Sinossi:
L'autrice:
Emilia Marasco, docente di storia dell’arte contemporanea e di Scrittura creativa all’Accademia Ligustica di belle Arti, ha fondato e dirige il laboratorio di Scrittura creativa Officina letteraria a Genova. Tra i suoi libri, La memoria impossibile(Tea), Famiglia: femminile plurale (Mondadori), La distanza necessaria (Il Canneto). Ha scritto il testo per lo spettacolo teatrale Madri clandestine, rappresentato al Teatro Stabile di Genova.
Questo libro racconta da vicino la storia di una madre e di una figlia, e del loro difficile legame. Tutto ha inizio quando la madre, Nora, muore improvvisamente mentre è seduta sul divano a guardare la sua trasmissione preferita: Che tempo che fa, di Fabio Fazio.Caterina è la figlia, un’insegnante molto severa, una donna fredda che vive sola e non ha nemmeno un’amica. Nora, dal canto suo, è una madre anziana che ama molto la figlia e adora abbellire la casa con ogni tipo di oggetto. Ora che è morta tocca alla figlia disfare ciò che resta dell’esistenza della genitrice occupandosi dello sgombero del suo appartamento.
“ Non c’è quasi nulla che io desideri tenere, mi sembra che nulla mi appartenga …”.
Aprendo una parentesi del tutto personale, essendo io figlia, mi ha stretto il cuore il fatto che accanto al corpo inerme della povera madre sia stata trovata una torta già pronta per la figlia Caterina (la stessa ricetta che Nora cucinava ogni domenica, nella speranza di una visita che però non sempre le era concessa).Durante lo sgombero dell’appartamento, Caterina scova un abito da sposa associato a un abitino per un bimbo, riportanti entrambi una targhetta Usa 1943. Da questo punto la storia entra nel vivo: Caterina, donna senza pace, che non si è mai concessa nulla fino a quel momento, inizierà un viaggio da Genova verso la Puglia allo scopo di scoprire nella sua città natale (dove non è mai tornata, altro dettaglio che mi ha inizialmente fatto odiare questo personaggio) il mistero celato dietro l’abito da sposa scovato nell’armadio della defunta madre.Accanto a Caterina, talmente misurata da bere esclusivamente caffè decaffeinato e mangiare brioche vuote, in questo viaggio il lettore farà la conoscenza dell’amica Paola, esuberante, un po’ sopra le righe. La donna porterà il trambusto nella vita di Caterina e pure nel suo cuore, aggiungerei.Mi ha molto divertita che questa donnetta minuta, ossessivamente ordinata, “paranoica” al punto da imbottirsi di Lexotan per affrontare il viaggio verso la Puglia, sarà sconvolta nel profondo dall’attrazione verso l’amica Paola.
“ … Caterina non riesce a rinunciare alla sensazione di calore proveniente dall’abbraccio di Paola”.“ Caterina contro il corpo caldo di Paola, sente la morbidezza della pancia e dei suoi seni. Si sente sospinta dentro il gazebo …. è tra le gambe di Paola. Ora Caterina non pensa più”
Adorabili i familiari ritrovati da Caterina che la spingeranno a “costruirsi” una vita e a dichiararsi nella sua vera “natura”.
“… Datti pace, guarda avanti, non stare con lo sguardo indietro e cercati un compagno”.
In questo quadro tutto al femminile, si inserirà poi anche Rosaria (non ne svelerò l’identità) una donna misteriosa sulla sessantina, che pare essere molto “legata” a Nora.Un bel racconto che fa riflettere e, a parer mio, un’ottima pubblicità per lo splendore della Puglia (che io adoro!).Alla prossima.