Titolo:
Vola più in alto
Autore:
Diego Pelizza
Editore:
CLEUP – Narrativa
Numero
di pagine: 188
Prezzo:
€ 14,00
Sinossi:
Davide
Parisi ha diciannove anni e un fratello minore autistico, Edoardo. La
presenza di Edo ha condizionato da sempre la vita di Davide, come un
fardello ingombrante e difficile da accettare, provocandogli ansie,
insicurezze, sensi di colpa. La famiglia Parisi sta vivendo un
periodo difficile: Edo, che per tre anni è stato in un centro per
ragazzi autistici, è stato da poco trasferito in una struttura meno
attrezzata e ha avuto un evidente peggioramento. Mentre i genitori
devono affrontare questa circostanza, la vita di Davide scorre con un
perenne senso di insoddisfazione tra le lezioni universitarie, dove è
sempre solo, e le serate con gli amici del suo paese, da cui si sente
sempre più distante. Solamente durante le sedute con una psicologa
Davide ha la possibilità di esprimere tutto il suo malessere, legato
agli indelebili ricordi del passato e alle paure per il futuro. Il
ritorno in paese di un vecchio amico e l'incontro con una ragazza gli
daranno la forza di fare i conti con i suoi problemi e, forse, gli
permetteranno di accettare la sua realtà familiare.
La recensione
Compito
impegnativo, recensire un esordiente. E, più per mancanza di tempo
che per mancanza di tatto, in un anno di letture sono pochissimi gli
autori emergenti che – dalla mia casella di posta elettronica –
arrivano, infine, sul blog. Come scelgo, come dico sì oppure no?
Come in ogni cosa, hanno la meglio le sensazioni superficiali;
l'istinto. Bado alla trama, che deve colpirmi, e alla presentazione
dell'autore, che deve chiamarmi per nome, scrivermi di proprio pugno
e non rifilarmi, possibilmente, il solito copia-incolla senza
personalità. Un blogger, sapete, ci fa caso. Diego Pelizza, mio
coetaneo, pubblicato da un piccolo editore veneto, aveva attirato la
mia attenzione già qualche estate fa. Fedele lettore non tanto del
blog, quanto della pagina Facebook ad esso correlata, mi aveva
parlato in privato di una storia a cui dare gli ultimi tocchi. Brevi
cenni alla trama – un romanzo di formazione, la problematica
convinvenza con un familiare autistico, più di qualche elemento
autobiografico – e una domanda: ero interessato a dargli un parere
onesto e oggettivo, prima che lo inviasse a un editore?
Ci eravamo
persi nella corrispondenza. Ci eravamo persi. La prima Sessione
Estiva in mezzo, le insicurezze mie e sue, e niente. L'ho ritrovato,
all'inizio di quest'anno, pubblicato e bene agghindato: la sua
storia, nel frattempo, aveva trovato una copertina che attira e un
bel titolo, Vola più in alto. Ora, stampato e tutto, era
finalmente “cosa mia”. Mi ci sono avvicinato piano e, senza
troppa sorpresa, mi sono subito rivisto in Diego e nel suo
protagonista, Davide: in comune, l'età, il percorso di studi, gli
hobby. Mi ha colpito, il romanzo, perché fatto di
piccole cose; perché quotidiano. Sognare ad occhi aperti durante le
lezioni di Letteratura Italiana, aspettare sotto la pensilina in
plexiglass il bus che non arriva e, sui mezzi pubblici, con le
cuffiette nelle orecchie, osservare il fuori e il dentro. I palazzi
che si susseguono, di sera, nella provinca padovana; i ciclisti e i
pedoni; i passeggeri della corriera, che leggono, parlano al
telefono, scendono e chissà dove vanno. Davide, matricola, vive le
conseguenze di un'estate fatta di significative scelte – qualche
amico si è spostato per l'università, il paese sembra essersi
spopolato, lui deve tentare di vincere la propria indole introversa per inserirsi nel nuovo ambiente – e, soprattutto, quelle legate a
una famiglia diversa dalle altre, ma non poi tanto. Quel bus, anche
se lui è più tipo da bicicletta sotto la pioggia, ha come
destinazione una casa modesta, in cui vivono mamma, padre e fratello
minore. Una donna forte, un uomo buono e un ragazzo, di quattro anni
più piccolo, che è chiuso in un mondo impenetrabile.
Edo, ormai
sulle soglie dell'adolescenza, ha fatto a lungo spola tra un ospedale
e l'altro, ha una cicatrice a forma di croce all'altezza del fegato,
parla per monosillabi, ha scatti improvvisi: è autistico, e non si
sa se così ci sia nato o meno. Com'è
crescere all'ombra di un parente che, suo malgrado, ha sempre
richiesto un occhio di riguardo? Quanto ha influito quel fratello, arrivato tra mille difficoltà, sul suo essere il Davide che conosciamo? Il protagonista, così, ci
racconta di sé e degli altri; di una ragazza che ricambia
all'improvviso il suo sorriso, in aula studio, e di un amico tornato all'ovile per il weekend. Si prende, tra queste pagine, lo spazio che in famiglia non
ha avuto. Ma, volendo o non, lascia un po' da parte Edo: colui
che l'ha reso, nel bene e nel male, quel che è. Quell'Edo
bellissimo, curioso, irraggiungibile, che mangia mele in gran
quantità e fischietta come un cardellino. Nel romanzo è un pensiero
fisso, sì, ma appena una comparsa, e la cosa potrebbe dispiacere.
Davide, parafrasando le sue stesse parole, è un fratello solo nei fine settimana,
quando l'altro torna a casa da un centro specialistico: nel resto dei
giorni, è figlio unico. Avrei gradito, a metà, più cuore e
tenerezza. Tra loro, c'è l'afasia di Edo e una patologia dai tratti
misteriosi, però il dialogo mi è parso scarso - si prediligono gli stati d'animo, una narrazione intimista - e timidi sono i
tentativi di fare breccia nella diversità dell'altro. Da lettore,
infatti, avrei apprezzato qualche momento da romanzo, appunto, in
più. Questo, anche a discapito della verità di Diego e del suo Davide? Parzialmente ispirato
alla situazione familiare del giovane autore, che dedica la sua opera prima a
tutti i parenti di persone con disabilità, il romanzo è di facile
fruizione, personalissimo, diretto. Curato e privo di sbavature, ha
dalla sua un narratore, a tratti, particolarmente in linea con il
sottoscritto – simili la sensibilità, le nevrosi, l'occhio
malinconico sul mondo – e uno spunto doloroso, ma trattato con
delicatezza e tatto estremi.
Vola più in alto è l'invito di una madre al figlio maggiore, spesso messo da parte a causa di un fratello che richiede grandi cure e costanti attenzioni. Come a dire: sogna in grande, il cielo non è il limite. Vola più in alto,
breve, promettente e senza grossi difetti, è la rivincita di Davide,
forse, che tra queste pagine trova un briciolo di meritata pace e uno spazio solo e soltanto suo, o quasi. Compito impegnativo, recensire un esordiente. Quanto?
A volte, come oggi, ad esempio, non così tanto.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: The Pretenders – I'll Stand By You
Magazine Cultura
Possono interessarti anche questi articoli :
I suoi ultimi articoli
-
I ♥ Telefilm: How to get away with murder, Galavant, L'ispettore Coliandro
-
Recensione: Qualcosa di vero, di Barbara Fiorio
-
Recensione: Io e te all'alba, di Sunne Munk Jensen e Glenn Ringtved
-
Mr. Ciak: Lo chiamavano Jeeg Robot, The Dressmaker, Victor Frankenstein, Regression