è piaciuto parecchio pur non essendo analizzato a fondo.

Con lo stile, purtroppo, le cose non migliorano granché. Per dirla tutta, nel complesso si tratta di un libro scorrevole che si legge con piacere e mantiene viva l’attenzione, nonostante il suo stile risulti a volte pomposo. Tuttavia spesso ho incontrato passi che mi hanno fatto storcere il naso: “scivoloni su una buccia di banana”, li ha definiti un’altra recensione che ho trovato in rete, e in effetti anche a me hanno dato proprio questa idea.

Un esempio di ciò sono i quasi onnipresenti problemi di punto di vista, che a quanto pare risulta proprio sgradito agli autori: nei miei appunti di lettura non ho segnalato nessuna pagina specifica, il che significa che si tratta di un difetto diffuso… però resta il fatto che saltellare di continuo dalla testa di un personaggio a quella di un altro risulti assai irritante.
Poi c’è il problema del raccontato e delle descrizioni che non trasmettono nessuna immagine vivida, ma anche qui non ho notato nulla di particolarmente grave.
Un problema che, invece, mi è capitato spesso soprattutto all’inizio sono le descrizioni stile infodump che riferiscono notizie sui personaggi, ma che così facendo interrompono la narrazione. Un esempio è il seguente:

“È mio marito, Jonas, non preoccupatevi. È appena rientrato. Durante il giorno lavora nei campi” spiegò Camilla, sbirciando attraverso le tendine bianche della finestra della cucina. Era una donna robusta, sulla trentina. Quando aveva conosciuto Jonas, era rimasta subito affascinata dai suoi modi gentili e dal suo approccio alla vita. Entrambi ricercavano la felicità nelle cose semplici. Purtroppo, nonostante il loro amore fosse forte, il Creatore aveva deciso di negare loro la gioia di diventare genitori. Lui aveva compreso quanto la moglie soffrisse per questa cosa e aveva riempito il vuoto causato dalla mancanza di un figlio con continue attenzioni.
La porta si aprì e l’uomo fece ingresso in casa. (pag. 13)

Mi riferisco alla parte in blu, naturalmente. Non sto dicendo che un’informazione così non serva a far progredire la storia, anzi, ma piazzata in un punto del genere, nel bel mezzo di una scena, a mio giudizio sembra davvero di troppo.

Poi ci sono i cosiddetti “tagli strategici” che hanno lo scopo di evitare una scena fastidiosa: o perché cruenta o perché semplicemente difficile da descrivere. Per fortuna ne ho trovati solo un paio:

Finalmente avrebbe smesso di sentirsi come un topo in trappola. Aprì la porta della stanza e andò incontro al proprio destino. (pag. 27)

Gli occhi dei due contendenti si fronteggiarono per un istante. Il tempo si cristallizzò.
Poi, lo scontro. (pag. 78)

[Recensione] Ulthemar – La forgia della vitaNon ci è dato saper quale sia di preciso questo destino o come si svolga lo scontro, tranne per accenni dopo che il tutto si è concluso. Uno stratagemma che forse un lettore più cattivo di me definirebbe “da autori pigri”; io mi limito a dire che non mi piace per nulla: si presenta la possibilità di creare una scena d’azione che tenga incollato il lettore alle pagine. Perché, dunque, lasciarsi scappare un’opportunità solo perché, magari, non è politically correct e ci scappa qualche goccia di sangue (che comunque non manca in seguito)?

In ogni caso, già quando avevo letto la bozza inedita ricordo di aver pensato qualcosa come: “Si tratta senz’altro di un’idea buona.” Ora che ho il libro tra le mani continuo a pensarlo, nonostante i vari problemi che ho riscontrato. Dopotutto una trama completa e appassionante come quella di Ulthemar non capita spesso, almeno secondo me.
Come sempre, dunque, suggerisco all’autore di continuare a scrivere, perché la strada che lo porterà a scrivere un fantasy davvero degno di nota a questo punto non è affatto lunga.

L’unica critica rivolta non direttamente a lui ma al suo editore – editing a parte – è: ma per 450 pagine scritte con un corpo 16, 21 euro non saranno un po’ troppi? Ok, che io l’ho letto gratis e che l’eBook costa meno di un euro, ma non tutti i portafogli potrebbero reggere a una tale botta…

In sintesi…

[Recensione] Ulthemar – La forgia della vita [Recensione] Ulthemar – La forgia della vita

La trama è ben strutturata e
appassionante.
Background molto classico e poco
originale, solite creature e cliché.

Alcuni personaggi sono ben fatti
nonostante siano stereotipi.
Quelli secondari sono trattati in
modo alquanto superficiale.

Lo stile coinvolge, si legge bene
e non annoia.
PoV ballerino, Show don’t tell e
infodump.

Manca poco per renderlo un libro
degno di nota.
“Tagli strategici” politically correct.

Prezzo un po’ alto per un libro
“gonfiato”.

*        *       *

Una frase significativa…

Il Campione di Ulthemar percosse il metallo sempre più forte, un colpo per ogni nano morto. Vendetta. Ne poteva sentire il sapore dolce formarsi lentamente in gola, sulla punta della lingua asciutta. I suoi compagni erano come spettri che si aggiravano nella sala ovale della torre. Ogni tanto chiedevano se avesse bisogno di aiuto, ma lui rifiutava: il calore della Forgia era il suo unico sogno. Lo nutriva, e le sue mani scorrevano spedite e sicure sul metallo.


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