Recensione: "Vertigine"

Creato il 11 dicembre 2013 da Ilary
Titolo: Vertigine Autore: Marco Baggi Editore: 0111 Edizioni Collana: LaGialla Pagine: 176 Prezzo: 15,00 € cartaceo / 7,99 € ebook
Trama Novembre 1917, fiume Piave. Il tenente Martini è sopravvissuto alla ritirata di Caporetto, ma non alle atroci sofferenze che essa ha lasciato nel suo animo. Disgustato dalla guerra, è disposto perfino a tramutarsi in un traditore e rinnegare così il giuramento di ufficiale, pur di tornare a casa e riabbracciare i propri cari. Con un’Italia apparentemente allo sbando, pronta a cadere sotto i colpi di maglio dell’offensiva austro-tedesca, capirà ben presto che non può fuggire di fronte alla guerra, se vorrà sconfiggerla ancora una volta e salvare la sua bella Venezia. Inviso da superiori capaci soltanto di mandare al macello i loro uomini, una volta al fronte sarà costretto a guidare un’intera compagnia di soldati in una missione pressoché impossibile, nel tentativo di fermare il folle piano di un disertore italiano. Il giovane, straziato da terribili rimorsi e speranze spezzate, guiderà quegli uomini con il disperato coraggio di chi non ha più nulla da perdere, deciso a rincorrere la propria fine. O forse l’inizio di una nuova esistenza.

Recensione
Quello della Prima Guerra Mondiale è un periodo storico che non ho mai studiato con piacere, anzi diciamo pure che mi ha sempre annoiata moltissimo. Date, battaglie, nomi: la storia che si studia a scuola è questa, una fredda sequenza di avvenimenti, non si approfondisce mai l'aspetto, diciamo, "umano", cioè la vita dei soldati, le loro paure, i loro pensieri, cosa che invece non è meno importante dei meri dati storici. Ecco, Vertigine è un romanzo nel quale l'autore è riuscito ad ottenere un buon compromesso tra entrambi gli aspetto, e quindi da un lato quello più propriamente storico con il racconto di un'importante battaglia lungo il Piave, e dall'altro anche quello umano, con la descrizione della vita quotidiana degli uomini nelle trincee, del terrore provato dai soldati sempre in bilico tra la vita e la morte, la loro disperazione nel combattere una guerra folle e insensata, e nel doversi uccidere l'uno con l'altro, schierati su fronti diversi, in nome di una patria che li ha mandati al massacro. Vertigine è il secondo romanzo di Marco Baggi, dopo La fuga dei vinti, con protagonista il giovane tenente Martini; a questo proposito, vi dico che Vertigine può essere letto tranquillamente anche senza aver letto il romanzo precedente e sì, forse si perde qualcosa, soprattutto per quanto riguarda la storia personale di Martini, ma resta comunque comprensibilissimo e non si corre il rischio di restare spaesati e di non capire alcuni passaggi o alcune scene. Ma lasciamo da parte questa digressione e torniamo al libro. Come dicevo, protagonista principale è il tenente Martini che, all'inizio del romanzo, troviamo ricoverato in ospedale a causa di una ferita; lì, provato nel corpo ma soprattutto nello spirito, Martini, con la complicità di un altro soldato, tenta la fuga, perchè preferisce essere un disertore senza onore e riabbracciare la sua famiglia e l'amata fidanzata Elena, piuttosto che tornare a combattere in trincea. Tornato a casa a Venezia, Martini viene accolto con disprezzo dal padre, colonnello in congedo, uomo rigido e tutto d'un pezzo, per il quale la diserzione del figlio è un disonore insopportabile. Alla fine, però Martini capisce che il suo posto è sul campo, perchè non può lasciare che la sua patria cada in mano nemica. Tornato al fronte sul fiume Piave, Martini si troverà a dover guidare una compagnia di soldati per fermare il tentativo di un traditore di far dilagare le truppe austro-tedesche e permettere loro di conquistare il territorio italiano. Dopo avervi raccontato brevemente la trama, veniamo ora alle mie considerazioni su Vertigine. Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla lettura di questo romanzo; non nego che l'ho iniziato con una certa apprensione sia perchè, in generale, non amo i romanzi di guerra, sia perchè, in particolare, questo libro parla proprio di un periodo storico che, come ho detto all'inizio della recensione, non è mai stato nelle mie grazie. Date queste premesse, temevo che mi sarei annoiata e la lettura mi sarebbe risultata pesante, ma per fortuna non è stato così, perchè l'autore ha saputo scrivere un romanzo interessante e coinvolgente. Marco Baggi riesce ad appassionare il lettore con una trama ben sviluppata che unisce sapientemente la Storia, nel senso degli avvenimenti storici così come li conosciamo, e le storie, cioè le vicende umane dei suoi soldati. Caratteristica fondamentale del romanzo, che poi è anche il particolare che me l'ha fatto apprezzare ancora di più, è il realismo; mentre si legge, sembra davvero di essere sul campo di battaglia, a ripararsi nelle trincee o a marciare immersi nel fango, con il bombardamento delle armi e le urla dei feriti a fare da sottofondo. L'autore dimostra di conoscere approfonditamente l'argomento di cui parla, e le descrizioni di armi, gerarchie militari e strategie di guerra sono molto precise, curate e dettagliate, senza mai essere pesanti o noiose. Ma non si tratta di pura e semplice conoscenza della Storia, perchè dalle parole dell'autore traspare vera e propria passione per quello che scrive, ed una cosa che trovo sempre ammirevole negli scrittori. Molto buono è il lavoro svolto anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi e la descrizione dei loro sentimenti, emozioni e paure. I soldati creati da Marco Baggi, pur essendo personaggi inventati, sono concreti, sono persone più che personaggi, e durante la lettura si viene coinvolti dalle loro vicende umane, si soffre con loro e per loro, in sostanza si prova empatia con questi giovani strappati alla loro vita e alle loro famiglie per combattere una guerra spietata. Tra tutti i personaggi ho apprezzato in particolare il tenente Martini, per il suo carisma e soprattutto per la sua grande umanità, per il suo modo di porsi nei confronti dei suoi commilitoni, visti come persone e non solo come soldati. Lo stile è semplice, lineare, diretto e l'autore non si perde in giri di parole superflui o infiorettamenti linguistici, che sarebbero stati fuori luogo in un romanzo di questo tipo; il ritmo del racconto è incalzante, non ci sono tempi morti e si viene letteralmente trascinati dalla lettura. Vertigine è un bel romanzo storico, un libro intenso che non lascia indifferenti, soprattutto perchè quello che viene raccontato, pur in forma romanzata, è successo davvero, e leggere questo libro non è solo un modo per conoscere in modo più approfondito una pagina della storia italiana, ma anche un modo per capire come potesse essere la vita in trincea, cosa volesse dire cercare di sopravvivere ogni giorno sui campi di battaglia, come questo potesse sconvolgere la vita degli uomini che vi si trovavano coinvolti. Consigliato in particolare a chi ama i romanzi storici e di guerra, ma può essere un'ottima lettura anche per chi voglia avvicinarsi a questo genere per la prima volta.
Il mio voto:

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