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[Recensione] Vita di Pi (di Ang Lee, 2012)

Creato il 23 gennaio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_C
[Recensione] Vita di Pi (di Ang Lee, 2012)
Vita di Pi è un film difficile. Non tanto da guardare, né da comprendere, quanto di cui parlare. Vita di Pi è un film di Ang Lee, un autore difficile, quindi tutto torna. Un film che ha affascinato e annoiato, che è stato amato e odiato. Insomma, un film che non ha lasciato indifferenti. Si tratta di una pellicola del 2012, arrivata nelle nostre sale alla fine di quell'anno, che ha permesso ad Ang Lee di vincere il Premio Oscar come Miglior Regia.  Vita di Pi è un film banale. O meglio, può sembrare banale. Forse lo è: una magia banale, ma è pur sempre una magia. Una favola raccontata da un uomo che ha vissuto un'esperienza eccezionale. Qualcosa a cui credere o non credere, colma di simboli e metafore. Una storia a cui noi preferiamo credere, a cui noi vorremmo credere, con tutte le nostre forze. Perché? Perché il mondo fa schifo ed è una cosa meravigliosa. Perché l'essere umano può essere un animale crudele ma è l'unico animale dotato di fantasia. L'unico in grado di creare storie. Capace di manipolare la realtà (e il mondo) per piegarla/o ai propri bisogni. 
Pi è un uomo indiano di mezz'età. In realtà Pi è il nome che si è scelto lui per sfuggire a quello che hanno scelto (per lui) i suoi genitori: Piscine Molitor. Pi è il primo modo che il giovane Piscine trova per manipolare la realtà e sfuggire alle prese in giro dei suoi compagni di scuola. Ma Pi è anche un simbolo: il Pi Greco, un numero infinito che il piccolo indiano impara a memoria nel tentativo di stupire compagni e professori. Pi è un uomo indiano di mezz'età che, da bambino, si era interessato alle religioni. Un modo per manipolare la realtà attraverso i simboli mentre si cerca quello che mai saremo in grado di trovare: la verità. Perché la verità è una cosa relativa, molteplice, indecifrabile. L'unica possibilità che abbiamo in quanto esseri umani è quella di trovare la nostra. Pi, naufrago su una barca con l'unica compagnia di una tigre, sarà costretto a scrivere la propria. 
[Recensione] Vita di Pi (di Ang Lee, 2012)
Questa recensione può contenere spoiler piccoli piccoli:
Più che di un film si tratta di un viaggio. Un viaggio raccontato da Pi a uno scrittore alla ricerca di una storia. Pi racconta la sua, di storia. La sua storia è un viaggio anch'essa: nella sua vita, per il mare, su isole magiche e terribili, tra balene fluorescenti e la forza di un dio che lui non può fare altro che affrontare e a cui, alla fine, non può fare altro che arrendersi. Un viaggio alla ricerca di Dio o di se stessi. Il fatto è che il racconto di Pi è un racconto terribile quanto meraviglioso ed è proprio questa meraviglia che lo caratterizza a renderlo comunque meno terribile della realtà, che certe volte di meraviglioso non ha proprio niente. E allora se la natura è violenta (una iena, una tigre, un'isola assassina, il mare o la tempesta) e indifferente è comunque sempre più giusta della crudeltà razionale e intelligente dell'uomo che non si limita a vivere e sopravvivere ma (unico tra gli animali) può trarre gusto dalla violenza. Allora Pi cosa fa? Per cercare di interiorizzare e metabolizzare la propria storia la scompone, dilata, semplifica e trasforma in simboli. Allora la tigre non è una tigre, ma un simbolo. Il mare non è più il mare, ma un simbolo. La iena è un simbolo, la scimmia anche. E attraverso i simboli che celano la verità e la trasformano, si evita di impazzire. 
[Recensione] Vita di Pi (di Ang Lee, 2012)
Vita di Pi è un film tratto dall'omonimo romanzo di Yann Martel, sceneggiato dallo scarso David Magee e che non ti aspetti da un regista come Ang Lee. Che ha sempre riempito la propria cinematografia di simboli, ma non è mai stato un regista simbolico. Questo film con tutti i suoi sotto temi simbolici, religiosi e fantastici, sembrerebbe più adatto ad un regista come M. Night Shyamalan, che in effetti era stato la prima scelta dietro la MDP. Allora di certo questo non è il film più personale di Lee, né il migliore, ma è un film a tratti retorico, certamente scritto per ottenere nomination agli Oscar e commuovere il pubblico, un film con l'incredibile pregio di essere visivamente e metaforicamente potente Un film che ci regala tutta l'incredibile potenza della natura attraverso l'incredibile potenza dell'uomo e della sua tecnologia. Un ossimoro che esalta entrambi. Tutto merito della fotografia di Claudio Miranda e dell'incredibile comprato tecnico. Vita di Pi è un film d'atmosfera, a suo modo poetico, potente e bello. Leccaculo e ruffiano? Forse. Ma in un certo senso tutti i racconti lo sono. Perché ogni singolo racconto ha un unico singolo scopo: quello di attirare l'attenzione di chi lo ascolta/legge/guarda. 
[Recensione] Vita di Pi (di Ang Lee, 2012)

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