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Recensione: "Una stella tra i rami del melo" di Annabel Pitcher

Creato il 04 gennaio 2012 da Giulie

La trama:


Tutti continuavano a dire che col tempo sarebbe passata, ma Jamie sa che è solo una di quelle bugie che i grandi dicono nelle situazioni difficili. Da quando sua sorella Rose è morta in un attentato sono passati cinque anni, e ora è peggio che mai: il papà beve, la mamma se n'è andata con un altro e a Jamie sono rimaste tante domande a cui deve rispondere da solo. Anche sua sorella Jasmine, la gemella di Rose, non sembra essersi ripresa: si è tinta i capelli di rosa, si è fatta un piercing e ha smesso di mangiare. Jamie però ha deciso di salvarsi: gioca con il suo gatto Roger, pensa alla maglietta di Spider-Man che desidera tanto e fa amicizia con Sunya, una bambina musulmana, cercando di tenerlo nascosto al padre. Quando un giorno vede alla tv l'appello per partecipare a una trasmissione di giovani talenti, sogna che possa essere un modo per salvare la sua famiglia... Sullo sfondo del piccolo mondo di Jamie rimbombano le grandi questioni dell'umanità,ma è la sua voce trasparente e pura, sono i suoi occhi ingenui di bambino che danno la misura della forza che hanno solo le cose essenziali: l'amore della mamma, la verità della morte, l'immensità della vita.

LA MIA RECENSIONE
Ci si può innamorare di un libro in solo duecento pagine?
Dopo aver letto Una stella tra i rami del melo ho capito che queste cose possono accadere. Il romanzo di Annabel Pitcher è qualcosa che ti arriva diretto al cuore e lo fa in una maniera così pura e sincera da togliere quasi il respiro.


La storia che viene narrata è carica di dolore e sofferenza, di vite spezzate, di inizi difficili, di quotidianità. Ma invece di essere caratterizzata da colori grigi e tetri, Una stella tra i rami del melo sembra colorata con le sgargianti penne speciali di Jamie, la voce narrante di questa storia.Di sicuro la scelta di un protagonista così giovane per la narrazione non è inusuale, ma è grazie alla freschezza dei suoi dieci anni che il lettore si trova davanti a uno spaccato di vita realistico, toccante e allo stesso tempo divertente.


Avere una sorella morta in un attentato terroristico a Londra equivale a vedere la propria vita girare sottosopra, come se qualcuno ti avesse preso per le gambe e ti avesse scosso ben bene. Ma Jamie ricorda poco o niente di quel giorno e anche di Rose. Non riesce a capire perché la madre è scappata con un altro uomo abbandonando i due figli a una figura paterna assente, alcolizzata e che venera Rose e le sue cose come fossero reliquie in un santuario. La quotidianità di una famiglia distrutta, che cerca la propria ancora di salvezza anche tradendo l’altro, il prossimo più vicino, quella stessa famiglia che per colpa della perdita è divenuta più debole e per questo andrebbe tutelata.


Le lotte per trovare un nuovo equilibrio nella scuola dove ci si è appena trasferiti, svolgere le mansioni di casa al posto di genitori assenti, invece che divenire motivo di tristezza per Jamie e sua sorella Jas, la gemella di Rose, sono il pretesto per prendersi cura l’uno dell’altro e creare un legame forte e indissolubile a cui anche il lettore partecipa emotivamente e con trasporto.Gli adulti di questo romanzo si comportano come bambini e quelli che dovrebbero essere i più piccoli mostrano una forza e una tenacia che non può non commuovere.


In solo duecento pagine e poco più Annabel Pitcher è in grado di affrontare tematiche grandi come giganti e che spaventerebbero anche romanzi spessi un bel numero di pagine in più. Ma se l’autrice riesce con maestria a scomparire e a farsi condurre dal bambino scopriamo che tutte le definizioni degli adulti, le loro paure inespresse, la loro bugie e i loro pregiudizi vengono spazzati via in un attimo da una scrittura spigliata e vibrante come squillante è la voce di Jamie Matthews.


L’incomprensione, il razzismo sono solo le pesanti impalcature di un mondo adulto incapace di aprire il cuore e pulire i propri occhi dalla patina di fuliggine e sporcizia accumulata via via durante la vita. A volte anche i bambini posso rimanere vittime dei pregiudizi dei grandi, ma se un hijab può diventare il mantello di una superoina allora è facile capire che siamo tutti uguali, nonostante le differenze.


Un plauso a una giovane scrittrice che è stata capace di scrivere un romanzo d’esordio come pochi, in grado di far commuovere, sorridere e lasciare nell’animo del lettore un segno indelebile grazie soprattutto a dei protagonisti davvero ben delineati e in grado di esprimere quei sentimenti che ribollono dentro ognuno di noi.


In ultimo, come unica nota di demerito che non ha nulla a che fare con il romanzo di per sé, la scelta del titolo italiano. Una stella tra i rami del melo non riesce a calare il lettore nel contesto del libro, è un titolo così etereo che, sebbene rimanda a Rose e alla sua condizione, non ha nulla della ironica e toccante carica espressiva di My sister lives on the mantelpiece (Mia sorella vive sulla mensola del camino). Il titolo originale è lo specchio esatto del romanzo, è come un bambino vedrebbe l’intera situazione, è come la vede Jamie, con quella strana unione di crudele e ironico che fa parte della vita e che solo degli occhi innocenti riescono a comprendere.




VOTO DEL BLOG:
 Best Book Ever. Libro da leggere ad ogni costo.

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