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Recensione: "Una carrozza per Winchester - L'ultimo amore di Jane Austen" di Giovanna Zucca.

Creato il 19 novembre 2014 da Marta @RosaMDeserto


Trama


Recensione

Coltivava pensieri che attenevano ai fondamenti ed alle cose ultime dell'esistenza. Pensieri sulla vita, sulla morte, su Dio e sull'amore. E che ne sapeva lei dell'amore? Tanto, a giudicare dai romanzi. Poco se la fantasia lasciava il posto alla realtà. Eppure la mancanza di pratica amorosa non le aveva impedito di inventare storie d'amore appassionanti e coinvolgenti, né le aveva fatto difetto l'arte di narrare, con dovizia di particolari, i palpiti del cuore ed il fremere dei corpi ai fugaci abbracci degli amanti. Ed il senso di vuoto ed il disperato perire del cuore di fronte ad un amore non corrisposto, ed i rossori affiorati con la rapidità del vento sulle gote dell'eroina perdutamente innamorata del militare in uniforme...”

«Più orribile che lasciare questa vita, dottore, è l'idea di non terminare qualcosa. È cosa peggiore della morte. Muoiono i nostri genitori, i nonni, il cane che avevamo da bambine. Siamo avvezzi alla morte, anche se non lo diciamo apertamente. È inaccettabile, invece, lasciare il mondo senza aver portato a buon compimento le nostre aspirazioni. Una parola non detta, un affetto non manifestato, un dipinto lasciato a metà, un ricamo incompiuto sul cesto di lavoro, un romanzo senza una fine: ecco, questo per me è intollerabile.»


Aveva fatto dell'immaginario il vero e, confondendoli, era poi morta di dolore alla scoperta che la fantasia resta in un territorio che nulla spartisce col reale. Che il reale è sporco nell'umana miseria, che il reale emana odore sgradevole e possiede meschinità mortificanti per l'anima pura.
L'immaginario è più soddisfacente, vive in una dimensione utopica dove le paure, le volgarità e le piccinerie non hanno dimora e sono scacciate al loro apparire. Ciò che resta è l'idea puro, velato della bellezza divina che l'oggetto d'amore incarna.
In questo modo la scrittrice si era presa gioco dell'amore: attraverso i suoi romanzi. Nessuno lo capiva davvero, o forse solo in pochi, ma celata sotto pagine di romantiche avventure stava nascosta la sua personale concezione dell'amore. Ed ecco il tenente in uniforme scambiare una sciocca ragazzina incapace di decidere il colore di un mantello per una Dea ricca di sensibilità e doni. O, viceversa, la signorina povera e senza dote vedere nel possidente attratto da lei il salvatore della sua vita, quando, ad una semplice osservazione, poteva svelarne la meschinità e l'avido egocentrismo, tali da doversi specchiare nella piccolezza della fanciulla per elevarsi.
Escluso Mister Darcy, unica concessione al malcelato disprezzo verso i protagonisti delle sue storie, Jane si era divertita a prendersi gioco di tutti; si era sbizzarrita nel renderli ridicoli con i loro sospiri ed affanni, fulcro della loro meschina esistenza.


Autrice


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