Puntuale come le tasse, atteso come un concerto dell’artista preferito ed aiutato dalle repliche di Montalbano in tv ecco arrivare sugli scaffali delle librerie “Un covo di vipere”, ultimo romanzo con protagonista il commissario più amato dagli italiani concepito naturalmente dalla penna di Andrea Camilleri. È il volume che cercherà di scalzare Dan Brown dalla vetta della classifica, ed é quasi ovvio che io mi metta a fare un nazionalistico tifo in una sfida che ci potrebbe accompagnare per tutta l’estate.
Questa nuova avventura vigatese si apre, come spesso è successo, nella camera da letto di Montalbano, destato da un sogno (quasi) incomprensibile dal fischiettio di un senzatetto accampatosi dalle sue parti. Un uomo elegante nella posa e forbito nel linguaggio, la cui presenza discreta ci accompagnerà durante l’indagine sull’assassinio del ragionier Cosimo Barletta. Il morto è un ragioniere, vedovo con due figli, che conduceva una vita apparentemente irreprensibile, nascondendo una esistenza di essere abbietto, senza scrupoli, un vero figlio di quella-di-quel-mestiere-lì.
La trama si sviluppa dunque tra il percorso del senzatetto misterioso e le scoperte delle perversioni del cadavere (da vivo), inframmezzate dal solito irresistibile Catarella, da qualche scenetta teatrale con Fazio, dal rapporto complice con Mimì. Torna a Vigata e dunque a rompere i maroni anche Livia, il che mi offre il destro per una sola critica, detta piano-piano sottovoce.
Nella postfazione l’autore confessa che il libro è stato prodotto nel 2008. Nulla di male, eh, per carità, sono uno dei fedelissimi che festeggia ogni nuova uscita. Il punto è che le avventure di Montalbano non sono una semplice investigazione, ma si inseriscono in un sottofondo di relazioni incrociate che rendono il tutto così incredibilmente umano e coinvolgente. Privarci di un senso temporale preciso è una piccola, amabile cattiveria, che è già perdonata nel momento in cui si chiude l’ultima pagina, e il commissario ci ha sorpreso di uno. Con una trama che non sarà intricatissima – il finale era abbastanza scontato – ma che affonda le sue unghie nel concetto strano e sfuggente di Amore.