Una rosa nera e la seta d’un verso per mantello di Giuliana Guzzon
Immergersi nella lettura di questa silloge è stato come essere traslato in un mondo diverso in cui l’ambientazione che rende meglio l’idea, dell’aria che si respira, è quella che si potrebbe avere attorno, entrando nelle rovine di una cattedrale gotica isolata su uno sperone di roccia, col vento che spira direttamente sull’anima.Le parole sono come luce filtrata dalle vetrate, che prende colore e consistenza giocando col pulviscolo e creando immagini mistiche e dolenti di pene e sofferenza. Tutto è molto gotico, giocato sul verso e su un linguaggio sottilmente arcaico e caratterizzato da una costruzione della frase ricercata e studiata, volta a far sorgere nel lettore l’idea di tempi trasformati in polvere.
La sensazione che si riceve esplorando le composizioni è quella di una nostalgia di anni andati, perduti e del dolore struggente nel vederli ormai solo cenere nel ricordo. Si trova in questi scritti anche una componente mistica che però non opprime, ma illumina con speranzosa fatalità il cammino che il destino ha tracciato per ognuno di noi.
Il sentimento teologico diventa componente essenziale, ma non fondamentale, per comprendere l’animo umano, il quale resta invece coinvolto dallo scorrere del tempo trascorso, trascendendo dallo stesso come a non farne parte, scivolandovi sopra come foglia nelle corrente di un fiume.
In questa silloge sono presenti diverse poesie che hanno ricevuto premi partecipando a vari concorsi.
Globalmente una buona raccolta che impegna il lettore a seguire la costruzione sia del singolo verso che della poesia nella sua interezza.
Composizioni brevi e atmosfera gotica sono le caratteristiche che io ho preferito, assieme alla ricerca di termini particolari e delle associazioni di parole, inconsuete ma riuscite. Gli inusuali accostamenti di termini e immagini hanno dato un sapore innovativo a molte delle poesie che trovate in questo libro.